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Missione

Al via i lavori della nuova chiesa di Garoua

Nei giorni scorsi l’Arcivescovo della diocesi camerunense e don Alberto Dell’Acqua hanno partecipato alla posa della prima pietra con la comunità locale

di Luisa BOVE

26 Ottobre 2012

Nei giorni scorsi l’Arcivescovo di Garoua ha partecipato alla posa della prima pietra della chiesa intitolata, secondo i suoi desideri, a St. Jean-Marie Vianney, il santo curato d’Ars. La chiesa si trova a Ngalbidje, un quartiere periferico della grande città di Garoua, nel nord del Camerun. «La nostra parrocchia è nata il 1° settembre 2010 – spiega don Alberto Dell’Acqua, missionario fidei donum – e al momento celebriamo nella cosiddetta  “area sacra”, un grande cortile con un tetto in paglia e sedile in mattoni e cemento».

Come si è svolta la festa?
La gente, ed era molta, si è radunata qualche minuto prima delle 16 all’interno del cantiere, quindi abbiamo aspettato insieme l’arrivo dell’Arcivescovo, poi abbiamointonato alcuni canti. Quindi è intervenuto il responsabile laico della parrocchia, Mr. Gregoire, poi ho parlato io e ho concluso con una preghiera di St. Jean-Marie Vianney il cui testo è stato messo in una bottiglietta che abbiamo cementato nella prima pietra. È seguita la benedizione della pietra, degli operai e dei partecipanti, poi sono state scattate alcune “foto di famiglia”e altri canti hanno concluso la celebrazione. La sera, al presbiterio, una sessantina di persone hanno condiviso una piccola cena.

Come sarà la chiesa?
Il vescovo ha chiesto di costruirla con almeno mille posti a sedere, visto che le chiese delle altre parrocchie della città sono piccole rispetto alle comunità presenti. In realtà anche i mille posti non saranno sufficienti per noi perché già ora la domenica quando celebriamo siamo circa 1300 persone…

Quando prevedete che sarà inaugurata?
I lavori sono iniziati il 1° ottobre scorso e secondo il progetto ci vorranno 17 mesi per terminarla. Abbiamo cominciato sapendo di non avere tutto il denaro a disposizione per arrivare alla fine, ma con la speranza di riuscirci comunque cammin facendo. Dobbiamo trovare ancora 100 mila euro dei 300 mila previsti per costruirla: se non li recuperiamo, la chiesa la terminerà il parroco che verrà dopo di me, perché io finisco il mio mandato fidei donum a febbraio 2015.

Come la popolazione è stata coinvolta e sta vivendo l’attesa della nuova chiesa?
Già prima che arrivassi io e che il Vescovo creasse la parrocchia, il quartiere di Ngalbidje era parte della grandissima parrocchia di St. Pierre, ma da una ventina d’anni la gente stava raccogliendo soldi per costruire la propria chiesa e diventare nuova parrocchia. Avevano raccolto circa 10 mila euro e in questi due anni altri 6 mila. Proprio non si fermano. Sono in gamba anche rispetto all’autofinanziamento economico e lo dico spesso anche a loro.

Eppure nei mesi scorsi hanno avuto anche difficoltà…
È vero, quest’anno la stagione delle piogge ha creato problemi a tante famiglie, ma la gente di Ngalbidje si sta impegnando molto per avere la propria chiesa e continuerà a farlo. Le piogge erano cominciate bene, ma poi sono continuate violente e senza interruzioni, fino a causare gravi danni in diverse parti del nord del paese. Anche Garoua, nei dintorni del fiume Benoué, non è stata risparmiata: sono crollate case, ci sono stati feriti, alcuni morti e tanti sfollati, con la perdita di molti raccolti. La nostra stessa parrocchia ne è stata in parte toccata, con danni a numerose case e vari raccolti sono stati rovinati.

Per la costruzione della chiesa sono arrivati contributi anche dalla nostra diocesi?
Abbiamo avuto un finanziamento da parte della Fondazione Lambriana, che ringraziamo, di 70 mila euro; mentre 30 mila euro sono avanzati dalla costruzione del presbiterio; 16 mila vengono dai parrocchiani di qui e gli altri 84 mila da familiari, sacerdoti amici, miei compaesani di Villa Cortese e miei ex parrocchiani di Gallarate (Santa Maria Assunta) e Monza (Regina Pacis e SS. Giacomo e Donato), oltre che da altri parenti e conoscenti… ma ne mancano ancora 100 mila!