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22 marzo

Arcisate riflette su Chiesa in uscita
e Comunità educante

Sono i due punti sui quali confrontarsi con l'Arcivescovo in occasione della sua visita: celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Vittore e poi incontro con i sacerdoti del Decanato. Ne parla il parroco, il canonico Gianpietro Corbetta

di Cristina CONTI

21 Marzo 2015

Domenica 22 marzo il cardinale Angelo Scola si recherà in visita pastorale ad Arcisate (Varese). Alle ore 10.30 presiederà la celebrazione eucaristica nella parrocchia di San Vittore (piazza Battistero 3); al termine incontrerà i sacerdoti del Decanato. Il canonico Gianpietro Corbetta, parroco di San Vittore, presenta l’evento.

Come vi siete preparati a questo incontro?
Per i laici abbiamo pubblicizzato l’evento: stiamo portando avanti in queste domeniche una preghiera continua per l’Arcivescovo che coinvolge tutto il Decanato e abbiamo fatto una riflessione nel Consiglio pastorale. Per noi sacerdoti è un’occasione per confrontarci e capire come il nostro Decanato possa rispondere alle domande sulla Chiesa in uscita e sulla Comunità educante su cui si sta concentrando la Diocesi. L’incontro col Cardinale sarà insomma un modo per chiarirci le idee e chiedere aiuto a lui su come venire incontro alle sue sollecitazioni.

Come siete organizzati dal punto di vista pastorale?
Il Decanato è formato da 16 parrocchie, con due Comunità e quattro unità pastorali. Nessuno lavora da solo. Siamo in tutto sei parroci: due dirigono le Comunità e quattro le unità pastorali. Questa struttura ci permette di portare avanti percorsi comuni a livello decanale. Ci aiutiamo spesso, per esempio, con le commissioni. Ne abbiamo in tutto sei: Pastorale giovanile, Caritas (con attività di sostegno in particolar modo agli immigrati), Pastorale familiare, ecumenismo, catechesi di iniziazione cristiana e pastorale sociale, che in questo momento sta sensibilizzando il Decanato soprattutto in vista di Expo. Sono gruppi trasversali che rappresentano tutte le parrocchie. La collaborazione a livello decanale costituisce un punto di forza anche perché permette di essere di sostegno ai preti anziani.

La crisi si è sentita molto sul vostro territorio?
Sicuramente meno che altrove. La maggior parte dei nostri parrocchiani lavora come trasfrontalieri in Svizzera. La crisi dunque c’è, ma la cassa di risonanza è inferiore. Le famiglie vanno avanti in modo abbastanza sereno, anche se ovviamente ci sono sacche di povertà a cui dobbiamo far fronte.

Gli immigrati sono molto presenti?
Sì, soprattutto nordafricani e albanesi e in particolare nei centri più grandi, Arcisate e Induno. Sono i Comuni più popolosi del Decanato e, data la vicinanza con la Svizzera, è facile che molti di loro cerchino di entrare in territorio elvetico: non riuscendovi, rimangono qui. Nei paesi più piccoli il fenomeno è meno evidente. Non mancano poi badanti provenienti dai Paesi dell’Est, che assistono gli anziani. La difficoltà maggiore per gli immigrati è la mancanza di un’occupazione. Per questo motivo cerchiamo di dare loro una mano attraverso la Caritas, che fa monitoraggio e assistenza a circa 70 famiglie. Non sono persone che creano problemi, ma hanno bisogno di essere sostenute in modo adeguato. Per loro, e per tutti quelli che ne hanno necessità, qui ad Arcisate c’è una mensa per i poveri che da lunedì a venerdì offre un pasto caldo.

Giovani: frequentano assiduamente?
Sì, la loro frequenza è buona, soprattutto per quanto riguarda le attività promosse dalla Pastorale giovanile. Il taglio che stiamo proponendo è quello di educare a essere educatori dei più piccoli. Gli universitari, in particolare, si fanno carico degli adolescenti e per loro organizziamo anche corsi di formazione per diventare animatori nell’oratorio feriale. Per gli adolescenti ci sono poi uscite culturali e di fraternità accompagnati dai più grandi. Ogni Unità e Comunità pastorale si organizza autonomamente per la formazione ordinaria dei ragazzi. Il Decanato si occupa invece di preparare i momenti più grandi e di maggiore coinvolgimento, come l’oratorio estivo o le attività culturali.