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Cinquant’anni dopo, dov’è la Missione? MONS. GRAZIOSO CERIANI E IL COP

9 Ottobre 2007

Mons. Ceriani con il Cop ha voluto offrire all’Italia un servizio. Se il cuore è rimasto ambrosiano, era naturale che il centro propulsore si spostasse a Roma, anche per profittare di una congiuntura favorevole che ci è stata offerta per alcuni anni dall’Irades (Istituto ricerche applicate documentazioni e studi). Siamo nel 1967. Gli orizzonti si allargano e si specificano. Basta pensare alle pubblicazioni che possono essere dedicate a Studi Pastorali e a regolari Bollettini per gli organismi di comunione come i consigli pastorali. Non si può dimenticare che l’impianto Irades- Cop ha consentito negli anni Settanta di portare a termine per conto della Cei la prima rilevazione sulla vita religiosa in tutte le diocesi italiane, servita come base per la scelta di «Evangelizzazione e Sacramenti».

di Gaetano Bonicelli

L’avvio brillante del Cop è stato reso possibile anche per l’interesse dimostratogli da Pio XII. Memorabile il suo discorso alla Settimana nazionale di aggiornamento pastorale 1956. Il Cop non solo riceveva in tal modo il più augusto dei riconoscimenti, ma diventava un modello cui lo stesso Pontefice si sarebbe ispirato l’anno dopo nella Costituzione apostolica Ad uberrima del 27 ottobre 1957 con la creazione del Pontificio Istituto Pastorale Lateranense, cui lo stesso Centro pastorale venne organicamente collegato. Mons. Ceriani era diventato così anche vice-presidente del nuovo istituto. L’ambito più vasto di impegno e la più larga risonanza gli consentirono di porre le sue intuizioni alla base di un’altra esperienza, questa volta internazionale: il Centrum Orientamentionis et Coordinationis Pastoralis, sorto nel 1961, sotto gli auspici della Congregazione del Concilio. A quel tempo si era in pieno periodo conciliare. Fin dalla Commissione preparatoria, mons. Ceriani fu chiamato come esperto. E nessuno meglio di lui si applicò allo studio, alla maturazione e alla sperimentazione degli indirizzi dei Vaticano II.

Naturalmente attorno a mons. Ceriani e al suo programma si era formato un gruppo di docenti e operatori pastorali, vescovi, preti, religiosi, religiose e laici. Con mons. Ceriani, scelto da Papa Giovanni XXIII come esperto già fin dalla Commissione Preparatoria del Concilio Vaticano II nel 1962, era un po’ anche il Cop che entrava in gioco e nessuno si stupirà se su certe indicazioni pastorali come le “Strutture di comunione” ci si è mossi subito con studi, convegni, giornate in molte parti d’Italia. Ad esempio, la richiesta di attenzione ai consigli pastorali parrocchiali, non previsti dal decreto Christus Dominus (n. 28), ma che diventavano essenziali per il corretto funzionamento di quelli diocesani, partì proprio da noi d’accordo col cardinale Sunens.

Quando tutto sembrava ben avviato, il Signore ci ha tolto il fondatore e il riferimento naturale per tutti. Mons. Ceriani, dopo una grave malattia, si spegneva a Milano il 10 maggio 1974. Sembrò la fine anche del Cop che in lui senza ombre si riconosceva. Nel gruppo di amici prevalse però l’idea di continuare. Tale fu il suggerimento anche di mons. Enrico Bartoletti, segretario della Cei che consentì a mons. Bonicelli, segretario aggiunto, di assumerne almeno provvisoriamente la presidenza. Si sa che nulla c’è di più stabile del provvisorio e così per 30 anni toccò a me portare avanti l’esperienza del Cop.

Mons. Ceriani stesso si poneva un interrogativo che molto spesso mi sono posto pure io: quale è stato il contributo che il Cop ha offerto alla pastorale italiana? «Poco forse», rispondeva il presidente nel 1971. «Ma qualcosa ha offerto, mantenendo il duplice impegno, indice di una metodologia scientifica applicata all’azione, di fedeltà al mistero della Chiesa (riflessione teologica pastorale) e di fedeltà alla sua missione condizionata dalla storia».

Nell’ultima Settimana da lui presieduta (1973) aveva significativamente espressa la sua convinzione. «Vorrei dire che i nostri incontri annuali, soprattutto post-conciliari, in una situazione di crisi, di disorientamento, di pluralismi problematici, divengono sempre più rinnovate e approfondite prese di coscienza, lucidi atti di volontà di sana autocritica, operata con coraggio e con saggezza, che maturano soprattutto impegni sereni e fermi di conversione interiore alla comunione: che vuol dire ascesi personale a Dio in comunione con Cristo vivo nella comunità ecclesiale la quale opera la salvezza oggi, tenendosi aperta al futuro. La crisi non si risolve stando alla finestra e con formulazioni teoriche, ma aggiornandoci – ciascuno di noi – ossia ponendoci giorno per giorno in un’azione dinamica di interiore conversione alla comunione per la missione di salvezza».

Una linea già tracciata dal Fondatore era quella del collegamento dei docenti di pastorale. Nel 1967, forse con troppa fretta, si pensò di costituire una Associazione Italiana Pastoralisti con l’intento di raccogliere tutti gli studiosi e i docenti di teologia pastorale. E l’anno dopo, al Laterano, si organizzò un seminario di studio, ma l’Associazione non decollò. Nel 1985 un terzo Seminario su Scienza e pastorale in Italia ha risollevato il problema che solo vent’anni dopo sembra avviato a soluzione con il Forum dei Pastoralisti. Il Cop si propone come semplice Segreteria senza ipotecare l’autonomia degli interessati.

MONS. GRAZIOSO CERIANI E IL COP

LA “MISSIONE” DI MONTINI