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Pellegrinaggio Ismi in Puglia

Un gruppo di sacerdoti del primo quinquennio si è recato in visita alle Diocesi di Bari e Molfetta. Un'occasione per riflettere sul proprio ministero

21 Ottobre 2008

22/10/2008

È ormai tradizione che alla fine del primo quinquennio di ordinazione sacerdotale, al termine cioè del primo intenso periodo di formazione che nella nostra Diocesi è affidato all’Ismi, i sacerdoti facciano il punto della situazione recandosi anche a visitare una Chiesa particolare in Italia.

Normalmente sono giorni molto intensi, in un clima di gratitudine e di desiderio di appassionarsi sempre di più al ministero, dettati da spazi di verifica personale e di gruppo e da incontri con persone e realtà significative della Diocesi visitata.

Noi preti 2003, dal 13 al 17 ottobre, abbiamo scelto di recarci in Puglia e particolarmente a Bari e a Molfetta. Abbiamo incontrato una Chiesa dalle forti tradizioni e per questo desiderosa di comunicare il Vangelo alle nuove generazioni in un mondo che lancia sempre nuove sfide.

Una Chiesa che fa tuttora da ponte con l’Oriente cristiano, a partire dal culto condiviso con gli ortodossi del suo patrono San Nicola. Una Chiesa che sta scommettendo sulla Mistagogia per tenere unite assieme Liturgia, Catechesi e Carità, una Chiesa che sta ponendo segni di Amore in particolare nell’opera educativa per dirsi credibile.

A Molfetta invece siamo andati come per un pellegrinaggio a incontrare la figura del Servo di Dio monsignor Tonino Bello, vescovo di quella Diocesi dal 1982 fino al 1993, anno della sua prematura morte. Don Tonino è stato profeta di amore appassionato per i poveri, uomo di pace e costruttore della vera comunione che si dà, per dirla come lui, nella «convivialità delle differenze».

Ci hanno accompagnato il rettore dell’Ismi don Pierantonio Tremolada e don Antonio Torresin e, da mercoledì, il Vicario Generale monsignor Redaelli e il Vicario della Formazione permanente monsignor Maffi. Anche grazie a loro la verifica del nostro cammino spirituale e di maturazione umana nel ministero non è stato affatto un ripiegamento su noi stessi, ma l’occasione per ritrovare il nostro ruolo di protagonisti nella nostra Diocesi nel crocevia complesso e promettente dei molti cambiamenti tutti orientati alla Missione.