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Messa di vigilia: è già domenica!

Tra le novità introdotte dal Lezionario, la sottolineatura del significato di "Pasqua settimanale" della domenica. Per questo la messa festiva del sabato sera - quando non avrà già carattere "vigiliare" - sarà introdotta dalla lettura di un brano di Vangelo sulla risurrezione

5 Giugno 2008

01/04/2008

di don Sergio TERRIBILE
Parroco S. Quattro Evangelisti – Milano

«Cambia la messa». Così hanno titolato alcuni giornali dando la notizia che l’Arcivescovo di Milano aveva promulgato il nuovo Lezionario ambrosiano, in vigore con l’Avvento di quest’anno. In parte è vero, p erché per celebrare la messa non è sufficiente il messale, che riporta le preghiere e ne descrive i riti. È necessario anche il Lezionario. In esso vengono raccolti in maniera ordinata i brani della Bibbia scelti per caratterizzare ogni celebrazione.

Non è infatti lo stesso celebrare la messa di Natale o quella di Pasqua. Al centro vi è sempre il ricordo vivo del Signore Gesù, ma la sua figura e la sua azione sono così ricche che richiedono di esser accostate gradualmente, mettendo in evidenza di volta in volta solo qualche aspetto.

Occorre tutto un anno di celebrazioni, quello che chiamiamo l’anno liturgico, per riuscire ad accostare l’insieme delle azioni e dell’insegnamento del Signore. Le letture tratte dalla Bibbia, proclamate nella prima parte della messa, concorrono in maniera determinante a mettere in risalto e a far rivivere l’aspetto specifico del mistero della vita di Cristo celebrato di volta in volta.

I vari brani della Bibbia sono stati scelti in continuità con l’uso del passato, che in qualche caso risale addirittura al tempo di Sant’Ambrogio, e introducendo in maniera armonica le novità richieste dalla situazione attuale. Tra queste vi è la lettura di un brano di Vangelo sulla risurrezione di Gesù, posta all’inizio della messa festiva quando è celebrata il sabato sera.

Che la domenica sia il giorno del ricordo settimanale della risurrezione del Signore non è più un dato evidente per tutti. Anche il modo usuale di esprimerci lascia in ombra il carattere sacro della domenica: è l’ultimo e non il primo giorno della settimana. E questo anche per molti cristiani.

Inoltre in tanti, che abitualmente partecipano alla messa festiva del sabato, si sta radicando l’idea di partecipare a una messa “prefestiva” e non alla messa “festiva” della domenica, giorno che inizia con il tramonto del sole del sabato, secondo l’antica tradizione ebraica e cristiana. Vi è un elemento importante da salvaguardare: dobbiamo tenere viva e trasmettere la consapevolezza che la domenica è la Pasqua settimanale e che la celebrazione eucaristica è il modo vero di incontrare Gesù morto e risorto.

Come sottolineare in maniera incisiva e continuativa il significato della domenica? La risposta è venuta riflettendo sull’usanza della Chiesa di rito greco, che celebra la risurrezione di Gesù nella solenne preghiera del mattino della domenica, e su una antica consuetudine liturgica ancora in vigore da noi.

Alcune feste (come l’Epifania, la Pentecoste, la festa del Santo patrono) sono aperte da una celebrazione vigiliare. Perché non estendere a tutte le domeniche questa possibilità? Certo è difficile pensare che, ogni settimana, tutte le comunità siano in grado di celebrare in maniera solenne una vigilia. Questo lo si può riservare ad alcune occasioni. Negli altri sabati il sacerdote celebrante inizierà la messa festiva di vigilia con la lettura di un brano di Vangelo che parla della risurrezione di Gesù, come avviene a Gerusalemme nella chiesa del Santo Sepolcro.

Sono 12 i brani disponibili, più altri specifici per il periodo quaresimale. Non c’è quindi rischio di monotonia, perché uno stesso brano viene letto al massimo quattro volte in un anno. E non vi sono nemmeno riti complicati da compiere: la proclamazione del Vangelo della risurrezione prende il posto dell’atto penitenziale, perché è proprio l’adesione a Gesù morto e risorto che ci fa accogliere il suo perdono.

Prima del messale del 1976, terminata la lettura del Vangelo il sacerdote baciava il libro dei Vangeli e diceva: «Per evangelica dicta, deleantur nostra delicta» (Seguendo le parole del vangelo, siano cancellate le nostre colpe). Non un gesto di tipo quasi magico, ma un’espressione di deferenza e di impegno verso il Signore Gesù, che è la vera e completa “buona notizia”.

Ogni sabato, senza bisogno di tante spiegazioni, la lettura del Vangelo della risurrezione aiuterà a tenere vivo il ricordo del significato della domenica, giorno del Signore risorto.