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25 gennaio

Gallarate, uno stile di fraternità
che genera carità

Monsignor Ivano Valagussa, responsabile della Comunità pastorale San Cristoforo, presenta la visita dell'Arcivescovo nella parrocchia di Santa Maria Assunta, dove presiederà la celebrazione eucaristica delle 10.30

di Cristina CONTI

23 Gennaio 2015
Don Ivano Valagussa

Domenica 25 gennaio il cardinale Scola sarà in visita pastorale alla parrocchia di Santa Maria Assunta a Gallarate (Va), in piazza della Libertà. Alle 10.30 c’è la celebrazione eucaristica, al termine è previsto l’incontro con i sacerdoti del decanato. Quali i problemi e i tratti distintivi di questa realtà? L’abbiamo chiesto a monsignor Ivano Valagussa, responsabile della Comunità pastorale San Cristoforo, di cui la parrocchia fa parte.

Come siete organizzati?
La Comunità pastorale è nata nel 2007 e inizialmente era formata da tre parrocchie: Santa Maria Assunta, Madonna della Speranza ai Ronchi e San Paolo Apostolo; dal 2011 comprende anche quella di San Giorgio a Cedrate, per un totale di 23-24 mila abitanti. È un cammino impegnativo perché queste realtà sono molto diverse tra loro. Ma c’è condivisione dei doni, delle capacità e della creatività. Stiamo puntando molto sulla formazione degli adulti, che devono essere in grado di dare ragione della propria fede. I sacerdoti presenti sono in tutto otto: alcuni sono solo residenti, altri hanno anche incarichi pastorali. Qui si trova anche un gruppo di monache Benedettine di clausura, segno della dimensione spirituale che richiama il primato di Dio nella nostra vita, e uno di suore Canossiane, che prima avevano una scuola oggi diventata un pensionato per ragazze venute in città a lavorare. Ci sono otto gruppi di famiglie che si ritrovano periodicamente per la formazione e per animare la Comunità pastorale. Comunicare la fede ai giovani oggi è un compito impegnativo e per questo è importante essere presenti dove ci sono i giovani. Cerchiamo poi nuove proposte e nuovi linguaggi per coinvolgere i ragazzi.

Ci sono molti immigrati?
Sì, la loro presenza è piuttosto ampia. Si tratta soprattutto di persone di religione islamica, provenienti in particolare dal Pakistan. La scelta di questo momento per la visita pastorale, alla luce dei recenti fatti di Parigi, è dunque sicuramente significativa. Da noi il problema dell’integrazione è emerso da tempo, anche sotto il profilo del dialogo interreligioso. Il 10 gennaio abbiamo organizzato una marcia per la pace, frutto di un lungo percorso di incontri per conoscerci reciprocamente, formare la comunità e camminare insieme: hanno partecipato tra le 2.500 e le 3 mila persone, tra cui italiani e islamici, oltre alle autorità civili.

La disoccupazione è molto alta?
Abbastanza, soprattutto quella giovanile. In questo momento è importante ridare identità alla città: per molti anni qui è stato forte il settore manifatturiero e immobiliare, oggi bisogna cercare nuove strade per la convivenza civile e il bene comune. Nel nostro territorio ci sono diverse realtà caritative che vengono incontro ai problemi legati alla crisi economica. Una mensa per i poveri, chiamata “Ristoro del buon samaritano”, ospita circa cinquanta persone ed è aperta tutti i giorni della settimana. La Caritas di Gallarate, poi, insieme a quella diocesana e al Comune, apriranno a maggio la “Casa di Francesco” per aiutare chi non ha un alloggio (dalle persone che si fermano in città per qualche giorno e non sanno dove andare a dormire fino agli sfrattati). Sono a disposizione anche una lavanderia e un piccolo ambulatorio della Croce Rossa per le urgenze. È un esempio positivo di sinergia di forze, che muove molti volontari e che testimonia uno stile di accoglienza, ascolto dei problemi e fraternità.

Per gli anziani ci sono attività particolari?
Il Movimento della Terza età e l’Azione Cattolica sono molto attenti a promuovere attività di formazione e di creatività. Anche questa infatti è un’età di incontro, di crescita e di ricerca spirituale e culturale. In città c’è anche il “Melo”, una casa di riposo che favorisce l’incontro tra le generazioni e che ha un’università per anziani in cui convergono diverse iniziative della parrocchia.