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Il Forum visto dagli islamici DESTINATI A COSTRUIRE UNA SOCIETÀ COMUNE

31 Marzo 2006

Secondo Muhammad Danova, responsabile della Casa della Cultura Islamica di via Padova, il futuro del dialogo interreligioso sta nei bambini, che stanno insieme nelle stesse scuole e partecipano alla vita sociale della città: non è ammissibile che ognuno viva nel suo mondo chiuso, dobbiamo tutti collaborare e contribuire con le nostre ricchezze, perché ognuno ha qualcosa da dare.

di Rosangela Vegetti

Da parte islamica è la Casa della Cultura Islamica di via Padova che ha sottoscritto lo statuto del Forum delle Religioni. Ne abbiamo parlato con Muhammad Danova che ne è il responsabile.
Quale è stato il cammino di preparazione da parte islamica al Forum delle religioni a Milano?
Il cammino del dialogo interreligioso è iniziato un po’ di tempo fa. Mi ricordo quando l’amico don Giampiero Alberti veniva a trovarci e a incontrarci soprattutto nelle cerimonie del Ramadan o della Mensa del sacrificio, e così prima è nata un’amicizia personale e occasionale e poi si è voluto rafforzare questa nostra conoscenza. Abbiamo deciso di incontrarci come Centro della Cultura Islamica e la Diocesi presso il CADR (Centro Ambrosiano di documentazione per le religioni). Così abbiamo conosciuto anche don Bottoni e altri componenti della diocesi di Milano. I nostri incontri sono proseguiti e la tavola rotonda si è arricchita di altre presenze, come gli ebrei e i buddisti. A un certo punto si è pensato di creare una realtà più adeguata alla crescita della anche immigratoria della città di Milano. La nostra partecipazione è stata assidua perché crediamo a questo incontro, a questo messaggio che dobbiamo dare alla città e alla comunità alla quale facciamo parte.

Quali ritiene siano le motivazioni più forti che hanno dato vita e dovranno alimentare le attività del Forum?
Il punto basilare è proiettato sul futuro perché nel futuro sono coinvolti i nostri figli; sappiamo che i nostri figli stanno insieme nelle stesse scuole condividono lo stesso ideale e partecipano alla vita attiva, sociale, della città e quindi non è ammissibile che ognuno viva nel suo mondo chiuso. Dobbiamo tutti collaborare e contribuire con le nostre ricchezze, perché ognuno ha qualcosa da dare, pur senza dimenticare i problemi ma senza per questo bloccarci. C’è un versetto del Corano in cui si legge ciò che Dio dice ad ogni essere umano: «Oh uomini – non si tratta di ebrei o musulmani o cristiani – vi abbiamo creato da un maschio e da una femmina – ci fa ricordare le nostre origini universali – e abbiamo fatto di voi comunità e tribù affinché vi conosceste e il più nobile tra di voi è colui che più teme il Creatore». Quindi su questa terra noi siamo destinati a vivere non come singoli individui, ma per costruire e dar vita a una società, comunità, in amore e armonia per la nostra felicità, per la nostra serenità. Quindi prima e più di ricevere qualcosa dall’incontro, il nostro compito è di cominciare a dare, ad avvicinarci agli altri, a capire come vivono, come si comportano, come interagiscono nel loro mondo e in quello che li circonda. Non vogliamo solo avere, ma anche dare e partecipare, certo anche ricevere dagli altri per crescere. Questo è il nostro obiettivo e anche l’ideale. Anche il trovarci attorno a un tavolo e scambiarci le nostre esperienze quotidiane, il senso del nostro agire è un frutto importante dell’incontrarsi.

Come vorrebbe che venisse presentato e promosso questo Forum?
La mia speranza più viva è di portare questo messaggio alle scuole, ai bambini, per fare loro capire che non ci sono differenze nell’essere delle persone perché fondamentalmente siamo tutti uguali, anche se con idee o linguaggi diversi, bianchi e neri, musulmani, ebrei o cristiani. Vogliamo far arrivare questo messaggio per vivere senza i problemi che abbiamo avuto noi o per lo meno per superare le diffidenze che ci sono e continuano ad esserci. Perciò se con il nostro dialogo riusciamo ad arrivare a questo sicuramente faremo dei passi molto positivi. Adesso ci aspetta l’impegno più grosso che è quello di proseguire, di arricchirci e perfezionarci. Questo è il messaggio che non soltanto diamo noi come individui, come responsabili, ma anche indichiamo come strada religiosa da percorrere.