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Vaticano

Pace e comunione per il Medio Oriente

In corso fino al 24 ottobre i lavori dell'Assemblea speciale dei vescovi. Benedetto XVI: «I cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive presso i Luoghi della nostra salvezza»

di Rita SALERNO Redazione

12 Ottobre 2010

«Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza. Ma quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione». È Papa Benedetto XVI a dare voce alla stremata comunità cattolica locale in occasione dell’apertura dei lavori dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, in programma in Vaticano fino a domenica 24 ottobre sul tema: “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”.
La prima giornata è culminata con la processione solenne di 180 vescovi e patriarchi cattolici provenienti da tutta l’area della Bibbia, dall’Iran all’Egitto, e con la messa presieduta dal Papa a San Pietro.
Pace e comunione è stato il tema ricorrente degli interventi a cominciare da quello del cardinale Sandri. «L’Oriente vuole offrire e ricevere la speranza», ha detto, mettendo in evidenza l’importanza di cooperare per l’unità di tutti i cristiani. Per poi passare alla denuncia di ogni forma di violenza: «In taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani soffrono ancora ostilità, persecuzioni e mancato rispetto del diritto fondamentale alla libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne, si moltiplicano e colpiscono vittime innocenti». Non è mancato il ricordo di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca, «barbaramente ucciso» nel giugno scorso, come ha detto monsignor Eterovic, segretario generale del Sinodo.
Quindi, largo spazio alla “Relazione prima della discussione” del patriarca Naguib. Tanti i temi affrontati per dettare la linea generale dei lavori. Innanzitutto, ribadita l’importanza delle Sacre Scritture: la Parola di Dio, ha detto, «è la fonte della teologia, della spiritualità e della vitalità apostolica e missionaria». Poi, il patriarca ha analizzato la situazione dei cristiani in Medio Oriente, di cui ha sottolineato l’unità nella molteplicità, la necessità di cooperare e di incoraggiare le vocazioni, i giovani, le famiglie, gli istituti di vita consacrata. Centrale l’attenzione alla laicità positiva degli Stati, che permetta alla Chiesa di dare un contributo efficace e fruttuoso per aiutare lo status dei cittadini sulla base dell’uguaglianza e della democrazia. Benché i cristiani siano piccole minoranze, ha detto il relatore generale, il loro dinamismo è illuminante e vanno sostenuti e incoraggiati. Fondamentale, quindi, la promozione della difesa della vita dell’educazione e l’attenzione anche ai nuovi mass media.
Pur condannando la violenza da dovunque provenga, ha aggiunto, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, si esprime la solidarietà al popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo. Poi, la questione della libertà di religione e di coscienza, definite componenti essenziali dei diritti dell’uomo. Ferma la condanna di ogni tipo di proselitismo e il richiamo al dialogo, favorito anche dagli istituti di formazione cristiani. E ancora, il tema della migrazione, declinata sia come emigrazione che come immigrazione e dovuta ai conflitti, all’avanzata del fondamentalismo musulmano, alla restrizione delle libertà, alla situazione economica. «Nonostante le difficoltà, i cristiani di Terra Santa sono chiamati a ravvivare la coscienza di essere pietre vive della Chiesa in Medio Oriente, presso i Luoghi santi della nostra salvezza. Ma quello di vivere dignitosamente nella propria patria è anzitutto un diritto umano fondamentale: perciò occorre favorire condizioni di pace e di giustizia, indispensabili per uno sviluppo armonioso di tutti gli abitanti della regione». È Papa Benedetto XVI a dare voce alla stremata comunità cattolica locale in occasione dell’apertura dei lavori dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, in programma in Vaticano fino a domenica 24 ottobre sul tema: “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ (At 4, 32)”.La prima giornata è culminata con la processione solenne di 180 vescovi e patriarchi cattolici provenienti da tutta l’area della Bibbia, dall’Iran all’Egitto, e con la messa presieduta dal Papa a San Pietro.Pace e comunione è stato il tema ricorrente degli interventi a cominciare da quello del cardinale Sandri. «L’Oriente vuole offrire e ricevere la speranza», ha detto, mettendo in evidenza l’importanza di cooperare per l’unità di tutti i cristiani. Per poi passare alla denuncia di ogni forma di violenza: «In taluni contesti i cattolici con gli altri cristiani soffrono ancora ostilità, persecuzioni e mancato rispetto del diritto fondamentale alla libertà religiosa. Il terrorismo e altre forme di violenza non risparmiano nemmeno i nostri fratelli ebrei e musulmani. Vicende umanamente indegne, si moltiplicano e colpiscono vittime innocenti». Non è mancato il ricordo di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca, «barbaramente ucciso» nel giugno scorso, come ha detto monsignor Eterovic, segretario generale del Sinodo.Quindi, largo spazio alla “Relazione prima della discussione” del patriarca Naguib. Tanti i temi affrontati per dettare la linea generale dei lavori. Innanzitutto, ribadita l’importanza delle Sacre Scritture: la Parola di Dio, ha detto, «è la fonte della teologia, della spiritualità e della vitalità apostolica e missionaria». Poi, il patriarca ha analizzato la situazione dei cristiani in Medio Oriente, di cui ha sottolineato l’unità nella molteplicità, la necessità di cooperare e di incoraggiare le vocazioni, i giovani, le famiglie, gli istituti di vita consacrata. Centrale l’attenzione alla laicità positiva degli Stati, che permetta alla Chiesa di dare un contributo efficace e fruttuoso per aiutare lo status dei cittadini sulla base dell’uguaglianza e della democrazia. Benché i cristiani siano piccole minoranze, ha detto il relatore generale, il loro dinamismo è illuminante e vanno sostenuti e incoraggiati. Fondamentale, quindi, la promozione della difesa della vita dell’educazione e l’attenzione anche ai nuovi mass media.Pur condannando la violenza da dovunque provenga, ha aggiunto, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, si esprime la solidarietà al popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo. Poi, la questione della libertà di religione e di coscienza, definite componenti essenziali dei diritti dell’uomo. Ferma la condanna di ogni tipo di proselitismo e il richiamo al dialogo, favorito anche dagli istituti di formazione cristiani. E ancora, il tema della migrazione, declinata sia come emigrazione che come immigrazione e dovuta ai conflitti, all’avanzata del fondamentalismo musulmano, alla restrizione delle libertà, alla situazione economica.