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«La mia è un’isola felice: entro in tutte le case»

A Villa San Carlo la visita del prete per la benedizione natalizia è sempre molto attesa, sia dalle famiglie sia dagli operai che lavorano nelle ditte della zona

25 Novembre 2008

28/11/2008

di Luisa BOVE

A Villa San Carlo, frazione di Valgreghentino, 2.578 abitanti con una media di mille famiglie, la benedizione natalizia è sempre molto attesa. Quest’anno il Consiglio pastorale, visto il tema della "famiglia anima del mondo", ha chiesto al parroco di andare nelle case non solo durante il giorno, ma anche la sera per incontrare le famiglie al completo. Don Massimo Gaio naturalmente ha raccolto l’invito, anche se sa che passare all’ora di cena può infastidire qualcuno. «Dalle 19 alle 21 in effetti trovo praticamente tutti», ammette. Anche durante il giorno però la media di presenze è altissima, oltre al 75% di persone si fanno trovare, nonostante gli orari impossibili del lavoro».

Pur di non lasciare la casa "vuota" c’è chi invita un parente (mamma, suocera, nuora…) o una vicina di casa… «Non benedico mai i muri – dice il parroco -, perché c’è sempre presente qualcuno». Si ferma a parlare con tutti, chiede se ci sono problemi, se con i figli va tutto bene… Don Gaio non ama le visite "frettolose" e per questo inizia le benedizioni natalizie prima di Avvento, il lunedì successivo alla festa patronale del 4 novembre, per concludere il "giro" entro l’Immacolata. «Ma se rimane indietro qualcuno, le famiglie hanno ancora una settimana per chiamarmi». Durante la Novena di Natale invece si dedica agli ammalati, che possono anche confessarsi e ricevere la Comunione.

«Una visita così capillare si può fare solo in questi contesti – spiega il parroco -, perché sento molti miei confratelli che nelle Comunità pastorali hanno deciso di soprassedere o di benedire solo una parte della parrocchia. La mia quindi è “un’isola felice”».

«Quando vado a benedire regalo sempre la lettera di Natale dell’Arcivescovo, perché l’attendono molto, ma non c’è obbligo di offerta. Se qualcuno però l’ha preparata non disdegno, mi dicono che è “per i bisogni della parrocchia”, che è proprio l’idea della “colletta” di San Paolo».

Nonostante in parrocchia abbia 50 chierichetti, don Massimo non può contare sulla loro presenza per le benedizioni per via del tempo pieno, gli orari di scuola sono quasi inconciliabili con questo servizio. In compenso «ho un gruppo di pensionati che mi accompagnano con grande discrezione», colgono al volo quando qualcuno desidera confidarsi con il prete e sono i primi a lasciarli soli.

«Oltre alla visita alle famiglie c’è anche quella alle ditte, in un territorio molto piccolo come il mio ne ho 160 piccole, medie e grandi», racconta don Gaio. «Dopo tanti anni non hanno bisogno di essere informate, mi aspettano e le porte sono aperte. Anche lì è un momento molto bello perché fermano le macchine, si radunano tutti e io posso rivolgere una parola sia ai datori di lavoro che agli operai». Oltre alla preghiera insieme il parroco parla di «giustizia, rispetto del creato, giuste retribuzioni, sicurezza sul lavoro… Nonostante la crisi, le ditte che ho visitato non hanno lasciato a casa tante persone, piuttosto cercano di ridurre l’orario chiudendo il giovedì sera. Tamponano così questi mesi di crisi con la speranza l’anno prossimo di risalire la china».