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Roma

Educazione, audace avventura

L'incontro del Papa con ragazzi, educatori, genitori e sacerdoti dell'Azione Cattolica

di Paolo BUSTAFFA Redazione

3 Novembre 2010

Un cielo azzurro, una folla più colorata e più gioiosa che mai.Un messaggio che viene dal futuro, cioè dai più giovani. Così sabato 30 ottobre è Piazza San Pietro con i centomila volti di bambini, ragazzi, educatori, genitori e sacerdoti dell’Azione Cattolica in ascolto del Papa.
Davvero in questo nostro Paese “c’è di più” rispetto a quanto di assai poco esaltante è dato di vedere e ascoltare. Messaggi che sconcertano per la loro valenza diseducativa, messaggi che non sfuggono neppure ai più piccoli. Oggi in piazza san Pietro i giovani sono protagonisti, la speranza vince l’amarezza e invita ad avere pensieri di speranza.
Diventare grandi, ricorda Benedetto XVI rispondendo alle domande dei ragazzi, è una mèta che si raggiunge non solo perche fisicamente «l’altezza aumenta». Diventare grandi, aggiunge, è «quando non permettete più allo specchio di essere la verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici». E in questo percorso di crescita entra in pieno il tema dell’amore. Benedetto XVI lo sa. «Diventate grandi – dice – se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, se siete capaci di amare. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel “di più” che oggi gridate a tutti». Ed ecco la spiegazione dell’invito: «Voi non potete e non dovete adattarvi a un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e purezza. Molto “amore” proposto dai media, in internet, è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, non vi rende felici, non vi fa grandi».
I bambini, i ragazzi, gli educatori e i genitori lo ascoltano. C’è una vibrazione nella piazza, i centomila avvertono di essere di fronte a qualcuno che ha per loro parole di verità, di bellezza, di futuro. È la Chiesa, con la voce del Papa, a dire che essere grandi significa essere persone che hanno «nel cuore il segreto del Regno di Dio». Porta in alto e lontano il messaggio della Chiesa. Senza mai abbandonare la concretezza del vivere.
Lo confermano, fin dal titolo Educare alla vita buona del Vangelo, anche gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020. Educare oggi: non è un’utopia, ma un impegno grande e affascinante per tutti. Lo ricorda il Papa che, rivolgendosi a un’associazione di laici che da sempre vive la passione educativa in mezzo alla gente, afferma che «è possibile educare, che è faticoso, ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi». Invita ad avere «l’audacia» di buttarsi in un’avventura umana che non ha eguali.
Camminando s’apre cammino e quello di sabato 30 ottobre in Piazza San Pietro è il passo della responsabilità e della speranza. A compierlo con l’anziano Papa, che si sente «ringiovanito» nell’essere «in mezzo a tanta gioia ed entusiasmo», sono centomila bambini, ragazzi, educatori, genitori e sacerdoti dell’Ac. «Un futuro promettente e allegro», li definisce il cardinale Angelo Bagnasco. Un futuro che, sottolinea il presidente della Cei, bussa alla porta degli adulti. L’audace avventura che impegnerà la Chiesa italiana per dieci anni inizia con un cielo azzurro e in una piazza più gioiosa e colorata che mai. Un cielo azzurro, una folla più colorata e più gioiosa che mai.Un messaggio che viene dal futuro, cioè dai più giovani. Così sabato 30 ottobre è Piazza San Pietro con i centomila volti di bambini, ragazzi, educatori, genitori e sacerdoti dell’Azione Cattolica in ascolto del Papa.Davvero in questo nostro Paese “c’è di più” rispetto a quanto di assai poco esaltante è dato di vedere e ascoltare. Messaggi che sconcertano per la loro valenza diseducativa, messaggi che non sfuggono neppure ai più piccoli. Oggi in piazza san Pietro i giovani sono protagonisti, la speranza vince l’amarezza e invita ad avere pensieri di speranza.Diventare grandi, ricorda Benedetto XVI rispondendo alle domande dei ragazzi, è una mèta che si raggiunge non solo perche fisicamente «l’altezza aumenta». Diventare grandi, aggiunge, è «quando non permettete più allo specchio di essere la verità di voi stessi, ma quando la lasciate dire a quelli che vi sono amici». E in questo percorso di crescita entra in pieno il tema dell’amore. Benedetto XVI lo sa. «Diventate grandi – dice – se siete capaci di fare della vostra vita un dono agli altri, se siete capaci di amare. Questo amore, però, deve portarsi dentro quel “di più” che oggi gridate a tutti». Ed ecco la spiegazione dell’invito: «Voi non potete e non dovete adattarvi a un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e purezza. Molto “amore” proposto dai media, in internet, è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, non vi rende felici, non vi fa grandi».I bambini, i ragazzi, gli educatori e i genitori lo ascoltano. C’è una vibrazione nella piazza, i centomila avvertono di essere di fronte a qualcuno che ha per loro parole di verità, di bellezza, di futuro. È la Chiesa, con la voce del Papa, a dire che essere grandi significa essere persone che hanno «nel cuore il segreto del Regno di Dio». Porta in alto e lontano il messaggio della Chiesa. Senza mai abbandonare la concretezza del vivere.Lo confermano, fin dal titolo Educare alla vita buona del Vangelo, anche gli Orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il decennio 2010-2020. Educare oggi: non è un’utopia, ma un impegno grande e affascinante per tutti. Lo ricorda il Papa che, rivolgendosi a un’associazione di laici che da sempre vive la passione educativa in mezzo alla gente, afferma che «è possibile educare, che è faticoso, ma bello dare entusiasmo ai ragazzi e ai giovanissimi». Invita ad avere «l’audacia» di buttarsi in un’avventura umana che non ha eguali.Camminando s’apre cammino e quello di sabato 30 ottobre in Piazza San Pietro è il passo della responsabilità e della speranza. A compierlo con l’anziano Papa, che si sente «ringiovanito» nell’essere «in mezzo a tanta gioia ed entusiasmo», sono centomila bambini, ragazzi, educatori, genitori e sacerdoti dell’Ac. «Un futuro promettente e allegro», li definisce il cardinale Angelo Bagnasco. Un futuro che, sottolinea il presidente della Cei, bussa alla porta degli adulti. L’audace avventura che impegnerà la Chiesa italiana per dieci anni inizia con un cielo azzurro e in una piazza più gioiosa e colorata che mai.