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La storia

Perché questo Discorso nella festa di Sant’Ambrogio?

Origini e significato di un evento centrale per la Chiesa ambrosiana

6 Dicembre 2010

Anche quest’anno l’Arcivescovo prenderà la parola alla presenza delle autorità istituzionali della Regione, della Provincia e del Comune. Sant’Ambrogio, infatti, si impone come una delle figure più importanti nella storia della Chiesa non solo come vescovo e pastore, ma – in un certo senso – anche come politico: o meglio, come vescovo coraggioso che è stato capace, in momenti difficili, di fare chiarezza su un problema delicato e sempre attuale, quello del rapporto tra la politica e la morale. L’insegnamento sempre attuale che ci viene dalla storia è che davanti alla legge morale chi detiene il potere politico non potrà mai trovarsi nella posizione di chi è felicemente e impunemente irresponsabile.
Quando Teodosio, nel 390, si macchia di una colpa gravissima – la strage di numerosi cittadini di Tessalonica colpevoli di aver offeso l’autorità imperiale – il vescovo di Milano rompe la comunione con lui e lo richiama a penitenza, facendogli capire che anche i potenti di questo mondo devono sottostare alla legge di Dio ed è dovere di un vescovo riprendere e correggere il peccatore, anche se porta la corona imperiale.
L’episcopato di sant’Ambrogio, che si distende dal 374 al 397, sarà sempre ripensato e rivissuto dalla Chiesa di Milano e dall’intera società milanese come momento fondativo ed esemplare e l’aggettivo «ambrosiano» interpretato spontaneamente come sinonimo di «milanese» ne è la dimostrazione incontrovertibile.
Nel secolo XI si parla ormai di Civitas Ambrosiana (società ambrosiana): a tutti gli effetti, quindi, non solo dal punto di vista ecclesiale, ma anche dal punto di vista civile, sociale e politico. Nessuna meraviglia dunque se in epoca comunale sul «carroccio», accanto alla croce i milanesi innalzeranno il vessillo di Sant’Ambrogio, considerato come tutore delle libertà cittadine; e nessuna meraviglia se, una volta caduta la signoria dei Visconti, il 13 agosto 1447, verrà proclamata la «Repubblica Ambrosiana».
Quando dunque, nell’attuale statuto del Comune di Milano (all’articolo 4, comma 1), si stabilisce che sul gonfalone ufficiale della città è rappresentato Ambrogio «vescovo eletto dal popolo», ritroviamo semplicemente ai giorni nostri un’idea che affonda le sue radici nella storia della città. Anche quest’anno l’Arcivescovo prenderà la parola alla presenza delle autorità istituzionali della Regione, della Provincia e del Comune. Sant’Ambrogio, infatti, si impone come una delle figure più importanti nella storia della Chiesa non solo come vescovo e pastore, ma – in un certo senso – anche come politico: o meglio, come vescovo coraggioso che è stato capace, in momenti difficili, di fare chiarezza su un problema delicato e sempre attuale, quello del rapporto tra la politica e la morale. L’insegnamento sempre attuale che ci viene dalla storia è che davanti alla legge morale chi detiene il potere politico non potrà mai trovarsi nella posizione di chi è felicemente e impunemente irresponsabile.Quando Teodosio, nel 390, si macchia di una colpa gravissima – la strage di numerosi cittadini di Tessalonica colpevoli di aver offeso l’autorità imperiale – il vescovo di Milano rompe la comunione con lui e lo richiama a penitenza, facendogli capire che anche i potenti di questo mondo devono sottostare alla legge di Dio ed è dovere di un vescovo riprendere e correggere il peccatore, anche se porta la corona imperiale.L’episcopato di sant’Ambrogio, che si distende dal 374 al 397, sarà sempre ripensato e rivissuto dalla Chiesa di Milano e dall’intera società milanese come momento fondativo ed esemplare e l’aggettivo «ambrosiano» interpretato spontaneamente come sinonimo di «milanese» ne è la dimostrazione incontrovertibile.Nel secolo XI si parla ormai di Civitas Ambrosiana (società ambrosiana): a tutti gli effetti, quindi, non solo dal punto di vista ecclesiale, ma anche dal punto di vista civile, sociale e politico. Nessuna meraviglia dunque se in epoca comunale sul «carroccio», accanto alla croce i milanesi innalzeranno il vessillo di Sant’Ambrogio, considerato come tutore delle libertà cittadine; e nessuna meraviglia se, una volta caduta la signoria dei Visconti, il 13 agosto 1447, verrà proclamata la «Repubblica Ambrosiana».Quando dunque, nell’attuale statuto del Comune di Milano (all’articolo 4, comma 1), si stabilisce che sul gonfalone ufficiale della città è rappresentato Ambrogio «vescovo eletto dal popolo», ritroviamo semplicemente ai giorni nostri un’idea che affonda le sue radici nella storia della città.