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La storia

Il Beato Vergara
e il suo legame con la Diocesi

Beatificato il 24 maggio, il missionario del Pime - nativo di Frattamaggiore e morto martire in Birmania nel 1950 - fu ordinato prete dal card. Schuster nel 1934 a Bernareggio

5 Giugno 2014

Sabato 24 maggio, nella Cattedrale di Aversa, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha presieduto il rito di beatificazione di padre Mario Vergara, missionario del Pime, e del catechista Isidoro Ngei Ko Lat, morti martiri a Shadaw (Birmania) nel 1950.

Nato a Frattamaggiore il 18 novembre 1910, padre Vergara ha un legame con la Chiesa ambrosiana. Infatti, dopo aver studiato per un anno (1929) al Seminario del Pime di Monza, terminata la teologia fu ordinato suddiacono a Sovico il 5 agosto 1934 e prete dal Beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster il successivo 26 agosto nella chiesa di Bernareggio.

Lo rileva monsignor Bruno Maria Bosatra, responsabile dell’Archivio Storico Diocesano, che nel Registro delle Ordinazioni conservato presso l’Archivio ha rinvenuto la pagina attestante il suddiaconato e il presbiterato di padre Vergara. «Le agende del segretario del Cardinale – precisa Bosatra – confermano puntualmente quanto attestato nel predetto Registro». I documenti sono allegati nel box in alto a sinistra.

«Zelante missionario tra le popolazioni della Birmania»: così monsignor Bosatra definisce padre Vergara, che partì per le missioni del Pime in quella terra subito dopo l’ordinazione, nel settembre del 1934. Lì collaborò alle attività missionarie già avviate e iniziò lo studio delle lingue e dei costumi delle popolazioni che doveva assistere ed evangelizzare. Assicurò a tutti i villaggi a lui affidati la catechesi e la celebrazione dei sacramenti e istituì varie attività di formazione e assistenza: organizzò un orfanotrofio per 82 bambini e praticò un’efficace medicina empirica, che agli occhi della popolazione appariva miracolosa.

Durante la seconda guerra mondiale fu internato nei campi di concentramento inglesi in India. Alla fine della prigionia, per qualche tempo a Bombay fu cappellano dei soldati italiani in attesa di rimpatrio. Tornò in Birmania nell’autunno del 1946 e venne inviato sui monti della Cariania, dove portò la catechesi nei villaggi e costruì dispensari e luoghi di assistenza. In questa opera fu aiutato da alcuni catechisti, tra i quali il giovane Isidoro Ngei Ko Lat.

Dopo l’indipendenza della Birmania nel 1948, i luoghi in cui operava padre Mario divennero teatro di scontri armati tra gruppi locali, alcuni dei quali fortemente anti-cattolici. In questo contesto, il 25 maggio 1950 padre Vergara coronò la sua opera evangelizzatrice venendo barbaramente trucidato insieme a Isidoro Ngei Ko Lat. Il suo corpo, chiuso in un sacco, fu abbandonato alla corrente del fiume Salwen.