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Il fenomeno dell’associazionismo FAMIGLIA, CAPITALE SOCIALE

9 Ottobre 2007

Elisabetta Carrà è docente del Centro Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica e co-autrice del volume “Le parole della famiglia”, edito da Vita e Pensiero. Con lei abbiamo discusso della vitalità dell’istituto familiare, soprattutto nella sua capacità di inventare risposte nuove ai bisogni della società.

di Stefania Cecchetti

Universo famiglie in fermento: cresce il numero di associazioni, gruppi e reti di famiglie. Unico comun denominatore? L’utopia, potremmo rispondere. Il desiderio di fare qualcosa di concreto per cambiare il mondo. A partire dal desiderio di aprirsi all’adozione e all’affido, per finire con la ricerca di stili di vita alternativi. Cosa c’è alla base di questo movimento, che sembra oggi più fervido che mai? Ne abbiamo parlato con Elisabetta Carrà, docente del Centro Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica e autrice della voce “associazionismo familiare” nel volume “Le parole della famiglia”, edito da Vita e Pensiero.

Il mondo delle famiglie è in fermento sotto diversi punti di vista. Questa vitalità è indice che qualcosa nella società lascia insoddisfatte le famiglie?
Non si tratta, secondo me, di un rinnovamento interno alla famiglia. La famiglia ha avuto sempre, ora più ora meno, la tendenza a rispondera ai propri bisogni attraverso la solidarietà e il lavoro in rete con altre famiglie. La vera differenza è che mentre prima avveniva a livello più informale, adesso queste forme sono più visibili e acquistano nuova dignità.

A cosa è dovuta la maggior visibilità di questi movimenti?
C’è stato un maggior riconoscimento, da parte degli amministratori pubblici, del ruolo della famiglia, della sua capacità di auto-organizzarsi e di rispondere in modo autonomo e flessibile ai propri bisogni. Il sistema di Wealfare, attraverso una visione più sussidiaria, sta finalmente riconoscendo il valore e l’importanza della famiglia anche come soggetto “erogatore” di servizi fondamentali per la persona. Questo si è tradotto in leggi, sia di livello nazionale che regionale, che hanno dato vigore e nuova stabilità alle forme solidaristiche informali. Ecco allora le reti di muto-aiuto che si sono trasformate in associazioni, oppure le comunità familiari che sono uscite dall’ombra perché sono diventate referenti istituzionali per interventi quali l’affido di minori. Le politiche sociali stanno sperimentando soluzioni molto più personalizzate, che fanno leva su modelli che solo la famiglia è capace di mettere in atto.

Questo forse vale meno per le associazioni e i gruppi che propongono modelli economici e stili di vita alternativi…
Sì, anche perché quello è un fenomeno che riguarda meno specificamente la famiglia, ma più in generale il mondo del volontariato e della solidarietà che, nell’epoca della globalizzazione, ha individuato negli stili di vita un ambito nuovo di intervento. Più in generale, possiamo dire che anche nel campo del volontariato e della solidarietà c’è stato un progressivo spostamento verso stili più familiari, con un passaggio da un’idea di assistenzialismo puro a una in cui i soggetti vengono coinvolti più attivamente e resi partecipi. Un modo di agire improntato alla reciprocità, che è tipico della famiglia. Un esempio è quello della legge regionale lombarda numero 23/99, che promuove il volontariato capace di agire in modo “familiare”.

Tutte le spinte che muovono la famiglia possono agire in qualche modo sulla società, cambiarla davvero, oppure rimangono esperienze isolate?
Per capire il fenomeno dell’associazionismo familiare è essenziale far riferimento al concetto di capitale sociale, tanto richiamato negli studi sociologici. La famiglia è un soggetto che genera capitale sociale, soprattutto nel momento in cui si apre all’esterno, anche in relazioni formali come le associazioni. È naturale che questa apertura deve essere reale, cioè i soggetti coinvolti devono avere coscienza di poter avere un peso nella società. Un caso tipico è quello del Forum delle associazioni familiari: associazioni familiari di diverse natura che si sono messe in rete anche per rivendicare e ottenere reali cambiamenti della società.

Qual è il legame fra il mondo dell’associazionismo familiare e il mondo cattolico?
La correlazione è molto stretta: c’è ancora una netta prevalenza della matrice solidaristica cattolica in queste formazioni.