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Family 2012

Dalla Terra Santa a Milano

Nonostante il conflitto, all’Incontro mondiale parteciperanno anche 8 famiglie palestinesi e una di espressione ebraica

a cura di Daniele ROCCHI

2 Maggio 2012

Ci saranno anche 8 famiglie palestinesi e una di espressione ebraica, con i loro bambini, tra i partecipanti al VII Incontro mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Milano dal 30 maggio al 3 giugno, sul tema “La famiglia: il lavoro e la festa”.

Le famiglie provengono da Nazareth, Betlemme, Beit Jala e Nablus e fanno parte della delegazione dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts), che sarà guidata da monsignor Maroun Lahham, vescovo ausiliare e vicario patriarcale per la Giordania, nella sua veste di presidente della Commissione episcopale per la Famiglia, e da monsignor Elias Chacour, che della Commissione è il segretario, e il parroco di Bejt Jala, padre Ibrahim Shomali. Per ospitarle si sono mosse le parrocchie dei decanati di Erba e Cologno Monzese. A Milano ci sarà anche il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal.

Tra fede e conflitto

In attesa di partire alla volta di Milano, “questo piccolo gregge” continua a prepararsi al meglio dal punto di vista spirituale e organizzativo, come spiega monsignor William Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme, responsabile della formazione di queste famiglie. «Le difficoltà non mancano – spiega -, soprattutto per quello che riguarda le pratiche per i visti e il viaggio. Ma si tratta di famiglie molto motivate, disposte a superare tutte le difficoltà che la situazione in Terra Santa mette davanti, non ultime quelle legate alla mobilità. Alle famiglie palestinesi, infatti, non è concesso partire da Tel Aviv quindi dovranno recarsi in Giordania, ad Amman, da dove prenderanno l’aereo per l’Italia. Solo una famiglia proveniente da Nazareth potrà partire direttamente da Israele. Per facilitarne la partecipazione, la Chiesa di Gerusalemme ha offerto loro un aiuto concreto che, tuttavia, non copre l’intera quota del viaggio. Fortunatamente l’alloggio sarà offerto dalle parrocchie milanesi».

C’è poi la formazione spirituale all’Incontro. Monsignor Shomali è chiaro: «Stiamo pregando molto perché non vogliamo che Milano diventi un’occasione per fare turismo. È invece un tempo privilegiato per approfondire la fede. Nelle riunioni preparatorie abbiamo illustrato il programma del convegno e riflettuto sul tema. Andremo, quindi, a offrire la nostra testimonianza ma nel contempo anche a riceverla dalle famiglie del mondo. Noi viviamo la nostra fede in mezzo ad un conflitto ma in continuità con venti secoli di presenza cristiana. Andremo a Milano per ricordare al mondo che ci sono cristiani che vivono con gioia la loro fede nonostante le tante difficoltà. La nostra fede accanto a quella degli altri sarà più ricca. Per prepararci all’incontro di Milano abbiamo tradotto in arabo il sussidio sul tema “La famiglia: il lavoro e la festa”, ne abbiamo stampato 10 mila copie e diffuse in tutte le famiglie delle nostre parrocchie. Tramite questo testo anche quelle che non andranno a Milano potranno vivere l’evento».

La speranza è che l’incontro di Milano abbia ricadute positive sulla vita della chiesa di Terra Santa. «Da coloro che andranno ci attendiamo, una volta tornati, che siano apostoli delle famiglie, che abbiano l’entusiasmo nel comunicare questa esperienza e condividerla nelle chiese locali per rafforzare la fede ed i vincoli di unità. Avremo da apprendere dall’incontro di Milano in ordine ai temi del lavoro e della festa, molto sentiti da noi. In Terra Santa la nostra fede ha marcati tratti di appartenenza sociale, identitaria, e per questo deve essere approfondita su un piano più pastorale, fatta crescere attraverso la lettura della Parola di Dio cosa che manca nelle nostre famiglie».

Una minoranza consapevole

«Partiamo con la consapevolezza che siamo una Chiesa di minoranza da oltre 15 secoli con tutto quello che questo comporta sul piano della paura per l’avvenire, della coesistenza non sempre pacifica con le altre fedi», dichiara monsignor Maroun Lahham, capo delegazione, descrivendo lo spirito con cui queste famiglie si avvicinano all’evento milanese. «Vogliamo ricevere l’assicurazione di una chiesa che ci sostiene e ci conforta spiritualmente e moralmente. Le nostre famiglie portano con sé i problemi legati al conflitto, come la mancanza di lavoro, di case, di stabilità e di certezza. Il lavoro, la ricerca di una casa, sono sofferenze quotidiane. Per questo molte, le più giovani e formate, emigrano in cerca di una vita migliore. Pur tra tante difficoltà Dio ci ha fatto la grazia di avere tra noi famiglie molto unite».

Betlemme-Sesto San Giovanni

Le 9 famiglie della delegazione dell’Aocts non saranno le uniche a recarsi dalla Terra Santa a Milano. Ce ne sono altre sei che faranno la stessa strada e la cui partecipazione è stata resa possibile grazie a un gemellaggio, nato lo scorso anno, tra la parrocchia di Sesto San Giovanni guidata da don Angelo Cairati, e la comunità di Betlemme, dopo un pellegrinaggio parrocchiale in Terra Santa. «Un pellegrinaggio molto vissuto – racconta don Cairati – che ci ha fatto nascere il desiderio di fare qualcosa per i cristiani locali. Grazie all’economo della Custodia di Terra Santa, padre Ibrahim Faltas, che le ha individuate, accoglieremo in parrocchia 6 famiglie per l’Incontro mondiale delle famiglie contribuendo anche a parte delle loro spese di viaggio».