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Cent’anni da scout «NOI, AQUILE RANDAGE A DIFESA DELLA LIBERTÀ»

9 Ottobre 2007

«Con la nostra Promessa scout ci eravamo impegnati ad «aiutare il prossimo in ogni circostanza». Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943, il crollo dell’impalcatura dello Stato, lo sbandamento delle forze armate, l’occupazione del Paese da parte dell’esercito tedesco, la resurrezione del fascismo con la costituzione della Repubblica di Salò, si determinò nel Nord Italia una situazione caotica e confusa». Inizia così il raccontodi un protagonista di quegli anni: don Giovanni Barbareschi.

di Giovanni Barbareschi

In montagna e nelle campagne nacquero le formazioni partigiane, nelle città si costituirono gruppi segreti di antifascisti riuniti nei Comitati di Liberazione Nazionale, che diedero origine a una copiosa stampa clandestina.

Particolarmente tragica divenne la situazione di alcune persone: i prigionieri di guerra inglesi e americani, fuggiti dai campi di concentramento italiani dopo il 25 luglio; i soldati appartenenti ai vari corpi militari rimasti privi di comando ed esposti al pericolo di essere catturati dai tedeschi invasori; i renitenti alla leva della Repubblica di Salò; gli ebrei perseguitati e ricercati dalle leggi razziali.

Lo scoutismo milanese, che dopo il 25 luglio 1943 non aveva ancora potuto riprendere la sua organizzazione e la sua attività pubblica, nella clandestinità si fece promotore di un’intensa attività tesa a realizzare l’assistenza e l’espatrio di ricercati e perseguitati razziali e politici. Così l’impegno di «aiutare il prossimo in ogni circostanza» divenne per noi, “Aquile Randagie”, la possibilità di un inserimento attivo nelle forze della Resistenza, un allinearsi di forze cattoliche, modeste, ma validamente operanti, accanto a quanti già collaboravano al movimento di liberazione nazionale.

Nacque così l’Oscar (Opera Scoutistica Cattolica Aiuto Ricercati). All’inizio era un piccolo gruppo autonomo di amici, esiguo (non è possibile calcolare con esattezza il numero di quanti lo costituirono), ma molto valido, che si avvaleva della collaborazione di altri, anche non appartenenti allo scoutismo.

Una grossa difficoltà era costituita dalla necessità di procurare ai fuggiaschi documenti e carte di identità falsificate : diventammo esperti nella fabbricazione di documenti falsi di ogni genere. Avevamo un vero e proprio laboratorio ospitato nella casa di uno di noi e nelle aule diroccate del Collegio San Carlo di Milano: timbri di ogni città, carte filigranate e intestate alle più diverse istituzioni (questura, distretti militari, comandi tedeschi e repubblichini…).

Tra i collaboratori riuscimmo a infiltrare anche alcuni appartenenti alle questure e agli uffici investigativi della polizia tedesca e fascista: costoro ci indicavano la via più sicura per imitare documenti autentici.

Le richieste di espatrio erano sempre più numerose e i passaggi sempre più difficili. La mèta da raggiungere era il confine svizzero delle località del Varesotto e del Comasco. Ogni passaggio doveva tenere presente le possibilità fisiche dell’espatriando: c’erano giovani che potevano fare una camminata in montagna, evitare la rete di confine e scendere in territorio svizzero attraverso i passi e le valli; ma c’erano anche anziani e talvolta vecchi che potevano a stento fare un pezzo di strada piana. Per costoro ci servimmo di compiacenti guardie fasciste e tedesche che venivano ricompensate economicamente per la loro “voluta distrazione”.

Oltre ai passaggi, tutti gli amici dell’Oscar si adoperarono nella diffusione del giornale clandestino il Ribelle, che dal settembre del 1943 all’aprile del 1945 uscì con 26 numeri e con 10 quaderni: ogni numero aveva la tiratura di 15 mila copie, che poi andavano rischiosamente diffuse.

Mi piace ricordare un salvataggio strano e particolarmente rischioso operato dalle “Aquile Randagie”. Si trattava di un bambino di quattro anni, Gabriele Balcone, arrestato perché figlio di madre ebrea. Con la complicità di un medico, Gabriele venne ricoverato d’urgenza all’ospedale di Varese per un finto attacco di appendicite. Due “Aquile Randagie”, travestite da medici , si introdussero nell’ospedale e con l’aiuto della suora caporeparto “rapirono” il bambino, che poi fu tenuto nascosto in vari conventi fino alla Liberazione. Gabriele Balcone tornò parecchi anni dopo da Sidney, dov’era espatriato e aveva aperto uno studio fotografico, a ricercare e ringraziare i suoi salvatori.

Difficile tentare il bilancio dell’attività dell’Oscar. Possiamo affermare di avere effettuato l’espatrio clandestino di circa 2000 persone e di avere fabbricato circa 3000 carte di identità e documenti falsi . Un contributo quasi insignificante nella vastità dei dolori e delle sofferenze di una guerra.

Per noi, “Aquile Randagie”, ha voluto solo testimoniare il nostro impegno e il nostro saper rischiare per amore della libertà di ogni persona. Ne è prova il fatto che dopo il 25 aprile, quando i tedeschi e i fascisti persecutori erano diventati i ricercati e i perseguitati, anche allora le “Aquile Randagie” fecero del loro meglio per «aiutare il prossimo in ogni circostanza»…