Sirio 26-29 marzo 2024
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MILANO

«Alzati, città di Milano, rivestiti di luce»

Celebrato in Duomo il solenne Pontificale dell’Epifania presieduto dal Cardinale Dionigi Tettamanzi, alla presenza dell’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Angelo Scola

di Simona BRAMBILLA

6 Gennaio 2012

«Non c’è speranza senza gioia e non c’è gioia senza speranza. Si tratta di quel sentimento grandissimo sperimentato dai Magi al riapparire della stella che aveva fatto da guida al loro cammino. È la medesima gioia grandissima che deve abbracciare la nostra vita, quando decidiamo di donarla a Cristo Signore nella testimonianza della verità, della giustizia, della sobrietà e della solidarietà. Sì, carissimi, la nostra Milano può e deve vivere questa testimonianza umana ed evangelica, nonostante le difficoltà di questo passaggio critico, anzi sentendosi da esso sfidata e incoraggiata: Alzati, città di Milano, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te».
Con queste parole il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha concluso l’omelia, pronunciata questa mattina in occasione del Pontificale dell’Epifania. Un messaggio forte, di coraggio, quello che devono avere gli uomini in questo momento di crisi, non solo materiale, ma anche di spirito.
«L’essere più poveri materialmente può divenire un’occasione, faticosa ma feconda, per riscoprire che cosa significhi diventare poveri nello spirito e per renderci operosamente attenti all’immensa schiera di poveri che noi stessi abbiamo creato a causa della nostra egoistica ricchezza – ha spiegato il Cardinale -. In sintesi ci è chiesto di guardare alla condiscendenza di Dio nei riguardi di tutti: egli si è fatto uomo come noi per arricchirci della sua povertà».
La povertà come risorsa, la povertà come ricchezza per ricercare la vera fede. «Abbiamo bisogno di scendere in profondità e di percepire come, senza la povertà di spirito, non sia possibile un vero culto gradito a Dio perché tale culto scaturisce da un cuore pronto a vivere con giustizia, disposto a porre alla base del proprio agire quotidiano la verità e il rispetto del diritto di tutti e di ciascuno, e dunque a vivere una relazione con gli altri intessuta di solidarietà e di dono di sé, di comunione e di condivisione».
Nel giorno in cui si celebra la prima manifestazione della divinità di Gesù all’intera umanità, con la visita solenne, l’offerta di doni altamente significativi e l’adorazione dei Magi, il Cardinale Dionigi Tettamanzi ha voluto rievocare la figura dei Magi stessi come esempi da seguire per una fede vera e profonda, non solo di facciata. «I Magi amanti della verità, pur non conoscendo le Sacre Scritture di Israele, raggiungono la Città Santa – ha continuato il Cardinale -. E qui trovano i capi dei sacerdoti e gli scribi di Gerusalemme, gente che conosce perfettamente le Scritture ma che non vede e non sa apprezzare lo sconvolgimento interiore che ha dato a questi “cercatori di Dio” la forza di abbandonare le loro lontane terre d’Oriente per mettersi alla ricerca di quel Re dei Giudei che la stella aveva loro annunciato. Questo siamo portati a dire , con semplicità e coraggio evangelico ovvero che anche noi come cercatori e adoratori di Cristo non dobbiamo lasciarci impaurire se la cultura dominante non condivide i nostri valori morali e religiosi».
Un cattedrale gremita di fedeli ha ascoltato in un profondo silenzio queste parole, anche lo stesso Arcivescovo di Milano, il Cardinale Angelo Scola, che ha preso parte anche lui alla celebrazione eucaristica dell’Epifania. In Duomo c’erano molti credenti, di tutte le età e di tutti i colori di pelle. Erano presenti inoltre molti ammalati e persone diversamente abili che hanno sfidato i loro problemi fisici per assistere al solenne Pontificale dell’Epifania.
Al termine della celebrazione il cardinale Scola ha pronunciato il suo saluto esprimendo anche gratitudine per i suoi predecessori: «Ringrazio di cuore Sua Eminenza il cardinale Dionigi Tettamanzi  che ha presieduto questa Santa Messa. Il Suo è un gesto prezioso di affetto collegiale verso il suo successore, affetto che intendiamo insieme, in questo momento, dilatare anche a Sua Eminenza il cardinale Carlo Maria Martini».