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Torino

Sulle tracce della Sindone

Iniziato il pellegrinaggio al "sacro lino"

a cura di Michele LUPPI Redazione

13 Aprile 2010

Sono quasi 100 mila i fedeli che, in questi primi giorni, si sono fermati in silenzio davanti alla Sindone. Da sabato 10 aprile Torino è stata invasa dai pellegrini: 12 mila il girono dell’apertura, quasi 50 mila la prima domenica e 30 mila il lunedì. Numeri che hanno spinto gli organizzatori a chiedere ai pellegrini di rispettare gli orari delle visite comunicati al momento dell’inscrizione (obbligatoria) in modo da evitare, nonostante il lavoro di 4 mila volontari, inevitabili ingorghi nei punti di accesso. L’arrivo davanti alla Sindone, esposta in un’apposita teca trasparente all’interno del duomo, è preceduto da un percorso all’interno dei giardini reali. Prima dell’ingresso a gruppi in basilica, all’interno di una camera oscura, viene offerta la possibilità di una pre-lettura del velo attraverso un breve filmato che descrive i segni della passione rimasti impressi sul lino. Sono quasi 100 mila i fedeli che, in questi primi giorni, si sono fermati in silenzio davanti alla Sindone. Da sabato 10 aprile Torino è stata invasa dai pellegrini: 12 mila il girono dell’apertura, quasi 50 mila la prima domenica e 30 mila il lunedì. Numeri che hanno spinto gli organizzatori a chiedere ai pellegrini di rispettare gli orari delle visite comunicati al momento dell’inscrizione (obbligatoria) in modo da evitare, nonostante il lavoro di 4 mila volontari, inevitabili ingorghi nei punti di accesso. L’arrivo davanti alla Sindone, esposta in un’apposita teca trasparente all’interno del duomo, è preceduto da un percorso all’interno dei giardini reali. Prima dell’ingresso a gruppi in basilica, all’interno di una camera oscura, viene offerta la possibilità di una pre-lettura del velo attraverso un breve filmato che descrive i segni della passione rimasti impressi sul lino. Il fascino della Sindone Si tratta della terza esposizione della Sindone negli ultimi 12 anni, dopo le ostensioni del 1998 e del 2000. Nonostante questo, il suo mistero sembra rimasto immutato così come la devozione dei fedeli. «Qual è il fascino che questo sacro Lenzuolo suscita nella moltitudine di persone che verranno a Torino per vederlo e contemplarlo?», ha affermato l’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, nell’omelia di apertura dell’ostensione. «Noi sappiamo – ha ricordato – che la nostra fede non si fonda sulla Sindone, bensì sui Vangeli e sull’annuncio che i testimoni, gli Apostoli, ci hanno dato della risurrezione di Gesù».Nonostante questo, «la Sindone, ed è qui il suo fascino misterioso, è un grande aiuto alla fede e alla preghiera dei credenti perché c’invita a meditare sulla Passione del Signore, di cui essa ci presenta i segni visibili». «Le parole Passio Christi, Passio hominis che ho scelto come motto di questa Ostensione – ha aggiunto il Cardinale – ci invitano a mettere in relazione la passione così carica di sofferenza del Signore Gesù con le tante passioni, croci e sofferenze che, nel corso della storia e in particolare anche oggi, segnano la vita dell’umanità e ci invitano a scoprire come la passione del Signore illumina di luce nuova le numerose e spesso inspiegabili croci che gravano sulle spalle di tante persone». Il mistero e la fede Con la nuova Ostensione si riaccende anche il dibattito sulla autenticità del velo. Un dibattito che si è intensificato dopo il 1988, quando un’analisi compiuta su un frammento della Sindone con il metodo del carbonio 14, aveva stabilito (non senza dibattito e discussioni) la sua origine medioevale. «Ritengo molto più difficile provare l’origine medioevale della Sindone rispetto a una sua origine anteriore da un punto di vista logico e sperimentale», ha spiegato Bruno Barberis, direttore del Centro internazionale di sinologia. «Nel Medioevo la crocifissione non era più in voga – ha aggiunto -. Quindi per creare un falso si sarebbe dovuto assassinare un uomo per ricreare questa situazione e penso sia un’invenzione difficile da realizzare. Senza dimenticare la presenza di due tipi di tracce: quelle ematiche da una parte e l’immagine corporea che ha caratteristiche tridimensionali evidenti e la cui formazione non è dovuta a pigmenti. Il modo in cui la Sindone si è formata rimane dunque uno dei misteri più grandi».Anche sull’esame realizzato nel 1988 da tre differenti Università Barberis è scettico: «La datazione è un esame come tutti gli altri e non deve essere fatto passare come un esame assoluto, perché ha dei limiti. Bisogna prima di tutto essere certi dell’integrità del campione esaminato escludendo possibili contaminazioni avvenute nei secoli. Per questo è necessario compiere altri studi ma questi potranno essere effettuati solo quando avremo tutti gli strumenti per essere certi che possa essere definitivo. Non possiamo tagliare un frammento del velo ogni volta che vogliamo condurre un esperimento. Nuove analisi certamente ci saranno, ma non sta a me decidere il dove e il quando. Posso però garantire che sarà un’operazione che dovrà avere tutti i crismi scientifici, cosa che non è avvenuta nel 1988».Sul tema dell’autenticità della Sindone è intervenuto anche il cardinale Poletto: «Non trattandosi di materia di fede, la Chiesa non ha competenza specifica nel pronunciarsi sull’autenticità. Compete agli scienziati e storici seri, non ai prevenuti, valutare e risolvere tale questione, cioè dire con certezza se la Sindone corrisponde o no al vero lenzuolo che ha avvolto il corpo di Gesù durante la sua breve sepoltura. A noi basta per ora affermare che quanti finora l’hanno studiata a lungo e con criteri scientifici oggettivi non sono ancora riusciti a spiegare come si sia formata quell’immagine, che certamente non è un manufatto, per cui permangono fondate, con alto grado di probabilità, le ragioni in favore della sua autenticità».Nelle prossime settimane, fino alla chiusura dell’ostensione (il 23 maggio) sono attesi oltre 1 milione e mezzo di pellegrini. Tra loro anche papa Benedetto XVI che sarà a Torino il 2 maggio. – – Una storia travagliata