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Solidarietà

Caritas Ambrosiana ripropone “Il pane spezzato è più buono dell’aragosta”

Il “buon vicinato” parte da un invito a cena nei giorni di festa. Adesioni via mail

7 Dicembre 2017

Il “buon vicinato” può partire anche da un invito a cena? Nel Discorso alla città, pronunciato per la festa di Sant’Ambrogio l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, ha invitato a ritessere i legami sociali a partire da gesti concreti di incontro e condivisione. Spronata da quelle parole Caritas Ambrosiana per le feste natalizie ha deciso di lanciare l’iniziativa “Il pane spezzato è più buono dell’aragosta 2017”.

L’appello dell’organismo diocesano è rivolto ai milanesi e agli abitanti della diocesi ambrosiana affinché nei giorni di festa aprano le porte di casa e condividano pranzi e cene, più o meno ricche e raffinate, con chi si trova in difficoltà.

Sono graditi inviti a tavola per Natale, Capodanno e l’Epifania, ma sono ben accetti anche per i giorni che coprono l’intero periodo di festa.

Saranno gli operatori di Caritas Ambrosiana a girare l’offerta alle persone che usufruiscono dei servizi di assistenza e a comunicare il nome dell’invitato a chi avrà aderito all’iniziativa.

I cittadini che intendono partecipare a “Il pane spezzato 2017” devono dare la propria disponibilità, inviando una mail allo Sportello Volontariato di Caritas Ambrosiana: volontariato@caritasambrosiana.it. Gli operatori faranno giungere gli inviti ai propri utenti e richiameranno le famiglie per concordare i dettagli.

L’ultimo Rapporto Povertà di Caritas Ambrosiana ha messo in luce proprio l’aumento della povertà cronica. Nel 2016 i gravi emarginati sono stati la maggioranza delle persone che hanno chiesto aiuto (52,7%), mentre erano meno di un terzo (32,1%) nel 2008. Rispetto all’inizio della crisi, le richieste di sussidi economici rivolte agli operatori sono raddoppiate (+118%). Allarmante anche il trend dei disoccupati di lungo periodo. Dall’inizio della crisi questo gruppo è progressivamente aumentato fino a rappresentare nel 2016 il 33,8%, un terzo del campione. Un problema che pare particolarmente acuto soprattutto tra la componente maschile, nella quale la percentuale sale al 44,2%, e tra gli italiani, dove ad essere in questa situazione sono il 41,5%.