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Lourdes, una vita per un mistero

Intervista a padre René Laurentin, che da cinquant'anni studia le apparizioni del 1858: «Bernadette ci insegna l'umiltà e l'obbedienza»

5 Giugno 2008

11/02/2008

di Paolo FERRARIO

Ha dedicato più di metà della sua vita a studiare ogni minimo dettaglio delle apparizioni della Madonna a Lourdes, diventando il massimo esperto di questo mistero. Padre Renè Laurentin (91 anni) – nei giorni scorsi a Milano su invito dell’Oftal, per presentare il suo ultimo libro Lourdes. Inchiesta sul mistero a 150 anni dalle apparizioni (che raccoglie un’intervista di Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale), può anche essere considerato un “testimone” di quei fatti.

Ascoltandolo, si ha la sensazione che ci fosse anche lui, alla grotta di Massabielle, in quel 1858, tanto sono accurate e precise le ricerche che ha condotto dal 1954 fino a oggi. Una vita per un mistero.

Un secolo e mezzo dopo, qual è l’attualità del messaggio di Lourdes?
Il messaggio di Lourdes è una pura eco del primo annuncio del Vangelo. A Lourdes si ritrova tutto il messaggio di Giovanni Battista: la predicazione, la conversione, la penitenza e anche il battesimo simboleggiato dalla fonte.

Perché, dopo tanta letteratura, dopo migliaia di studi e ricerche, Lourdes è ancora un mistero?
Quando ho cominciato, pensavo che tutto fosse già stato trovato e provato. Ma quando ho iniziato a scrivere il mio primo libro, mi sono accorto che gli storici non erano d’accordo nemmeno sul numero delle apparizioni: ne contavano 19, quando Bernadette aveva sempre detto che erano 18. Le basi della ricerca non erano stabilite e, soprattutto, non era ben chiaro che cosa fosse successo a ogni apparizione. Questo l’ho stabilito cominciando la riedizione di tutti i documenti di Lourdes in ordine cronologico. Ho svolto un’analisi di questi documenti riuniti e ho verificato che esistono testimonianze autentiche su ogni apparizione e su ogni momento di ogni apparizione. Questo lavoro mi ha richiesto quasi trent’anni di ricerche.

Che cosa l’ha colpita di più di questa storia straordinaria?
È difficile rispondere, perché come storico non cerco di misurare l’interesse per me, quanto l’oggettività dei fatti, prima di tutto. Ciò che mi ha molto colpito è la povertà di Bernadette e della sua famiglia e il fatto che la Vergine è venuta a cercarla nel cachot, nel carcere, lugubre e malsano, dove la famiglia Soubirous si era dovuta stabilire a causa proprio di questa povertà estrema.

In un’epoca che molti definiscono post-cristiana, che cosa attira, ancora oggi, milioni di persone alla grotta di Massabielle? C’è il rischio della superstizione, secondo lei?
Non credo che ci sia questo pericolo. È vero, rimasi un po’ sorpreso quando vidi delle persone baciare la rocca dell’apparizione, ma anche monsignor Theas (il vescovo di Lourdes che incaricò padre Laurentin di studiare le apparizioni, ndr), uomo di grande cultura, lo faceva, intendendo con questo gesto significare il legame con l’ecologia, la natura. Non c’è superstizione a Lourdes. Può capitare di vedere alcuni che facciano piccoli riti improvvisati, ma non è superstizione. La liturgia è fatta anche di riti e penso che una certa tolleranza per la pietà popolare sia normale, perché il popolo ha bisogno anche di concretezza.

Perché a Lourdes vanno tanti malati? I sani (nel corpo) non ne hanno bisogno?
La Vergine, come Cristo, ha una speciale preferenza per gli ammalati e loro lo sentono. Chi è malato va a Lourdes pensando e sperando nella guarigione; quando però queste persone arrivano alla grotta, pregano per la guarigione del proprio vicino. E questa credo che sia una testimonianza di altruismo totale che, senz’altro, fa bene anche a chi malato non è. Poi bisogna anche aggiungere che mai la Vergine ha parlato di guarigioni, ma le ha donate senza parlare. La presenza degli ammalati è importante nella testimonianza di Lourdes, perché continuano nel loro corpo ciò che manca alle sofferenze di Cristo nel suo corpo, che è la Chiesa, come ci ricorda San Paolo.

Perché è importante partire da Bernadette per capire Lourdes?
Bernadette è una pura immagine della Vergine Maria; è piccola, è serva e povera, come si è definita anche Maria. Ho studiato a fondo la vita di Bernadette, che era sconosciuta perché non si aveva percepito l’importanza simbolica, reale, esemplare di questa ragazza. Ho ricostruito la collezione completa di tutte le parole di Bernadette, che ho trascritto in tre volumi. Bernadette si conosce dalle sue parole e, per questo, l’opera più importante che ho scritto su di lei è Bernadette vi parla.

Che cosa dice, Bernadette, agli uomini di oggi?
Ci insegna l’umiltà e l’obbedienza, le piccole virtù di un modello di santità. Lei soffriva molto per la salute cagionevole e, quando stava male recitava il Rosario. Niente altro sapeva perché era troppo povera persino per andare al catechismo. Non si lamentava mai perché diceva: Dio non vuole il male, ma lo permette come ha permesso la Croce di Cristo. Aveva già la santità dei poveri e la chiamata alla santità della sofferenza, alla vocazione della Croce di Cristo.