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Testimonianze

I giovani danno voce alla passione sportiva

Introdotti da don Massimo Pirovano, i giovani che animeranno la serata del 22 gennaio esprimono alcune loro considerazioni sullo sport e sulla vita

18 Gennaio 2018

«Una serata speciale, per incontrare testimonianze di donne e uomini di sport, anche al più alto livello agonistico. Esprimere sensibilità, questioni, dubbi e critiche emerse nell’approccio con l’esperienza sportiva. Far sentire la propria voce in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, che metterà a tema proprio i giovani». Così don Massimo Pirovano, responsabile del Servizio diocesano per i giovani e l’università, presenta «Giovani, passione sportiva», l’appuntamento in programma lunedì 22 gennaio, alle 21, presso il Centro ambrosiano di via Sant’Antonio 5.

Insieme a tanti altri, l’anima della serata saranno cinque giovani, a cui è stato chiesto di esprimere alcune riflessioni.

Juri: «Ho incontrato Gesù grazie alla pallavolo»

«Vivo il mondo della pallavolo, nelle Polisportive Giovanili Salesiane, a 360 gradi: da giocatore, da allenatore, da dirigente e da arbitro. Tutta questa passione nasce perché è grazie alla pallavolo che ho incontrato Gesù! In vista del prossimo Sinodo sui giovani, il Papa ci chiede di far sentire la nostra voce: credo sia una proposta davvero sfidante e coinvolgente. Sappiamo tutti che oggigiorno spesso noi giovani siamo demonizzati, accusati di vacuità, inchiodati per i nostri scivoloni della giovane età. La Chiesa, invece, vuole cambiare atteggiamento, vuole tornare a investire su di noi, a darci fiducia, a dare credito alla nostra giovane e dinamica esistenza, perché questa non si perda “in vite mediocremente pareggiate, ma si spenda per ciò che davvero vale e dura per sempre, cercando la vittoria, sempre!” [Papa Francesco all’incontro col Csi in Piazza San Pietro, 7 giugno 2014]».
Juri Zanchi, 24 anni, Vignate (Milano), laureando magistrale in filosofia

Giacomo: «Mostriamo la bellezza dello sport»

Il 22 gennaio si parla di sport! Quanto è importante per noi? Quanto è importante in un percorso di vita? La Chiesa se lo chiede, si interroga e lo domanda proprio a noi. Penso che questa serata sia una grande occasione per dimostrare che lo sport è palestra di vita vera, è un linguaggio importante da parlare nella comunità educante, è formativo ed educativo! E c’è solo un modo per farlo: raccontare le nostre esperienze. Molti giovani giocano, altri allenano, ma tutti vivono la stessa bellezza dello sport ed è questo che mi aspetto dalla serata: che i giovani mostrino tutta la bellezza dello sport».
Giacomo Crippa, 29 anni, presidente del Gruppo Sportivo Paina 2004

Luca: «Quelli che fanno la differenza»

«Ciò che mi affascina di più dello sport sono le storie legate agli sportivi, quelle storie che permettono alle persone di avere la motivazione che poi porterà loro a sfondare i più grandi traguardi. Persone quali Michael Jordan, Ayrton Senna, Gilles Villeneuve, Niki Lauda, George Best, Julio Velasco non sono solo sportivi che hanno vinto, ma sono state anche persone capaci di motivare chi ha avuto occasione di osservarli, ascoltarli o, come me, documentarsi. Essi hanno dimostrato di valere e di poter fare la differenza nello sport come nella vita». Spesso ho sentito dire: “Tutti sono uguali davanti al mister”. Per un discorso di uguaglianza e di giustizia, forse, ma ciò che fa veramente fa la differenza nello sport, per me, è capire che così non è. Ognuno ha bisogno di un approccio che probabilmente sarà efficace solo con il singolo e non con altri. È proprio il rapporto umano tra istruttore e giocatore ciò che, tra qualche anno, spingerà quest’ultimo a venirti incontro e a chiederti “Ciao, come stai?” piuttosto che dirti un “Ciao” fugace da lontano».
Luca Rizzo, 27 anni, laurea in Sciences of Architecture, istruttore presso Centro Schuster

Giorgia: «Aprire le porte allo sport femminile»

«Amo viaggiare, adoro lo sport e da ragazza ho scelto il calcio. Ho iniziato giocando in casa con mio nonno, usando la porta del bagno come porta da calcio e lui come portiere. I grandi sogni coltivati nel corridoio della casa dei nonni, però, sono sempre rimasti lì dentro, perché il mondo dello sport e della società in generale non è mai stato molto accoglienti verso le donne impegnate nel calcio. Lo sport mi ha salvato laddove la vita ha mancato, e quello che chiedo alla Chiesa oggi è di farsi profetica e aprire, più di altri luoghi, uno spazio per qualsiasi sport al femminile, dove non ci siano pregiudizi ma passione educativa e sportiva».
Giorgia Magni, 35 anni, consigliere provinciale del Csi Milano e responsabile delle Politiche Sociali, particolarmente delle attività sportive nelle carceri

Andrea: «Trasmettere quello che si è ricevuto»

Nello sport c’è spazio per ogni persona e ciascuno può dare qualcosa di suo. Allo sport posso dare gli insegnamenti che ho ricevuto dai miei allenatori. Allo sport offro le mie capacità che sviluppo nel lavoro: organizzazione e gestione delle risorse. La cosa principale che bisogna donare allo sport è la passione e la voglia di divertirsi. Con lo sport posso far crescere ragazzi/e che sappiano vivere sereni con la consapevolezza che nella vita ci sono difficoltà, ma non per questo bisogna essere infelici».
Andrea Salezze, 28 anni, dottore commercialista, giocatore di calcio, allenatore a calcio e pallavolo e direttore sportivo.