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Milano

«È il tempo in cui ciascuno
deve autoesporsi»

Un’affollata platea, composta in buona parte di giovani, ha assistito al Mi.Co al dibattito sui contenuti del Discorso alla città, concluso dall’intervento dell’Arcivescovo sull’importanza della testimonianza dell’impegno nella Chiesa e nel mondo

di Pino NARDI

10 Dicembre 2013

«È il tempo in cui ciascuno deve autoesporsi». Il cardinale Angelo Scola sta terminando il suo secondo giro di interventi nel dibattito promosso lunedì 9 dicembre al Mi.Co di Milano per discutere, insieme ai suoi ospiti moderati dalla giornalista Ilaria D’Amico, i contenuti del Discorso alla città, raccolto nel volume Cosa nutre la vita? Expo 2015, edito dal Centro Ambrosiano.

Di fronte a un’affollata platea, composta in buona parte di giovani, l’Arcivescovo invita alla testimonianza e all’impegno nella Chiesa e nel mondo. In particolare «a darsi tutti da fare» in una politica che «da troppo tempo è incartata». A partire dai «corpi intermedi e dalla realtà delle province», dove ancora oggi «si vede quella che fu la forza della politica fino ai primi anni Settanta, quando decine di migliaia di amministratori gestivano il Paese gratuitamente». Dunque, la gratuità nell’impegno politico, un tema che raccoglie il grande disagio espresso oggi dall’opinione pubblica nei confronti dei politici. Un valore antico, ma sempre moderno ed efficace, per costruire una politica buona, perché se manca la gratuità si rende «asfittica la democrazia». «Diritti, doveri e leggi sono tutti e tre da tenere insieme».

Massimo Franco, editorialista del Corriere della sera, sottolinea che la «tecnocrazia è la malattia senile della democrazia. E oggi l’altra malattia sono i populismi, la cultura della scorciatoia, che sottovaluta molto i doveri. Fenomeni verso i quali bisogna stare molto atttenti». Un passaggio critico di Franco anche verso «la Chiesa protagonista un po’ afona, dalla quale ci si aspettava indicazioni più chiare, e che manifesta invece un ritardo culturale rispetto alla fine della guerra fredda».

Una provocazione accettata da Scola, che invita a guardare non solo alla Chiesa come gerarchia: «Siamo stati tutti noi fedeli cattolici europei colpiti da una certa afonia, a partire da noi vescovi. Siamo figli della modernità e risentiamo di questo. Le tre malattie (intellettualismo, dottrinalismo e concettualismo) hanno portato a sottostimare le esperienze di un popolo cristiano commosso per il dono ricevuto».

Al centro del dibattito è stato l’Expo e il contributo decisivo che potrà venire da e per Milano. Mette in guardia il Cardinale: «Se concepiamo l’Expo solo in termini tecnocratici, ma non affrontiamo il tema educativo, la possibilità di un nuovo rinascimento per Milano andrà perduta». Lo rassicura Giuseppe Sala, commissario unico delegato del governo e amministratore delegato di Expo 2015 Spa: «Primo scopo dell’Expo sarà la conoscenza, promettiamo di fare tutto il possibile per accompagnare il rinascimento di Milano». E annuncia che 800 giovani saranno assunti con contratti temporanei, a tempo determinato e in stage. Inoltre tantissimi volontari faranno questa esperienza per inserirsi in ambienti internazionali, oltre a 150 detenuti che verranno impegnati in varie forme.

La centralità della questione educativa è affrontata anche da Simona Beretta, docente di Politica economica in Cattolica, a partire dalla formazione di nuove leve che abbiano un approccio non tecnocratico nell’economia e nella finanza.

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