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Decanato

Chiusi i grandi cantieri, come cambia Legnano

Ieri il cardinale Tettamanzi ha concluso la visita pastorale in uno dei capannoni dismessi della "Franco Tosi". Una zona che sta cambiando pelle, riconvertendosi al terziario; ma non mancano aree di sofferenza per la crisi. Parla il decano, mons. Carlo Galli

Saverio CLEMENTI Redazione

4 Maggio 2009

Uno dei capannoni industriali dismessi della “Franco Tosi”, marchio storico del settore termoeletromeccanico nel mondo, ha accolto ieri il cardinale Dionigi Tettamanzi per la celebrazione conclusiva della visita pastorale nel decanato di Legnano. Una struttura enorme, capace di contenere anche 8 mila persone, che fino a pochi anni fa era uno dei “santuari del lavoro” dell’intero Alto Milanese, è oggi simbolo di una crisi che ha investito una dopo l’altra le principali fabbriche legnanesi. Difficoltà che hanno cambiato il tessuto economico di una zona che è stata una delle culle dell’industrializzazione italiana, se non europea. Tuttavia, grazie a una massiccia avanzata del terziario, Legnano e i paesi del circondario non sembrano essere in balia della crisi.
«Eppure – commenta monsignor Carlo Galli, parroco di San Magno e da nove anni decano – questa situazione, tutto sommato benestante, contiene elementi interrogativi e di preoccupazione. Se già in passato non era agevole presentare una situazione in forte trasformazione, oggi, a causa della crisi finanziaria e occupazionale in atto, è ancora più difficile avere l’esatta percezione di tensioni e problemi anche drammatici e farne una valutazione complessiva». Uno dei capannoni industriali dismessi della “Franco Tosi”, marchio storico del settore termoeletromeccanico nel mondo, ha accolto ieri il cardinale Dionigi Tettamanzi per la celebrazione conclusiva della visita pastorale nel decanato di Legnano. Una struttura enorme, capace di contenere anche 8 mila persone, che fino a pochi anni fa era uno dei “santuari del lavoro” dell’intero Alto Milanese, è oggi simbolo di una crisi che ha investito una dopo l’altra le principali fabbriche legnanesi. Difficoltà che hanno cambiato il tessuto economico di una zona che è stata una delle culle dell’industrializzazione italiana, se non europea. Tuttavia, grazie a una massiccia avanzata del terziario, Legnano e i paesi del circondario non sembrano essere in balia della crisi.«Eppure – commenta monsignor Carlo Galli, parroco di San Magno e da nove anni decano – questa situazione, tutto sommato benestante, contiene elementi interrogativi e di preoccupazione. Se già in passato non era agevole presentare una situazione in forte trasformazione, oggi, a causa della crisi finanziaria e occupazionale in atto, è ancora più difficile avere l’esatta percezione di tensioni e problemi anche drammatici e farne una valutazione complessiva». Una “terra di mezzo” Il Legnanese è per molti aspetti una “terra di mezzo”, collocato com’è a metà strada tra Malpensa e il Polo fieristico di Rho-Pero, due realtà in sviluppo, ma anche cariche di problemi. «Abbiamo a che fare con un territorio non completamente omogeneo – aggiunge il decano -. Accanto a un grosso centro, Legnano, si trovano altri 6 centri più piccoli. L’area corrisponde al cosiddetto Asse del Sempione, che aspira a dotarsi di una sua autonomia rispetto alla città di Milano. Chiusa l’epoca delle grandi fabbriche, si è sviluppata un’economia basata sulle piccole imprese, sul terziario, soprattutto commerciale. Il diffuso pendolarismo verso Milano condiziona la vita familiare e sociale. A questo va aggiunto il fenomeno della manodopera straniera, con problemi abitativi e di emarginazione, e sempre più domande di aggregazione culturale e religiosa».La comunità cristiana ha saputo da tempo dare risposte alle richieste di aiuto che vengono dai “nuovi poveri”. A Legnano sono in funzione la mensa per i poveri della parrocchia di Santa Teresa, che ospita anche l’Ambulamondo, un ambulatorio medico-infermieristico gratuito. A San Domenico è attiva la Casa San Giuseppe che offre un letto e un servizio docce a chi è senza dimora. La Scuola di Pinocchio e la Scuola di Babele aiutano invece i numerosi stranieri presenti in città a imparare la lingua italiana. A tutto questo si aggiunge poi una fitta rete di strutture in ambito sociale, assistenziale ed educativo gestite dalla Caritas o da cooperative sociali. Sul versante dell’attenzione ai lontani e a chi professa un diverso credo religioso il decanato organizza da più di 10 anni l’interessante esperienza biennale della “Cattedra delle religioni”, nata come “Cattedra dei non credenti” sulla falsariga dell’analoga iniziativa promossa dal cardinale Martini.Un panorama incoraggiante che non impedisce tuttavia a monsignor Galli di intravedere alcuni elementi di debolezza. «Il messaggio cristiano continua a essere prevalentemente ridotto all’ambito del privato e del culto. Si è preoccupati di essere “moralmente in ordine”, ma non altrettanto disponibili nella ricerca di un tipo di società più giusta al servizio dei fratelli più bisognosi. È difficile affrontare una mentalità che esalta la libertà individuale alla ricerca dell’interesse e del potere, che si esprime in atteggiamenti moralistici e di giudizio delle situazioni sociali e delle persone, ma che non ha il coraggio di porre in questione le strutture esistenti, quando sono ingiuste, e non è pronta a rinunciare a privilegi acquisiti. Questa valutazione è un serio interrogativo al nostro modo di predicare il Vangelo e attende un ulteriore e urgente lavoro di formazione degli adulti». – PhotogalleryI 60 anni delle Carmelitane –

Monsignor Carlo Galli