Sirio 26-29 marzo 2024
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Roma

Bagnasco: la spinta dei giovani

L’uscita dalla crisi e il futuro del Paese nella prolusione del presidente dei vescovi italiani al Consiglio permanente della Cei

a cura di Maria Michela NICOLAIS

26 Marzo 2012
ROMA 22-01-2008 CONSIGLIO PERMANENTE CEI
CARD.ANGELO BAGNASCO

«Il Paese, come il resto dell’Europa, è in sofferenza». È l’analisi del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione tenuta oggi al Consiglio permanente dei vescovi italiani (testo integrale su www.agensir.it). Secondo il cardinale, «con i provvedimenti adottati è stato portato al sicuro il Paese», ma ora occorre «uscire dall’immobilismo; cominciare a fare manutenzione ordinaria del territorio; continuare nella lotta all’evasione fiscale; semplificare realmente alcuni snodi della pubblica amministrazione; dotarsi di strumenti pervasivi e stringenti nel contrasto alla corruzione e al latrocinio della cosa pubblica». Soprattutto, è urgente «azionare tutti gli strumenti e investire tutte le risorse a disposizione – dello Stato, dell’imprenditoria, del credito, della società civile – per dare agli italiani, a cominciare dai giovani, la possibilità di lavorare: non solo per sopravvivere, ma per la loro dignità». Nello stesso tempo, è necessario anche «rinnovare i partiti, tutti i partiti: non hanno alternativa se vogliono tornare – com’è fisiologico – a essere via ordinaria della politica ed essere pronti – quando sarà – a riassumere direttamente nelle loro mani la guida del Paese». «Dal governo sono attese soluzioni sospirate per anni», ha proseguito il cardinale Bagnasco: «Come vescovi chiediamo di tenere insieme equità e rigore», attraverso «segnali affidabili e concreti che devono arrivare dalla classe dirigente».

Lavoro “priorità assoluta”

Il modello economico italiano «è stato ed è una prodigiosa combinazione tra famiglia, impresa, credito e comunità»: oggi, per i vescovi, «va reinterpretato e rilanciato, recuperando stima nelle imprese familiari e locali, a cominciare da quelle agricole e artigianali». In concreto, «bisogna sapersi misurare con le mutazioni incalzanti che costringono a un pensare nuovo», partendo dalla consapevolezza che «bene sommo è la persona che lavora»: per questo «vanno create le condizioni perché le opportunità d’impiego non sfumino, e con esse le abilità manageriali e i capitali necessari all’impresa». «Mentre la crisi perdura», i vescovi chiedono che «sollecitamente si avvii la sospirata fase di ripresa e degli investimenti in grado di creare lavoro, che è la priorità assoluta». Di qui la necessità che «lo Stato e gli enti locali siano solventi e lungimiranti e gli istituti bancari non si chiudano in modo indiscriminato alle richieste di piccoli e medi imprenditori», valutando «caso per caso, situazioni e persone, l’onestà insieme all’affidabilità».

Non tradire i giovani

«Siamo profondamente persuasi che i giovani di oggi siano in grado di dare una spinta decisiva al cambio di passo del nostro Paese». Ecco perché «non si possono tradire: sono indispensabili oggi, non solo domani». Parole di fiducia, quelle tributate ai giovani dal cardinale Bagnasco. Quella attuale, secondo il presidente della Cei, «è una strana congiuntura: i padri, lottando, hanno ottenuto garanzie che oggi appaiono sproporzionate rispetto alle disponibilità riconosciute ai loro figli». «Nonostante la precarietà che sta segnando la loro giovinezza», i giovani «non possono rinunciare a costruirsi come persone stabili, interiormente solide, capaci di idealità e dunque resistenti alle sfide». Nella vita, in altre parole, «è indispensabile apprendere la cura più decisiva, quella di sé, che non ci si procura dinanzi allo specchio, con la ricerca spasmodica della visibilità, ma si conquista guardandosi dentro, facendosi magari aiutare da qualche maestro dell’anima». Di qui l’appello del Cardinale ai giovani: «Stiamo andando verso una società nella quale sempre di più conterà la formazione completa, e non solo dunque scolastica e professionale, la formazione cioè della vostra umanità. Con la vita non si può barare: vale assai più lo sforzo che il successo, conta più l’abitudine alla fatica che la rifinitura estetica. E comunque i veri vittoriosi sono i galantuomini, non i vincenti con l’imbroglio».

No a “divorzio breve” ed eutanasia, sì alla domenica

«In una cultura del tutto-provvisorio, l’introduzione di istituti che per natura loro consacrino la precarietà affettiva, e a loro volta contribuiscano a diffonderla, non sono un ausilio né alla stabilità dell’amore, né alla società stessa». Con queste parole il cardinale Bagnasco ha motivato il “no” della Chiesa italiana al cosiddetto “divorzio breve”. «Prima e più dei diritti veri o presunti degli adulti – ha ribadito – ci sono i diritti dei bambini: avere un padre e una madre certi, dunque una famiglia caratterizzata non da confini precari e da tempi incerti, ma definita e permanente». Il presidente della Cei ha poi definito «aberrante», se non «mostruosa», la legittimazione dell’infanticidio, in virtù del quale «dall’interruzione volontaria della gravidanza, di cui è ineluttabilmente vittima un bambino che deve ancora nascere, si passerebbe all’eutanasia di questi una volta nato». Altra tesi «preoccupante», per i vescovi, è la sospensione dell’alimentazione e idratazione «a tutti i pazienti in stato vegetativo permanente, salvo che non ci sia l’evidenza di una volontà esplicita del soggetto gravemente ammalato». Neanche la domenica «può essere sacrificata a ragioni economiche», ha detto il Cardinale esortando a salvaguardare il riposo domenicale.