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18 maggio

Beato Serafino,
Scola benedice il nuovo museo

Al “buon curato” di Chiuso dedicato uno spazio espositivo presso la canonica di Santa Maria Assunta. Raccolti oggetti, reliquie e riferimenti manzoniani

di Barbara GARAVAGLIA

17 Maggio 2014

Sarà benedetto dal cardinale Angelo Scola il piccolo museo che la parrocchia di Chiuso in Lecco dedica al beato don Serafino Morazzone. L’appuntamento è per domenica 18 maggio, alle 16.30, alla canonica di Santa Maria Assunta. Si tratta di un passo significativo, che consente di approfondire la conoscenza dell’umile sacerdote ambrosiano beatificato nel 2011, che svolse tutto il suo ministero pastorale nella piccola comunità di Chiuso, lembo di terra lecchese ai confini col territorio bergamasco.

Quella del beato fu una vita interamente spesa tra sacrifici e fatiche, impregnata da una incrollabile fiducia in Dio. Nacque a Milano nel 1747; bambino intelligente, sensibile e dedito alla preghiera, nel 1773, da chierico, partecipò al concorso per la cura di Chiuso: vinse e, prima ancora di essere sacerdote, fu nominato parroco. A Chiuso don Morazzone celebrò la prima messa il 10 maggio di quello stesso anno, iniziando così la sua lunga e fruttuosa opera pastorale. Aveva chiari alcuni obiettivi: fare dei suoi parrocchiani degli autentici cristiani, curare l’educazione dei bambini e dei ragazzi, provvedere a poveri e malati. Il «buon curato» di Chiuso – definito dal beato cardinale Schuster un novello curato d’Ars – mantenne fede a questi propositi. La sua lunga vita fu caratterizzata dall’umiltà autentica (era poverissimo, dormiva su un tavolaccio e donava tutto ai bisognosi), dalla vicinanza alla gente, dalla capacità di guidare le anime, dalla preghiera. Le sue spoglie sono conservate nella chiesa di san Giovanni Battista in Chiuso, che custodisce alcuni affreschi pregevoli.

Ora, in due salette della canonica, è nato un museo, accolto dai parrocchiani con grande interesse: «In due sale» spiega don Adriano Bertocchi, parroco della comunità pastorale di Maggianico-Chiuso «abbiamo potuto esporre alcuni elementi di valore legati al beato Serafino e altri che fanno riferimento ad Alessandro Manzoni». Lo scrittore fu tra gli ammiratori dell’umile e schivo don Morazzone, tanto da tratteggiarne la figura nel Fermo e Lucia con queste parole: «Egli era pio in tutti i suoi pensieri, in tutte le sue parole, in tutte le sue opere; l’amore fervente di Dio e degli uomini era il suo sentimento abituale […]».

Il piccolo museo, quindi, permette di approfondire gli aspetti salienti della vita e della spiritualità del buon curato e di valorizzare il legame con l’autore de I Promessi sposi. «Abbiamo individuato un duplice percorso: penitenziale e turistico» prosegue don Bertocchi. «Per quanto riguarda l’itinerario spirituale, è esposta un’opera del 1871 di Casimiro Radice, raffigurante l’incontro tra l’Innominato e il cardinal Federigo Borromeo, che nel suo romanzo Manzoni collocò proprio nella canonica di Chiuso. Un’opera che evidenzia l’aspetto della conversione e sottolinea il valore della misericordia».

«Il secondo itinerario è turistico» specifica il parroco, «e si amplia su tutta Lecco, con riferimento al Manzoni e al suo romanzo. Il nostro intento è quello di far conoscere il beato Serafino e sostenere il valore culturale dei riferimenti manzoniani».

Nel piccolo museo sono esposti reliquie e oggetti appartenuti al beato curato di Chiuso, litografie e altri documenti dedicati ai Promessi Sposi. Sono stati realizzati alcuni dépliant illustrativi. Il museo sarà visitabile solo su appuntamento, previo contatto telefonico con la parrocchia (tel. 0341.420050).

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