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Il mondo del lavoro in evoluzione AVANZA IL “TERZIARIO POVERO”

5 Giugno 2008

L’occupazione cambia volto: dagli anni Cinquanta l’Italia è passata da una prevalenza del settore agricolo, al predominio industriale, all’epoca dei servizi. Se cinquant’anni fa gli impiegati nel terzo settore erano il 26%, oggi sono il 65%.

Negli anni Cinquanta l’Italia cambia volto e si trasforma da Paese prevalentemente agricolo in Paese industriale grazie a uno sviluppo economico che si fa impetuoso verso la fine del decennio. Sono gli anni del “miracolo economico”: tra il 1951 e il 1958 il prodotto interno lordo (Pil) cresce del 5,3%, con un ulteriore salto in avanti nel 1960 (6,3%); il culmine sarà raggiunto nel 1961 con l’8,3%. All’inizio del decennio l’agricoltura era ancora il settore con il maggior numero di addetti (42,2%); alla fine del decennio l’industria è in testa (40%) seguita dal settore terziario.

Alla fine degli anni Settanta, il settore industriale per numero di addetti è del 36,3% e viene superarto dal terziario (50,9%): si è cosi realizzata anche in Italia una tendenza tipica del mondo occidentale sviluppato.La tendenza si accentua ancor più negli anni Ottanta, tanto che il terziario (il settore dei servizi) arriva ad assorbire quasi il 59% degli occupati.

Soltanto in parte, però, si tratta di “terziario avanzato”, ovvero di servizi legati all’istruzione, all’informatica, alla ricerca scientifica e tecnologica, che sono di supporto indispensabile allo sviluppo complessivo della società e della produzione. Accanto a questo terziario moderno continua a crescere anche il cosiddetto “terziario povero”, fatto di servizi alle persone, di lavori domestici e di manutenzione, di ristorazione collettiva, di piccolo commercio ambulante.

Crescono anche i “cattivi lavori” nei quali trovano occupazione, in genere mal pagata e scarsamente tutelata, le componenti più deboli della manodopera, quelle per le quali non c’è più occupazione stabile nel settore industriale.

Oggi non ci sono dubbi che stiamo vivendo in una società in profonda trasformazione i cui elementi forse non riusciamo ancora a definire con chiarezza. Il grande cambiamento, che si è verificato nei decenni precedenti, ha determinato un totale rovesciamento della concentrazione degli occupati nei comparti economici nel nostro Paese e in diversi Paesi del mondo. Se all’inizio degli anni Cinquanta la maggioranza dei lavoratori erano occupati nel settore agricolo; negli anni Settanta si sono trasferiti nell’industria; negli anni Ottanta, oltre il 50% degli addetti, era occupato nel terziario e servizi, oggi gli occupati sono così distribuiti: nel settore agroalimentare sono il 5-10% , nell’industria il 30-35%, nel settore terziario, servizi, pubblica amministrazione il 60-65%.