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APPROFONDIMENTI/27

Condividere la festa, generare futuro

Ci sono “tentazioni” che minacciano la famiglia e il suo ruolo educativo. Una sfida che interpella la Chiesa

di Luca BRESSAN Vicario episcopale

22 Aprile 2013

Due settimane fa avevamo iniziato a occuparci di famiglia. E avevamo concluso chiedendoci a che punto è la recezione di Family 2012, a quasi un anno di distanza. Torniamo ora a sviluppare il tema, cercando di comprendere le ragioni del tono preoccupato con cui la Lettera pastorale del nostro Arcivescovo parla di famiglia. Al punto 12.1 parla infatti di tentazioni che minacciano la famiglia. Perché?

L’istituzione della famiglia si trova coinvolta in un processo di privatizzazione delle sue funzioni e del suo ruolo, che ne mina l’originario compito antropologico e sociale. Il risultato di tutto questo processo è un’istituzione familiare sempre meno capace di insegnare e di trasmettere la dimensione simbolica del vivere, ridotta a luogo di soddisfacimento dei soli bisogni materiali. Una famiglia siffatta è tuttavia un’istituzione povera e disequilibrata, che alla fine produce squilibri nei membri che la compongono e nella società che la ospita. È una famiglia che si vede sempre più appiattita sulla sola dimensione materiale dell’esistenza (produttiva: il lavoro; economica: il consumo), e sempre meno capace di condividere i codici della festa, che creano legami tra le generazioni e le aprono alla trasmissione dei significati del vivere e dei valori. Capace di condividere e di dare risposta ai soli bisogni materiali, è una famiglia incapace di generare alla vita adulta i giovani che la abitano, uccidendo di fatto il futuro a cui avrebbe dovuto aprirli.

L’indebolimento dei linguaggi che ne strutturano la portata simbolica di fatto riduce la famiglia a solo luogo di solidarizzazione del lavoro e del consumo, privandola di quell’ingrediente fondamentale – la condivisione della festa – grazie al quale la famiglia riusciva a realizzare quel compito originario di cui però tutti, a partire dalla cultura, sentiamo la mancanza: l’apertura alla dimensione pubblica della vita, al riconoscimento dell’altro come possibilità positiva di incontro e non solo evento negativo da cui difendersi; l’interiorizzazione di un “noi” sociale grazie al quale accedere alla dimensione del sacro, rendere tangibile il futuro, infondere umanità, creare il contesto e le regole fondamentali per lo sviluppo della cultura umana.

Ecco spiegato il motivo per cui il Cardinale parla di tentazioni che minacciano la famiglia. Occorre quindi che la nostra pastorale si collochi dentro queste sfide, sicura di custodire nella sua tradizione un patrimonio di valori e di significati non soltanto utili alla famiglia odierna, ma basilari per strutturare in modo più adulto la sua identità e tornare a vivere così la sua funzione originaria. La Chiesa sente il dovere di aiutare la famiglia a vivere in pienezza quel ruolo di educatore-trasmettitore delle grammatiche antropologiche fondamentali, senza le quali non si accede all’alfabeto della fede cristiana; senza le quali, prima ancora, non si accede ad alcuna esperienza di senso.

Ecco il motivo del legame profondo tra Chiesa e famiglia, dell’aiuto che la Chiesa intende dare alla famiglia, dell’aiuto che si attende dalla famiglia. Come recentemente anche la Chiesa italiana ha riconosciuto, dentro il dibattito acceso sulla riforma dei percorsi di iniziazione e di educazione alla fede.

 

da Avvenire, 20/04/2013