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Testimonianza

Copti ortodossi, una Pasqua col cuore ferito

Dopo gli attentati in Egitto parla padre Shenuda Gerges: «Il martirio è nella natura della nostra Chiesa, ma siamo convinti che Cristo protegge i suoi figli e ci sarà sempre vicino»

di Annamaria BRACCINI

13 Aprile 2017

«Una comunità colpita al cuore». Dopo gli attentati di domenica scorsa in Egitto, è quella cui dà voce padre Shenuda Gerges della Chiesa copta ortodossa presente in Nord-Italia e, in gran numero, nel territorio della Diocesi di Milano: «Sono momenti di tristezza per chiunque, non solo per la nostra Chiesa, ma per i cristiani tutti, perché la Chiesa colpita è la Chiesa di Cristo. La Chiesa copta è chiamata Chiesa dei martiri perché fin dalla fondazione, con il suo patrono San Marco, ha avuto il martirio tra le sue caratteristiche. Così oggi noi continuiamo su questa strada di sangue, anche perché Cristo ci aveva già annunciato: “Vi perseguiteranno a causa del mio nome” e “Come hanno perseguitato me, così perseguiteranno anche voi”. Noi sappiamo cosa voglia dire la persecuzione: diciamo che Cristo ce lo ha predetto. Però Egli ci lascia con una promessa: anche se nel mondo avremo persecuzioni, Lui ha vinto il mondo».

Come vi state preparando a quella che certamente è Pasqua di gioia, di Risurrezione del Signore, ma anche, quest’anno, una Pasqua di grande dolore?
Noi crediamo nella consolazione che il Signore può dare alle famiglie dei nuovi martiri e, dato che siamo appunto nella Pasqua di Risurrezione, viviamo la Settimana Santa come il momento più spirituale e solenne dell’anno, perché come nella risurrezione la vita vince sulla morte e la morte che ci faceva paura ora non fa più paura, così anche noi siamo convinti che il Cristo è Colui che difende la sua Chiesa, protegge i suoi figli, e ci sarà sempre vicino. Quindi, anche nella paura, nel male, nel dramma ci sarà la vita, la gioia, la speranza, la fede.

Quanti siete in Diocesi di Milano?
Per noi Copti ortodossi, con la dicitura “Diocesi di Milano” si intende un territorio che comprende una buona parte del Nord-Italia, la Lombardia, il Veneto, il Trentino Alto Adige, il Friuli Venezia Giulia e il Canton Ticino in Svizzera. Tale Diocesi conta circa 10 mila fedeli e ha un suo metropolita che si chiama Anba Kyrillos.

Quante comunità e chiese avete a Milano?
In città e nei dintorni ci sono quasi dieci chiese e ci si aggira intorno ai 5 mila fedeli. Abbiamo la Sede vescovile a Cinisello Balsamo e il Monastero a Lacchiarella.

Il cardinale Scola – che anche in questo Giovedì santo ha ricordato il martirio dei Copti – dice spesso che bisogna iniziare a insegnare a vivere insieme fin dagli oratori. Per la sua esperienza è così?
Sì, certamente è così: c’entra molto l’educazione, c’entra molto la guida spirituale che un ragazzo riceve, perché Cristo ci insegna ad amare, in tutte le direzioni, in tutti i sensi. Così in ogni religione vi deve essere l’elemento dell’amore; non l’odio: In una parola, deve trovare posto ciò che insegna il cristianesimo, cioè la tolleranza, l’amore, il rispetto: tutte cose che servono, come non mai, oggi per la vita armonica della nostra società odierna. Certamente è molto importante che la guida spirituale di una religione educhi i suoi fedeli al rispetto e all’amore verso chiunque. È una responsabilità grande da assumere in prima persona, senza paure.

 

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