Share

Primo maggio

Lavoratori in preghiera nel tempo della crisi

La Veglia diocesana, che si terrà giovedì 30 aprile in contemporanea nelle sette zone pastorali, riprende il tema "Famiglia diventa anima del mondo". E rilancia la raccolta di fondi finalizzata al sostegno delle persone disoccupate. Una riflessione che richiama il senso dell'iniziativa inserita nella linea della solidarietà e della speranza indicata dal cardinale Tettamanzi

Raffaello CICCONE Responsabile diocesano per la vita sociale e il lavoro Redazione

28 Aprile 2009

In questo tempo si rincorrono notizie e forti tensioni che provocano paure sul futuro e ci si interroga, spero: «In che cosa abbiamo sbagliato?». Tutti siamo stupiti dei contraccolpi che si sono allargati nei continenti, consapevoli di civiltà e benessere costruiti con sforzo, genialità di molti, solidarietà di milioni di persone che hanno operato per il bene della propria famiglia, e, insieme, della società che ne ha utilizzato vantaggi e risultati.
Senza il lavoro non c’è sviluppo in un popolo, ma tragedia e dissolvimento della vita stessa, mentre con un lavoro, fondamentalmente stabile, diminuisce anche la violenza, crescono il rispetto e la capacità di convivenza, insieme con la voglia di operare, di capire, di progredire, di sviluppare la propria professione. Ci si accorge, ora, che l’impegno paga anche in termini di soddisfazione professionale.
Quest’anno il cardinale Tettamanzi ha impegnato tutta la diocesi su un progetto di alto valore pastorale, invitando le famiglie a diventare «anima del mondo», come viene suggerito nel Percorso pastorale di quest’anno: “Famiglia, diventa anima del mondo”. In concomitanza, e imprevista nel 2008, si è sviluppata la crisi che stiamo vivendo. Così il Cardinale si è fatto interprete del senso di un lavoro, concretizzando la solidarietà anche in una raccolta di fondi e, soprattutto, di accompagnamento che rende, sotto un particolare aspetto, operante il messaggio, sostenendo chi si trova in cerca di lavoro.
Maggior senso di giustizia. Noi, allora, ci impegniamo, insieme, a pregare poiché abbiamo bisogno di ricuperare il senso della speranza. E la preghiera ci offre lo Spirito, il coraggio di affrontare le difficoltà più che i miracoli per trovare risolte le nostre fatiche. Preghiamo perché ci sia maggior senso di giustizia nel nostro cuore e nelle nostre azioni più che attenderci la pace senza la responsabilità dell’equità.
Una economia senza regole. Volevamo l’ossessione del profitto ad ogni costo e il danaro senza produzione, ci siamo inventati una economia senza regole per anni e i richiami di allerta sembravano vaneggiamenti di «al lupo, al lupo». Ci siamo accorti di guerre che hanno dilapidato enormi risorse, di uomini e donne travolti e schiavi del terrorismo e della prostituzione, ma abbiamo ritenuto che questo fosse lo scotto da pagare sul benessere. Abbiamo notizie sufficientemente giornaliere di truffe e di mafie e, sconsolati, sentiamo che il tema della giustizia viene procrastinato all’infinito.
Le grandi privazioni dei Paesi poveri. So che l’elenco sembra una litania di morte, ma è per questo che siamo chiamati a pregare, da adulti e responsabili del mondo del lavoro, per scoprire una risurrezione che coinvolga anche il mondo. Continuano, infatti, anche le grandi privazioni dei Paesi poveri, e addirittura affamati, e ci si è accorti di loro solo per depredarli delle loro materie prime, magari incoraggiando ribellioni e guerre per fare, tra loro, il vuoto di potere. Poi ci stupiamo delle migrazioni, spesso drammatiche e incontenibili.
Perché pagare le tasse. E tra noi, ora, si comincia a dire ad alta voce che si allarga la distanza tra ricchi e poveri sempre più numerosi. E finalmente parliamo anche di servizi alla persona, scoprendo che, se non si lavora e non si pagano le tasse, tutti, non ci sono neppure risorse per la disoccupazione, la cassa integrazione, la sanità e la scuola.
Non rassegnarsi all’impotenza. Pregare nelle sette zone è richiamarci a tutto il territorio della diocesi, con le varie vocazioni lavorative e competenze. E chiediamo che il cuore di ciascuno non si rassegni alla propria impotenza, soprattutto se, nel nostro piccolo, ci sentiamo garantiti.
