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La storia/1

Dallo Sri Lanka a Milano,
dove attendeva la vocazione

Asiri Kalpa Wijetunga è in Italia da 16 anni. Aveva già un percorso di vita delineato quando una brutta malattia l’ha portato a interrogarsi sul senso dell’esistenza: ha trovato la risposta nella Bibbia e nel cammino che l’ha portato in Seminario

di Ylenia SPINELLI

5 Giugno 2016

Bandirippuwa è un paesino dello Sri Lanka, a pochi chilometri dall’Oceano Indiano.  Da qui proviene Asiri Kalpa Wijetunga, uno dei 26 candidati al presbiterato.

Asiri, come per semplicità lo chiamano tutti, ha appena compiuto 34 anni e non vede l’ora di diventare un prete ambrosiano.  La sua vocazione è nata proprio a Milano, dove è arrivato 16 anni fa col fratello e la sorella, alla morte della nonna paterna, cui erano stati affidati. «I nostri genitori erano già in Italia da diversi anni – racconta il seminarista –  perché, come spesso capita nelle famiglie povere del sud del mondo, avevano lasciato con tanta nostalgia la loro famiglia e il loro Paese, in cerca di un lavoro per mantenerci».

Celebrato il funerale di nonna Mary, la famiglia di Asiri, finalmente riunita, partì subito per il capoluogo lombardo. «Avevamo ritrovato i nostri genitori – continua il candidato -, ma perso tutti i nostri amici e io pure il mio primo amore».

Nel giro di un paio di anni Asiri si ambienta alla nuova vita: per dare una mano alla famiglia abbandona gli studi e trova un lavoro come tecnico della manutenzione degli impianti industriali, si compra la macchina e incontra nuovi amici. Un brutto giorno, però, una malattia abbastanza grave al fegato lo costringe per settimane nel letto di un ospedale. «La paura di morire e di aver vissuto con superficialità hanno fatto nascere in me tante domande – ricorda il futuro prete – che mi hanno portato a leggere la Bibbia, dove ho trovato grande saggezza, a frequentare la parrocchia di Santa Maria Beltrade, ad andare a Messa, a iniziare un cammino di discernimento che il 17 settembre 2009 mi ha portato in Seminario».

La mamma è stata da subito contenta di questa scelta, il papà ha faticato un po’ ad accettarla, ma oggi tutti lo appoggiano e Asiri non vede l’ora di lasciare la vita seminaristica per introdursi a tutti gli effetti nella Comunità pastorale di San Giovanni Battista (Decanato di Cagnola), dove è stato destinato e il fatto di essere un prete “straniero” non lo spaventa affatto. «L’importante è cercare di comprendere le dinamiche della comunità, voler bene alla gente, avvicinarla con rispetto e determinazione al tempo stesso. Il mio più grande desiderio è spendere tutte le forze che ho per i ragazzi più soli e abbandonati e per quelli lontani dalla fede».