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21 luglio

I Maroniti e gli ambrosiani celebrano San Charbel con l’Arcivescovo

Alle 11 nella chiesa di Santa Maria della Sanità la Messa nella festa del monaco libanese elevato agli altari da Paolo VI. «Una devozione presente anche a Milano», spiega don Assaad Saad, che guida la comunità

di Claudio URBANO

19 Luglio 2019
La chiesa di Santa Maria della Sanità (foto Giovanni Dall'Orto)

Immaginate di trasferirvi all’estero. Dopo qualche domenica, tra i luoghi che cercherete, molto probabilmente ci sarà una chiesa in cui non solo partecipare alla Messa, ma anche sentirvi a casa insieme a chi parla la vostra stessa lingua.

A Milano i fedeli di lingua araba hanno come punto di riferimento la chiesa di Santa Maria della Sanità nella centralissima via Durini, affidata nel 2016 dal cardinale Angelo Scola alla Chiesa libanese maronita, nata nel quarto secolo dalla comunità riunitasi attorno al monaco Maroun (poi San Marone) ad Antiochia, nel nord del Libano, e da sempre unita alla Chiesa di Roma. Ma il patrono dei tempi moderni per la Chiesa maronita è indubbiamente San Charbel Makhluf, monaco taumaturgo libanese del XIX secolo, elevato agli altari da Paolo VI.

In occasione della sua festa liturgica – che nel calendario romano cade il 24 luglio -, domenica 21 luglio, alle 11, anche l’Arcivescovo di Milano assisterà alla Messa celebrata nella chiesa della comunità maronita. Certamente non saranno presenti solo i cristiani di origine libanese, molti dei quali sono arrivati in Italia negli anni della guerra civile in Libano. Don Assaad Saad, che guida la comunità, tiene a sottolineare che in questa chiesa tutti si sentono a casa, a partire dai cristiani del Medio Oriente, che qui trovano l’unica comunità in cui si parla arabo, così come è in arabo parte della liturgia.

«Durante la Messa utilizziamo tre lingue», spiega don Saad: il foglietto ha il testo in italiano e in arabo, mentre la consacrazione ha mantenuto la formula in aramaico, la lingua parlata da Gesù. «Anche se per qualcuno il rito è leggermente diverso da quello a cui era abituato magari in Siria o in Iraq, ciò che conta è trovare una comunità accogliente, in cui ciascuno si sente a casa propria», sottolinea don Saad, ricordando le diverse provenienze e tradizioni cristiane dei fedeli che frequentano la sua parrocchia: «Tra la nostra gente, oltre ai maroniti, ci sono i libanesi melkiti, gli ortodossi di lingua araba, i libanesi di rito latino, i siriani (aumentati molto in questi ultimi anni di guerra). Qui parliamo più italiano che arabo, e tanti sanno l’italiano molto meglio di me; ma chi è di lingua araba sente questa non come una qualsiasi altra parrocchia ambrosiana, latina, ma come la propria chiesa, in cui non è semplicemente un ospite».

Nella celebrazione di domenica, come del resto durante l’anno, non mancheranno neanche gli italiani. Sono stati anzi proprio i fedeli ambrosiani a sorprendere don Saad quando nel 2016, appena arrivato, ha voluto celebrare la festa di San Charbel. «Non so come sia successo, ma quel giorno la chiesa era piena – ricorda don Saad -. Così ho scoperto che questa devozione c’è anche da voi. Ora la chiesa si riempie ogni 22 del mese, quando celebriamo una Messa in onore di San Charbel: la data ricorda la guarigione di una donna libanese, avvenuta il 22 gennaio 1993 per intercessione del Santo. In quest’occasione distribuiamo l’olio benedetto alla tomba del Santo in Libano, olio che poi viene utilizzato per la benedizione degli infermi».

Naturalmente le diverse famiglie della comunità vivono spesso molto distanti da questa chiesa nel centro di Milano, molte anche in provincia. Così le iniziative sono anche itineranti. «Nel mese mariano abbiamo affidato la statua della Madonna Pellegrina ogni settimana a una famiglia diversa, da cui ci trovavamo poi per il rosario – spiega don Saad -. Da Magenta ad altre città, ci trovavamo in casa anche in 20 persone»

Domenica il ritrovo sarà ancora una volta nella chiesa di via Durini, dove i fedeli ambrosiani potranno incontrare i loro amici delle antiche Chiese orientali. 

Il rito

Il rito cristiano-maronita (il più semplice tra quelli orientali) ha elementi di somiglianza a quello cattolico. Tra le particolarità c’è l’utilizzo dell’aramaico (la lingua di Gesù) nelle formule d’invocazione dello Spirito Santo sul pane e il vino e nella consacrazione. Alcune parti della Messa sono in arabo, e questo porta la Comunità maronita a essere la parrocchia di tutti i cristiani di origine medio-orientale presenti in città (iracheni, siriani, turchi...).