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Un appello per la vita e la solidarietà

Nella sua omelia per la Festa dei Popoli, il 6 gennaio, il cardinal Tettamanzi ha esortato i migranti a non lasciarsi contagiare dalla diffusa «cultura contraria alla vita» e li ha invitati ad aiutarsi vicendevolmente per fronteggiare sitauzioni di povertà e bisogno

7 Gennaio 2009

07/01/2009

Si è rivolto ai migranti esortandoli a non lasciarsi contagiare dalla «cultura contraria alla vita». Il cardinal Tettamanzi, nella sua omelia per la Festa dei Popoli il 6 gennaio, quest’anno dedicata alla famiglia, ha ringraziato i migranti «per la gioia così esplosiva e comunicativa che dimostrate e per l’amore generoso che portate alla vita e ai suoi valori di semplicità e di essenzialità». Una testimonianza preziosa «per la nostra città che invecchia e cerca di sopravvivere aggrappandosi, spesso egoisticamente e freneticamente, agli pseudovalori di un benessere solo materiale».

«Proprio a voi – ha detto l’Arcivescovo – che in modo particolare testimoniate quest’amore alla vita, chiedo di non lasciarvi contagiare da quella cultura contraria alla vita che si sta diffondendo – prosegue – E se in situazioni particolarmente difficili qualche donna, lasciata sola dal marito, dal compagno o dagli amici, sente la tentazione di liberarsi di una vita non ancora nata, ripeto l’appello già rivolto in altre occasioni: questa donna si faccia coraggio, entri in una chiesa, preghi, condivida con un fratello o una sorella di fede la propria difficoltà, chieda di essere aiutata. L’aiuto non le sarà negato e sperimenterà la gioia come madre e sarà partecipe di quella del bambino».

Tettamanzi ha anche avuto una parola per i filgi dei migranti, coloro che sono spesso chiamati “seconda generazione” e che l’arcivescovo non vorrebbe più appellare così: «Per me sono tutti figli: forse diversi come sono i fratelli e le sorelle in una famiglia, ma pari in diritti e doveri. Sono i nuovi cittadini italiani».

Il cardinal Tettamanzi ha poi ricordato la situazione di povertà in cui versano molte di queste famiglie. Per questo ha lanciato un appello per «dare vita ad un grande slancio di solidarietà. E, al tempo stesso, ad uno slancio ancora più forte di vita di fede». «Aiutatevi gli uni gli altri – ha concluso – la corda della solidarietà riesce a trascinare anche i carri più pesanti».