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Milano

Il Duomo, simbolo e segno
delle pietre vive della nostra storia

Il cardinale Scola ha inaugurato e benedetto il nuovo Grande Museo del Duomo. All’evento presenti le massime autorità locali e rappresentanti della società civile e del mondo della cultura

di Annamaria BRACCINI

4 Novembre 2013

Il Duomo che non è solo un monumento, ma una realtà viva, luogo che, appunto, ospita la comunità di “pietre vive” dei credenti e dove anche il marmo delle statue, delle mille meraviglie architettoniche e artistiche della Cattedrale, è una realtà che si potrebbe dire, “respira”.  

La riflessione del cardinale Scola che inaugura, con il taglio dl nastro, il nuovo grande Museo del Duomo parte da qui, dal significato profondo e in qualche modo unico di questo splendido Museo restaurato e ampliato che racconta sei secoli di storia religiosa, anzitutto, come è ovvio, ma anche civile, sociale di Milano, della diocesi Ambrosiana e di tutto il territorio.

L’Arcivescovo arriva nei locali della bella struttura – l’ingresso è dal complesso di Palazzo Reale – appena conclusa la Celebrazione del Pontificale del copatrono della Diocesi, San Carlo Borromeo: e anche questo è, ovviamente, un segno della continuità della vicenda ecclesiale nella vicenda millenaria della Milano cristiana. Dalla Cattedrale che prende il nome appunto, dalla Cathedra, il seggio da cui il Vescovo impartisce il suo magistero, nasce, infatti, il Museo che ne narra la storia attraverso l’arte. Da qui l’augurio dell’Arcivescovo, «che i due elementi siano tenuti insieme e questo ci permetta anche di ringraziare tutti coloro che ci hanno preceduti, i padri e i padri dei nostri padri e tutto il popolo anche il più umile che, nei secoli, ha voluto partecipare a questa grande edificazione. È molto bello che anche oggi ciò continui attraverso una partecipazione vissuta e comunicata».

Il Museo, chiuso dai primi mesi del 2005, riapre quindi i battenti – da giovedì 7 novembre sarà visitabile per il pubblico – nelle sue 26 sale, due chilometri e mezzo di percorso espositivo, più la cosiddetta Sala delle Colonne. Dove, appunto, prendono la parola le massime autorità locali e l’Arcivescovo dopo la benedizione degli ambienti, significativamente avvenuta nella sala dove sono conservate le preziosissime croci di Chiaravalle, di Ariberto e la coperta dell’Evangeliario sempre di Ariberto. E già le parole della preghiera di benedizione, composta per l’occasione, danno il senso dell’eccezionalità della restituzione al mondo di quest’opera museale  “segno di fede, del multiforme ingegno e della generosità del popolo, scrigno di bellezza nel cuore di questa città”.

Poi, dopo la visita attenta, sala per sala, nella quale il progettista, l’architetto Guido Canali, ha illustrato all’Arcivescovo le singole opere e il percorso complessivo, si giunge, appunto, alla storica Sala delle Colonne – e qui il mutamento, rispetto al passato, è davvero straordinario – quasi a emblema dell’intero cambiamento del Museo.

Il presidente della Fabbrica del Duomo, Angelo Caloia, nota, «Tra i 15 cantieri aperti in Duomo, il riallestimento dell’Archivio della Cattedrale (riaperto nel pomeriggio), la sua digitalizzazione che dovrebbe compiersi in due anni, e questa grande inaugurazione, diamo il nostro contributo alla storia splendida e a quest’avventura che è, da sei secoli, il ’sistema Cattedrale’».

“La nuova realtà che viene oggi proposta dalla Fabbrica a tutta la Chiesa ambrosiana e all’intera città ha un profondo significato”, dice, subito il Cardinale, «Per i fedeli ambrosiani, per credenti di diverse fedi e religioni, per i non credenti e le persone con visioni culturali diverse, per tutti il Duomo rappresenta un centro. Mi auguro che da questo percorso possa trarre grande giovamento tutta la realtà educativa italiana e internazionale, e sarà molto importante accompagnarvi i giovani e i ragazzi: per loro  potrà essere per loro una straordinaria occasione didattica. Abbiamo benedetto questa struttura, seppure civile, perché il riferimento a Dio che attraversa ognuno delle migliaia di repertì esposti, è un’occasione straordinaria per avvicinarsi, attraverso al bello, al bene e al vero. Se ci si ferma solo all’estetismo non si arriva fino al cogliere il vero, né il bello raggiunge il suo autentico scopo. L’augurio è di mettersi in gioco anche in questo contesto».

E di bellezza parla anche il sindaco Pisapia: «Non è così scontato per persone che hanno fedi e idee differenti, trovarsi insieme a festeggiare un grande museo che narra oltre sei secoli di storia. É un dono e un risultato al di ogni aspettativa, enorme, ed è ancora più importante in questo momento in cui occorre rilanciare, insieme, Milano, nel lavoro, nei commerci, nell’economia. È giustamente chiamato ’grande’, perché questa realtà eccelle ed è, sarà, alla pari dei grandi Musei di Milano. È un gioiello che dobbiamo arricchire, prima e dopo l’Expo. Questo è l’impegno della nostra amministrazione e di tutti coloro che vogliono bene a questa città».

Per il governatore Roberto Maroni è una storia secolare fatta di arte, di ingegno e di devozione. «Per questo motivo – continua – la Regione è stata impegnata a contribuire con un accordo di programma per il restauro e la valorizzazione della Cattedrale, con la Veneranda Fabbrica, il Ministero, la Soprintenza, il Comune, la Provincia di Milano, Italia Nostra».

E se in arrivo sono un milione e mezzo di euro, cui potranno aggiungersi altri risorse derivanti da un bando per i restauri del Duomo, la speranza è che anche lo Stato e il Parlamento facciano la loro parte.

«Milano nei prossimi mesi avrà un ruolo straordinario, sarà la capitale d’Europa, avremo gli occhi del mondo su di noi, non possiamo mancare questa occasione e non la mancheremo».

Aggiunge, da parte sua il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, «Sappiamo che i momenti non sono facili, ma questo è un segno di speranza e un impegno formidabile, anche in vista di Expo, per questo ci sentiamo impegnati a dare il massimo».  

E proprio dal Commissario delegato dal Governo per Expo 2015, Giuseppe Sala, vengono due proposte operative. La prima è un promessa, spiega: «Chiederemo ai Paesi partecipanti di adottare un Guglia, segno del loro passaggio: La seconda è una proposta, personale – aggiunge –: l’idea di un nuovo ascensore esterno che permetta alla gente di ammirare la città dall’alto. Sarebbe davvero molto bello».

Bello come l’intero Museo, il suo Archivio, inseriti in un’unicità che è un insieme con al centro, nel suo cuore pulsante, il Duomo. Quella meravigliosa Cattedrale che il mondo ci invidia, “con il freddo del marmo sotto i piedi, la luce suggestiva che filtra”, raccontata anche attraverso la musica composta per il video-mapping “History that made History”, che ripercorre la storia dalla morte di Cristo alla promulgazione dell’Editto di Milano nel 313, proiettato in serata, tra le navate, come conclusione di un giornata che passerà alla storia.