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Dove lo sport non può mancare COSÌ AIUTA A “FARE” L’ORATORIO/2

5 Giugno 2008

Nelle nostre comunità può essere decisivo per centrare la “vera” vittoria: quella della vita

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Proprio attraverso lo sport gli allenatori hanno la possibilità di mettersi in relazione e di stabilire continuità di rapporti con le giovani generazioni. L’allenatore non è uno che oggi c’è e forse domani non c’è più. Non è uno che, se è andata male una partita, non si fa più vedere. Ècostante ed educa alla costanza, passando anche attraverso la sconfitta, le difficoltà, la noia di una certa ripetitività della pratica sportiva.

E se costanti, gli educatori saranno anche davvero lieti. Lo sport ha al suo interno tanti ingredienti di gioia, proprio perché educa anche a soffrire. Oggi le giovani generazioni non sono più educate a soffrire, per loro la parola “sacrificio” non esiste più. Nello sport, invece, sì. Non è cosa da poco. Ne verrà una gioia distillata, forte, autentica e preziosa, non a poco prezzo. Gli educatori lo capiscono bene, soprattutto se sono innamorati di Gesù. Se uno ha il Signore nel cuore e nella mente, allora la sua fede passa anche sul campetto di calcio, anche nello spogliatoio… Le attività non sono significative per se stesse, ma per come sono interpretate da questi educatori, con il loro ruolo, la loro competenza, la loro passione educativa umana e cristiana.

Attraverso l’esperienza sportiva si può generare un oratorio dove non c’è, perché il linguaggio facilmente comprensibile dello sport, se fatto bene – con animatori preparati, attività organizzate e obiettivi definiti -, sa attirare i ragazzi, aggregarli, portare volontari e coinvolgerli nella passione educativa. Ma l’attività sportiva va armonizzata con le altre dell’oratorio, perché non si può correre il rischio che chi fa sport non veda altro che quello, e che le altre anime educative della comunità non considerino lo sport degno dell’azione pastorale. Così nascono anche progetti mirati sulla prevenzione del disagio in certe sacche “a rischio” delle aree metropolitane. Così ci si prende cura del territorio coinvolgendo tutte le realtà (scuole, istituzioni, altre associazioni …) per una convivenza civile che cerchi il bene di tutti. Così si stabiliscono rapporti intergenerazionali tra giovani, adulti e anziani in dialogo fra loro.

Lo sport contempla anche il risultato vincente. Tanto che per la vittoria ci si educa all’agonismo, alla fatica, alla lotta nel rispetto delle regole e degli avversari. Per raggiungere la vittoria. Ecco, lo sport dev’essere davvero vincente per la vita delle persone che lo sperimentano. Ci impegniamo a realizzare uno sport educativo per molti giovani che, forse senza saperlo, aspettano di vedere che la loro vita è levata verso il Cielo, là dove una mano ti prende e ti conduce verso la vittoria senza fine. (m.s.)