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Don Ghetti, detto “Baden” e la Val Codera «INSIEME AD ALTRI BAMBINI ANDAVAMO AD ASPETTARLO»

13 Luglio 2006

Ancora oggi, a Codera, nelle case di quelli che l’hanno conosciuto c’è un angolino riservato alla foto di Baden. Ancora oggi, a 26 anni dalla sua morte, quando ogni tanto racconto di lui ai giovani scout, mi prende un po’ di magone e mi accorgo di quanto mi manca.

di Ileana O.

Quando Baden (nome in codice di don Ghetti, usato nella clandestinità e rimasto poi come un “nome di battaglia”) saliva a Codera con i suoi scout, era sempre una festa. Gli abitanti del paese si davano da fare per organizzare l’accoglienza. Si aprivano le case, si cucinavano i dolci della festa e si ornava la chiesa con i fiori più belli. Qualcuno si preparava per la confessione; si celebrava la messa delle grandi occasioni. Sembrava di ricevere la visita del Papa. Lo chiamano Baden, ma per noi era il “monsignùr”.

Ricordo quando, insieme agli altri bambini, andavamo ad aspettarlo alla cappellina del Mut, un centinaio di metri sopra l’uscita della seconda galleria, poco prima del cimitero. Il suo arrivo era anticipato dall’eco della sua voce potente, che spronava quelli più indietro. Poi arrivava, e appena fatta la curva sotto la cappellina, guardava in alto, per vedere se c’eravamo. Il suo sguardo verso l’alto… ricordo ora quel suo gesto, che diceva bene quanto anche lui fosse felice di vederci. Si aspettava di trovarci lì, e noi c’eravamo.

Si celebrava la messa e poi, dopo cena, era per noi bambini il momento più atteso: il falò in piazza, con danze, scenette, animazioni. Con i grandi ci fermavano tardi a cantare i canti scout e i canti della valle. Il giorno dopo salivano alla Capanna Brasca. Al ritorno, Baden di nuovo si fermava casa per casa e raccoglieva le esigenze della gente. Ascoltava tutti con attenzione, e trovava parole di conforto e incoraggiamento. E che dispiacere, quando ci si salutava…

Ricordo di quell’uomo i modi bruschi e il cuore così generoso. Sempre pronto a fare il possibile per dare una mano. Voleva bene a tutti e tutti gli volevano bene. Quando c’era lui, il paese era in festa. Ricordo la sua presenza imponente, la sua voce imperiosa, i suoi silenzi interrotti da esclamazioni improvvise. Ero una bambina e provavo nei suoi confronti un misto di soggezione, riverenza e affetto figliale. Ricordo quei suoi rimproveri, tuonati con una severità teatrale, che lasciava bene intendere tutto l’affetto che l’accompagnava.

Baden ha fatto molto anche per me. Se a quell’età ho potuto superare momenti molto difficili, lo devo anche a lui e ancora oggi conservo nei suoi confronti un’infinita riconoscenza. Ancora oggi, a Codera, nelle case di quelli che l’hanno conosciuto c’è un angolino riservato alla foto di Baden. Ancora oggi, a 26 anni dalla sua morte, quando ogni tanto racconto di lui ai giovani scout, mi prende un po’ di magone e mi accorgo di quanto mi manca. E’ venuto a mancare troppo presto e spero che da “lassù” continui a volerci bene. Grazie “Monsignùr”