Sirio 26-29 marzo 2024
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Decanato

Il progetto Aecher per chi non va all’oratorio

di Cristina CONTI Redazione

7 Giugno 2010
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Si chiama Aecher: è un progetto che ha l’obiettivo di dare ai giovani spazi per incontrarsi e momenti di aggregazione. La prima sede è stata l’oratorio di Calò, adesso quello di Montesiro. «Abbiamo iniziato con una proposta di oratorio estivo che potesse coinvolgere nelle attività che la comunità parrocchiale organizzava per i ragazzi, anche quei giovani che sono spesso presenti lì, ma non partecipavano alla catechesi», spiega don Massimo Donghi, responsabile dell’iniziativa. Con l’inizio dell’anno scolastico, si è poi organizzato un servizio di doposcuola che potesse assistere i ragazzi tre volte a settimana, a rotazione, e gestito da insegnanti in pensione ed educatori. «Abbiamo pensato anche di organizzare, una volta al mese, momenti di svago come feste musicali e uscite di pattinaggio sul ghiaccio: opportunità che potessero dare modo a questi ragazzi di incontrarsi con quelli che frequentano abitualmente la catechesi, di conoscersi e di confrontarsi con loro, di vivere insieme esperienze comuni», precisa don Donghi. In queste attività erano accompagnati da due educatori e dall’équipe che normalmente segue gli adolescenti in parrocchia: un modo per facilitare l’integrazione tra i due gruppi e conoscersi meglio. Durante l’anno scolastico sono stati una trentina gli adolescenti che hanno partecipato, a rotazione, all’attività di doposcuola, mentre nelle feste e nei momenti conviviali si è arrivati anche a contarne 60-70: numeri che indicano il successo del progetto. Momenti di studio, ma anche occasioni di divertimento che permettono all’oratorio di essere vicino a tutti, anche a chi ha scelto di non frequentare il catechismo. Un punto di riferimento per quei ragazzi, che spesso non sanno dove andare e che possono prendere strade sbagliate. «Siamo riusciti a dare ufficialità alla nostra iniziativa con un bando della Fondazione Monza e Brianza, prima abbiamo avuto il supporto dell’amministrazione comunale. Vorremmo mantenere sempre un legame con la piazza e continuare questa attività anche durante l’estate e il prossimo anno. Ci sembra davvero importante», aggiunge don Donghi. Alle iniziative che vedono protagonisti i ragazzi, inoltre, si è aggiunto anche un «Laboratorio educativo per l’adolescenza», un vero e proprio centro di coordinamento che prevede la partecipazione di educatori degli adolescenti, figure educative della comunità pastorale e due rappresentanti del Comune. L’obiettivo è quello di valutare, volta per volta, le iniziative proposte e decidere insieme cosa proporre in futuro. «Creare spazi e momenti organizzati con la presenza di educatori, in modo che i ragazzi sappiano che c’è un punto d’incontro tutto per loro. È questo che ci proponiamo in sostanza – conclude don Donghi -. Oggi più che mai, infatti, è importante captare i bisogni e i desideri dei giovani, dare loro occasioni per svagarsi insieme e per condividere esperienze. Oggi più che mai hanno bisogno di un punto di riferimento». Si chiama Aecher: è un progetto che ha l’obiettivo di dare ai giovani spazi per incontrarsi e momenti di aggregazione. La prima sede è stata l’oratorio di Calò, adesso quello di Montesiro. «Abbiamo iniziato con una proposta di oratorio estivo che potesse coinvolgere nelle attività che la comunità parrocchiale organizzava per i ragazzi, anche quei giovani che sono spesso presenti lì, ma non partecipavano alla catechesi», spiega don Massimo Donghi, responsabile dell’iniziativa. Con l’inizio dell’anno scolastico, si è poi organizzato un servizio di doposcuola che potesse assistere i ragazzi tre volte a settimana, a rotazione, e gestito da insegnanti in pensione ed educatori. «Abbiamo pensato anche di organizzare, una volta al mese, momenti di svago come feste musicali e uscite di pattinaggio sul ghiaccio: opportunità che potessero dare modo a questi ragazzi di incontrarsi con quelli che frequentano abitualmente la catechesi, di conoscersi e di confrontarsi con loro, di vivere insieme esperienze comuni», precisa don Donghi. In queste attività erano accompagnati da due educatori e dall’équipe che normalmente segue gli adolescenti in parrocchia: un modo per facilitare l’integrazione tra i due gruppi e conoscersi meglio. Durante l’anno scolastico sono stati una trentina gli adolescenti che hanno partecipato, a rotazione, all’attività di doposcuola, mentre nelle feste e nei momenti conviviali si è arrivati anche a contarne 60-70: numeri che indicano il successo del progetto. Momenti di studio, ma anche occasioni di divertimento che permettono all’oratorio di essere vicino a tutti, anche a chi ha scelto di non frequentare il catechismo. Un punto di riferimento per quei ragazzi, che spesso non sanno dove andare e che possono prendere strade sbagliate. «Siamo riusciti a dare ufficialità alla nostra iniziativa con un bando della Fondazione Monza e Brianza, prima abbiamo avuto il supporto dell’amministrazione comunale. Vorremmo mantenere sempre un legame con la piazza e continuare questa attività anche durante l’estate e il prossimo anno. Ci sembra davvero importante», aggiunge don Donghi. Alle iniziative che vedono protagonisti i ragazzi, inoltre, si è aggiunto anche un «Laboratorio educativo per l’adolescenza», un vero e proprio centro di coordinamento che prevede la partecipazione di educatori degli adolescenti, figure educative della comunità pastorale e due rappresentanti del Comune. L’obiettivo è quello di valutare, volta per volta, le iniziative proposte e decidere insieme cosa proporre in futuro. «Creare spazi e momenti organizzati con la presenza di educatori, in modo che i ragazzi sappiano che c’è un punto d’incontro tutto per loro. È questo che ci proponiamo in sostanza – conclude don Donghi -. Oggi più che mai, infatti, è importante captare i bisogni e i desideri dei giovani, dare loro occasioni per svagarsi insieme e per condividere esperienze. Oggi più che mai hanno bisogno di un punto di riferimento».