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Liturgia

“Ritornate a me con tutto il cuore”

È l'invito, tratto dal Libro di Gioele, che apre il Tempo santo della Quaresima

di Luigi NASON Redazione

19 Febbraio 2010

«Ritornate a me con tutto il cuore» (Lettura: Gioele 2,12b-18): è l’invito che apre il Tempo santo della Quaresima. La liturgia infonde in noi il desiderio e l’impegno di tendere «alla gioia della Pasqua» (orazione all’inizio dell’assemblea liturgica, I schema) con un cuore e una vita rinnovati: «Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato» (Epistola: 1Corinzi 9,24-27). La Quaresima è richiamo al deserto, quale luogo della prova e della rinascita, del digiuno e del superamento della tentazione, del silenzio e dell’incontro personale con Dio – «Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» (Vangelo: Matteo 4,1-11) -, nella certezza che «in Cristo si nutre la fede di chi digiuna, si rianima la speranza, si riaccende l’amore (prefazio)». «Ritornate a me con tutto il cuore» (Lettura: Gioele 2,12b-18): è l’invito che apre il Tempo santo della Quaresima. La liturgia infonde in noi il desiderio e l’impegno di tendere «alla gioia della Pasqua» (orazione all’inizio dell’assemblea liturgica, I schema) con un cuore e una vita rinnovati: «Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato» (Epistola: 1Corinzi 9,24-27). La Quaresima è richiamo al deserto, quale luogo della prova e della rinascita, del digiuno e del superamento della tentazione, del silenzio e dell’incontro personale con Dio – «Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» (Vangelo: Matteo 4,1-11) -, nella certezza che «in Cristo si nutre la fede di chi digiuna, si rianima la speranza, si riaccende l’amore (prefazio)».