La generosità verso l’Abruzzo. L’esempio del volontariato generoso in Abruzzo ha dimostrato una grande capacità di intelligenza, di disinteresse, di coraggio, di responsabilità. Possiamo chiedere al Signore la continuità di questo Spirito, anche nelle situazioni quotidiane, nelle scelte di vita? Un terremoto apre gli occhi e il cuore, la vita quotidiana, nella banalità della normalità, li potrebbe chiudere. In questo tempo si rincorrono notizie e forti tensioni che provocano paure sul futuro e ci si interroga, spero: «In che cosa abbiamo sbagliato?». Tutti siamo stupiti dei contraccolpi che si sono allargati nei continenti, consapevoli di civiltà e benessere costruiti con sforzo, genialità di molti, solidarietà di milioni di persone che hanno operato per il bene della propria famiglia, e, insieme, della società che ne ha utilizzato vantaggi e risultati.Senza il lavoro non c’è sviluppo in un popolo, ma tragedia e dissolvimento della vita stessa, mentre con un lavoro, fondamentalmente stabile, diminuisce anche la violenza, crescono il rispetto e la capacità di convivenza, insieme con la voglia di operare, di capire, di progredire, di sviluppare la propria professione. Ci si accorge, ora, che l’impegno paga anche in termini di soddisfazione professionale.Quest’anno il cardinale Tettamanzi ha impegnato tutta la diocesi su un progetto di alto valore pastorale, invitando le famiglie a diventare «anima del mondo», come viene suggerito nel Percorso pastorale di quest’anno: “Famiglia, diventa anima del mondo”. In concomitanza, e imprevista nel 2008, si è sviluppata la crisi che stiamo vivendo. Così il Cardinale si è fatto interprete del senso di un lavoro, concretizzando la solidarietà anche in una raccolta di fondi e, soprattutto, di accompagnamento che rende, sotto un particolare aspetto, operante il messaggio, sostenendo chi si trova in cerca di lavoro.Maggior senso di giustizia. Noi, allora, ci impegniamo, insieme, a pregare poiché abbiamo bisogno di ricuperare il senso della speranza. E la preghiera ci offre lo Spirito, il coraggio di affrontare le difficoltà più che i miracoli per trovare risolte le nostre fatiche. Preghiamo perché ci sia maggior senso di giustizia nel nostro cuore e nelle nostre azioni più che attenderci la pace senza la responsabilità dell’equità.Una economia senza regole. Volevamo l’ossessione del profitto ad ogni costo e il danaro senza produzione, ci siamo inventati una economia senza regole per anni e i richiami di allerta sembravano vaneggiamenti di «al lupo, al lupo». Ci siamo accorti di guerre che hanno dilapidato enormi risorse, di uomini e donne travolti e schiavi del terrorismo e della prostituzione, ma abbiamo ritenuto che questo fosse lo scotto da pagare sul benessere. Abbiamo notizie sufficientemente giornaliere di truffe e di mafie e, sconsolati, sentiamo che il tema della giustizia viene procrastinato all’infinito.Le grandi privazioni dei Paesi poveri. So che l’elenco sembra una litania di morte, ma è per questo che siamo chiamati a pregare, da adulti e responsabili del mondo del lavoro, per scoprire una risurrezione che coinvolga anche il mondo. Continuano, infatti, anche le grandi privazioni dei Paesi poveri, e addirittura affamati, e ci si è accorti di loro solo per depredarli delle loro materie prime, magari incoraggiando ribellioni e guerre per fare, tra loro, il vuoto di potere. Poi ci stupiamo delle migrazioni, spesso drammatiche e incontenibili.Perché pagare le tasse. E tra noi, ora, si comincia a dire ad alta voce che si allarga la distanza tra ricchi e poveri sempre più numerosi. E finalmente parliamo anche di servizi alla persona, scoprendo che, se non si lavora e non si pagano le tasse, tutti, non ci sono neppure risorse per la disoccupazione, la cassa integrazione, la sanità e la scuola.Non rassegnarsi all’impotenza. Pregare nelle sette zone è richiamarci a tutto il territorio della diocesi, con le varie vocazioni lavorative e competenze. E chiediamo che il cuore di ciascuno non si rassegni alla propria impotenza, soprattutto se, nel nostro piccolo, ci sentiamo garantiti.La generosità verso l’Abruzzo. L’esempio del volontariato generoso in Abruzzo ha dimostrato una grande capacità di intelligenza, di disinteresse, di coraggio, di responsabilità. Possiamo chiedere al Signore la continuità di questo Spirito, anche nelle situazioni quotidiane, nelle scelte di vita? Un terremoto apre gli occhi e il cuore, la vita quotidiana, nella banalità della normalità, li potrebbe chiudere. I luoghi delle celebrazioni e i Vicari che le presiedono – La Veglia diocesana dei lavoratori si terrà giovedì 30 aprile, alla vigilia del 1° maggio, in contemporanea nelle sette zone pastorali della diocesi di Milano. Diverse le sedi, identico il programma: accoglienza alle 20.30 e, alle 21, inizio della celebrazione, presieduta dal vicario episcopale di Zona. Questo il programma.Zona pastorale 1 – Milano: parrocchia Ss. Redentore, via Pierluigi da Palestrina 5. Presiede monsignor Erminio De Scalzi. Zona pastorale 2 – Varese: parrocchia S. Stefano, piazza S. Stefano, Tradate. Presiede monsignor Luigi Stucchi. Zona pastorale 3 – Lecco: oratorio, via Don Invernizzi 34, parrocchia di Dervio. Presiede monsignor Bruno Molinari. Zona pastorale 4 – Rho: parrocchia di S. Martino, via Repubblica, Bollate. Presiede monsignor Marco Ferrari. Zona pastorale 5 – Monza: parrocchia S. Giuseppe, via Fermi 1, Lissone. Presiede monsignor Armando Cattaneo. Zona pastorale 6 – Melegnano: parrocchia S. Antonio, piazza Giovanni XXIII, Corsico. Presiede monsignor Mario Delpini. Zona pastorale 7 – Sesto S. Giovanni: santuario Santa Maria Annunziata, via Piaggio, Paderno Dugnano. Presiede monsignor Carlo Faccendini. –