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Oratori

Carate Brianza, l’Agorà da 100 anni

di Cristina CONTI Redazione

30 Settembre 2009

Cent’anni e non li dimostra. L’oratorio Agorà di Carate Brianza ha appena festeggiato un secolo di vita, dedicato alla formazione cristiana di bambini e ragazzi. Incontri mensili con laici e sacerdoti, spettacoli per la comunità, come un’esibizione del coro dell’Antoniano e di una compagnia di ballerini professionisti, e una cerimonia con il cardinale Tettamanzi che ha donato all’oratorio un mandorlo benedetto, simbolo dello sguardo verso il futuro. Le celebrazioni per il centenario sono durate un anno, da settembre 2008 allo stesso mese del 2009.
Edificato nel 1909 per volontà del cardinale Andrea Ferrari, nel 1972 è stato ristrutturato dall’allora prevosto don Giovanni Saldarini, il futuro arcivescovo di Torino. Nato da un profondo desiderio di unire la comunità gli è stato dato il nome di Agorà, il termine usato dai greci per designare la piazza. «Il termine non si riferisce soltanto al luogo aperto a tutti, da un lato centro sociale, dall’altro spazio accogliente e gradevole, ma significa centro parrocchiale – ha sottolineato nella sua recente omelia monsignor Roberto Busti, oggi vescovo di Mantova, ma che qui ha passato molto tempo da coadiutore negli anni Sessanta e Settanta -. Un centro cioè che, nel rispetto leale delle idee di tutti, offre proposte precise e regole proprie da rispettare. All’Agorà tutti possono venire, ma essa non è terra di nessuno: è l’espressione di una Chiesa che ha nel Vangelo la sua carta costitutiva e ha la missione di mostrare come il Vangelo è vita, bellezza, sapienza e gioia per tutti».
Una presenza forte sul territorio ancora oggi, con cammini di formazione che proseguono durante tutto l’arco dell’anno, attività sportive, che coinvolgono circa 200 ragazzi, attività di volontariato, di cinema e teatro, e un centro di aggregazione giovanile. Una struttura molto attiva. E non solo nel periodo scolastico. «Solo per l’oratorio estivo, che è durato nove settimane, abbiamo avuto 997 ragazzi, dalla prima elementare alla terza media, coordinati da cento adolescenti presenti tutto l’anno – dice il responsabile, don Massimo Pirovano (nella foto in alto) -. Accanto a questa iniziativa abbiamo organizzato anche una vacanza in montagna e un pellegrinaggio in Egitto sulle orme di Mosè».
Far emergere, in mezzo alla banale ricerca di soddisfazioni sempre e soltanto immediate, le domande di senso e di valore sulla vita; far comprendere la grande opportunità di vivere da cristiani tutti i sentimenti umani in pienezza: questi gli obiettivi che l’oratorio ha sempre avuto. Una responsabilità educativa forte all’interno della società, declinata secondo le caratteristiche proprie di ogni tempo. «Se l’Agorà vuole continuare a mantenere la sua insostituibile importanza, deve collocarsi sempre più concretamente su questa strada – ha sottolineato mons. Busti -. Non per nulla è il luogo dove sport, divertimento sano, cultura ed esperienza religiosa si fondono in un’equilibrata crescita della persona. Compito educativo immane, che chiama a raccolta famiglia, istituzioni e l’intera comunità cristiana e non solo i sacerdoti che si sono dedicati totalmente per una parte notevole della loro vita a questo impegno». Cent’anni e non li dimostra. L’oratorio Agorà di Carate Brianza ha appena festeggiato un secolo di vita, dedicato alla formazione cristiana di bambini e ragazzi. Incontri mensili con laici e sacerdoti, spettacoli per la comunità, come un’esibizione del coro dell’Antoniano e di una compagnia di ballerini professionisti, e una cerimonia con il cardinale Tettamanzi che ha donato all’oratorio un mandorlo benedetto, simbolo dello sguardo verso il futuro. Le celebrazioni per il centenario sono durate un anno, da settembre 2008 allo stesso mese del 2009.Edificato nel 1909 per volontà del cardinale Andrea Ferrari, nel 1972 è stato ristrutturato dall’allora prevosto don Giovanni Saldarini, il futuro arcivescovo di Torino. Nato da un profondo desiderio di unire la comunità gli è stato dato il nome di Agorà, il termine usato dai greci per designare la piazza. «Il termine non si riferisce soltanto al luogo aperto a tutti, da un lato centro sociale, dall’altro spazio accogliente e gradevole, ma significa centro parrocchiale – ha sottolineato nella sua recente omelia monsignor Roberto Busti, oggi vescovo di Mantova, ma che qui ha passato molto tempo da coadiutore negli anni Sessanta e Settanta -. Un centro cioè che, nel rispetto leale delle idee di tutti, offre proposte precise e regole proprie da rispettare. All’Agorà tutti possono venire, ma essa non è terra di nessuno: è l’espressione di una Chiesa che ha nel Vangelo la sua carta costitutiva e ha la missione di mostrare come il Vangelo è vita, bellezza, sapienza e gioia per tutti».Una presenza forte sul territorio ancora oggi, con cammini di formazione che proseguono durante tutto l’arco dell’anno, attività sportive, che coinvolgono circa 200 ragazzi, attività di volontariato, di cinema e teatro, e un centro di aggregazione giovanile. Una struttura molto attiva. E non solo nel periodo scolastico. «Solo per l’oratorio estivo, che è durato nove settimane, abbiamo avuto 997 ragazzi, dalla prima elementare alla terza media, coordinati da cento adolescenti presenti tutto l’anno – dice il responsabile, don Massimo Pirovano (nella foto in alto) -. Accanto a questa iniziativa abbiamo organizzato anche una vacanza in montagna e un pellegrinaggio in Egitto sulle orme di Mosè».Far emergere, in mezzo alla banale ricerca di soddisfazioni sempre e soltanto immediate, le domande di senso e di valore sulla vita; far comprendere la grande opportunità di vivere da cristiani tutti i sentimenti umani in pienezza: questi gli obiettivi che l’oratorio ha sempre avuto. Una responsabilità educativa forte all’interno della società, declinata secondo le caratteristiche proprie di ogni tempo. «Se l’Agorà vuole continuare a mantenere la sua insostituibile importanza, deve collocarsi sempre più concretamente su questa strada – ha sottolineato mons. Busti -. Non per nulla è il luogo dove sport, divertimento sano, cultura ed esperienza religiosa si fondono in un’equilibrata crescita della persona. Compito educativo immane, che chiama a raccolta famiglia, istituzioni e l’intera comunità cristiana e non solo i sacerdoti che si sono dedicati totalmente per una parte notevole della loro vita a questo impegno».