Sirio 26-29 marzo 2024
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Caritas Ambrosiana

“Il contagio della speranza”, in Lombardia oltre 27 mila pasti nelle mense dei poveri

I primi risultati di uno sforzo comune che unisce persone di ogni credo. Il programma di aiuti da 4 milioni di dollari, sostenuto dal governo Usa, proseguirà in novembre

3 Novembre 2020
Un volontario

In soli quattro mesi il progetto “Il Contagio della Speranza” ha dato accoglienza a 134 senza tetto, ha offerto il servizio di docce a 2.902 persone, ha distribuito 27.816 pasti nelle mense dei poveri e 2.559 kit per l’igiene personale. Ha finanziato le tessere impiegate dalle famiglie in difficoltà per fare la spesa negli Empori della Solidarietà di Caritas Ambrosiana per una cifra complessiva di 36.264 euro e presso i supermercati per una cifra di ulteriori 14.300 euro. Inoltre ha permesso di sanificare 83 strutture tra cui centri diurni e uffici e adeguare alle normative sanitarie 7 rifugi temporanei e 10 centri alternativi  dedicati alla quarantena di pazienti, medici e infermieri. 

Nato per rispondere all’emergenza sanitaria provocata dal diffondersi del Coronavirus in Lombardia e far fronte alle conseguenze sociali del lungo isolamento necessario per contenere la pandemia, il programma di aiuti è partito nel mese di maggio e proseguirà fino a novembre, grazie al finanziamento di 4 milioni di dollari offerto da Usaid (United States Agency for International Development) a una rete di enti caritativi religiosi di differenti credi e confessioni: le Caritas di cinque diocesi lombarde (Milano, Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona), Opera San Francesco per i poveri, la Diaconia Valdese, e l’Islamic Relief.

L’intervento, sotto la regia di Crs (Catholic Relief Services) e Caritas Ambrosiana si sviluppa sia sul fronte sociale sia su quello sanitario. Da un lato fornisce servizi essenziali a gruppi e soggetti a rischio. Dall’altro sostiene le strutture ospedaliere attraverso l’affitto di sistemazioni di emergenza per pazienti affetti da Covid 19 e per il personale medico. 

«I nostri partner hanno svolto un lavoro eccezionale aiutando le persone più colpite dalla pandemia. Siamo grati a loro e al governo degli Stati Uniti per il lavoro che continuano a svolgere mentre gli italiani, come tutti noi, stanno ancora combattendo contro il virus», ha sottolineato Kevin Hartigan, Direttore Regionale per il Medio Oriente, Europa e Asia Centrale di CRS.

«L’emergenza sanitaria si è presto trasformata in un’emergenza sociale che ha colpito proprio i più deboli. Questo progetto ci permette di dare una risposta immediata su entrambi i fronti aperti dalla pandemia, consentendoci come, ci sollecita Papa Francesco, «a non lasciare indietro nessuno – sottolinea Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana -. Voglio in particolare esprimere la mia gratitudine a nome di tutta la Diocesi nei confronti dei nostri amici americani. Abbiamo apprezzato il loro aiuto tanto più ora sapendo quanto la pandemia stia colpendo duramente anche il loro paese».

«Mentre l’Italia, insieme al resto del mondo, continua a combattere la pandemia Covid 19, gli Stati Uniti sono orgogliosi di fornire finanziamenti a Catholic Relief Services e Fondazione Caritas Ambrosiana per il progetto Contagion of Hope. Questo programma consentirà l’accesso a centri di accoglienza, consentirà la sanificazione delle strutture, l’apertura di servizi docce e lavanderie, e permetterà la distribuzione di forniture igienico-sanitarie e generi di prima necessità alle persone in Italia più colpite dalla pandemia. Le organizzazioni religiose come Catholic Relief Services e Fondazione Caritas Ambrosiana sono partner efficaci e affidabili, ispirati da un senso di scopo e dedizione volto ad aiutare i più bisognosi», ha affermato Callista L. Gingrich, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede.

Come funziona

Sul fronte sanitario, il progetto permette di offrire ai pazienti in via di guarigione strutture di accoglienza protette, pasti, pulizia delle camere e altri servizi. Inoltre messi a disposizione di  medici e infermieri dormitori o camere d’albergo nei pressi dei nosocomi dove operano per permettere loro di riposare tra un turno e l’altro, riducendo così la possibilità di esposizione al virus per loro e le loro famiglie. Ciò ha consentito, in particolare nella fase più acuta del contagio, alle strutture ospedaliere di liberare posti letto per i nuovi pazienti e, in generale, di implementare le propria capacità di risposta.

Sul fronte sociale, il programma ha aiutato i partner ad adottare misure sanitarie standard anti Covid in 17 strutture di accoglienza che gestiscono. Tali misure vanno dall’allestimento di camere in cui i soggetti sintomatici possono auto-isolarsi alla disinfezione degli spazi comuni, dalla fornitura di servizi di lavanderia ai controlli sanitari giornalieri per gli ospiti. In questo modo è stato possibile continuare a tenere aperti dormitori e centri di accoglienza anche nel periodo in cui il virus circolava più diffusamente tra la popolazione, consentendo così di continuare a offrire servizi essenziali a senza tetto e persone più deboli che sono anche i soggetti più esposti al contagio, salvaguardando la salute loro, degli operatori e dei volontari che se ne prendono cura.

Inoltre, l’intervento implementa i servizi di distribuzione di aiuti alimentari, rispondendo all’aumento di richieste provenienti da famiglie che hanno visto una drammatica riduzione dei propri redditi proprio a causa del lockdown. Più precisamente, sono state potenziate tutte le diverse forme di sostegno alimentare sul territorio: dall’offerta di pasti nelle mense alla consegna a domicilio di pacchi viveri per anziani, malati cronici, disabili, fino alla diffusione di buoni per l’acquisto di generi alimentari essenziali presso i punti vendita ed empori.