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Liturgia

Noi alla sequela di Gesù

«Salvaci, Signore, nostro Dio»: è la preghiera che illumina la liturgia della Domenica di Abramo e accompagna il cammino del credente che celebra la Quaresima. La vera discendenza si realizza nell'obbedienza alla Parola

di Luigi NASON Redazione

5 Marzo 2010

«Salvaci, Signore, nostro Dio» (Salmo): è la preghiera che illumina la liturgia della Domenica di Abramo (Terza di Quaresima – anno C) e accompagna il cammino del credente che celebra la Quaresima.
«In quel tempo (…) quei Giudei che gli avevano creduto (…) risposero: “Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: Diventerete liberi?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi”» (Vangelo: Giovanni 8,31-59).
La vera discendenza di Abramo si realizza nell’obbedienza alla Parola di Dio, che è la caratteristica della figura di colui che riconosciamo come “nostro padre nella fede”. È proprio questa obbedienza che Gesù ci insegna a vivere, interpretando le Scritture con il suo insegnamento e con la testimonianza della sua fede e della sua obbedienza al Padre. Solo rinnovando ogni giorno il nostro impegno nella sequela di Gesù, mediante l’azione del suo Spirito, possiamo diventare liberi dalla schiavitù del male e dalle alienazioni che essa provoca in noi e intorno a noi, trovando la nostra vera identità, la verità di noi stessi, uomini e donne creati a immagine e somiglianza di Dio. Per questo, nella memoria grata del nostro Battesimo, siamo chiamati a superare qualsiasi presunzione di esclusività o tentativo di rivendicazione in ordine alla salvezza offerta dal Signore: «Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono» (Epistola: Romani 3,21-26).
È il dono che Gesù ci annuncia e l’impegno conseguente a cui ci invita: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Vangelo). Queste parole di Gesù riecheggiano ciò che Mosè ha insegnato a Israele: «Ascolta, Israele: Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni […]. Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto» (Lettura: Deuteronomio 6,4a; 18,9-22). «Salvaci, Signore, nostro Dio» (Salmo): è la preghiera che illumina la liturgia della Domenica di Abramo (Terza di Quaresima – anno C) e accompagna il cammino del credente che celebra la Quaresima.«In quel tempo (…) quei Giudei che gli avevano creduto (…) risposero: “Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: Diventerete liberi?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi”» (Vangelo: Giovanni 8,31-59).La vera discendenza di Abramo si realizza nell’obbedienza alla Parola di Dio, che è la caratteristica della figura di colui che riconosciamo come “nostro padre nella fede”. È proprio questa obbedienza che Gesù ci insegna a vivere, interpretando le Scritture con il suo insegnamento e con la testimonianza della sua fede e della sua obbedienza al Padre. Solo rinnovando ogni giorno il nostro impegno nella sequela di Gesù, mediante l’azione del suo Spirito, possiamo diventare liberi dalla schiavitù del male e dalle alienazioni che essa provoca in noi e intorno a noi, trovando la nostra vera identità, la verità di noi stessi, uomini e donne creati a immagine e somiglianza di Dio. Per questo, nella memoria grata del nostro Battesimo, siamo chiamati a superare qualsiasi presunzione di esclusività o tentativo di rivendicazione in ordine alla salvezza offerta dal Signore: «Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono» (Epistola: Romani 3,21-26).È il dono che Gesù ci annuncia e l’impegno conseguente a cui ci invita: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Vangelo). Queste parole di Gesù riecheggiano ciò che Mosè ha insegnato a Israele: «Ascolta, Israele: Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni […]. Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto» (Lettura: Deuteronomio 6,4a; 18,9-22).