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Hinterland

«Il nostro tempo ha bisogno
di testimoniare stili di vita solidi»

Il cardinale Scola nella parrocchia “Dio Padre” ha presieduto la Celebrazione Eucaristica per la comunità di Milano 2 e il Decanato di Cernusco sul Naviglio

di Annamaria BRACCINI

30 Marzo 2014

«Caro arcivescovo Angelo grazie per essere con noi: vogliamo ascoltare la sua voce, incrociare il suo grado, stringerle la mano. Abbiamo settemila abitanti e ci siamo chiesti, approfondendo la Lettera pastorale, quali ambiti di Milano 2 chiedono di essere raggiunti dal seme buono della Parola. Anche se qui la crisi economica non è avvertita come altrove, visitando più di quattrocento famiglie, ho constatato altre fatiche e forme di povertà.
Eminenza, ci aiuti ad andare avanti con gioia».
Il parroco, don Walter Magni, racconta così, per pochi cenni, il quartiere residenziale, appunto Milano 2, al cui centro si inserisce la parrocchia “Dio Padre”. E lo fa tra luci – molte, come gli oltre cinquanta bambini della prima Comunione e un centinaio cui verrà amministrata la Cresima il 1 giugno e il 12 ottobre o le molte opere del farsi prossimo qui attive – e qualche ombra, come la crescente solitudine di un quartiere dove aumenta la popolazione anziana. Il cardinale Scola giunge a Milano 2 per presiedere l’Eucaristia e incontrare i sacerdoti del Decanato Cernusco sul Naviglio: concelebrano, infatti, anche il vicario di Zona VII, monsignor Cresseri e il decano, don Mario Taverna.
A questa comunità e parrocchia, che l’Arcivescovo definisce «singolare», si rivolge la sua riflessione a partire dalla lettura del Vangelo, con quella domanda rivolta al cieco nato e che ci riguarda, dopo duemila anni, ancora tutti: “Cosa dici di lui?”. Dove “lui” è il Signore che con un atto assolutamente gratuito ha ridato la vista al cieco.
«Anche noi – dice Scola – in una logica battesimale dobbiamo riflettere su quanto, invece, ci rende ciechi, sulla tenebra che domina il cuore e la nostra mente, mortificando il nostro essere uomini nelle dimensioni fondamentali, la relazione con Dio, con gli altri e con noi stessi». Solo la fede – proprio come dimostra il realismo opposto del cieco alle domande ideologiche dei Farisei – illuminandoci è «il culmine della ragione», è criterio di vita, ne rappresenta il senso, nella doppia accezione di direzione e significato, suggerisce il Cardinale.
Da qui l’auspicio e l’augurio ai fedeli e alla gente di Milano 2, sono presenti autorità militari e civili, tra cui il sindaco di Segrate, Adriano Alessandrini: «Che il nostro volto sia raggiante, come quello svelato di Mosé, «perché possiamo andare a viso scoperto, riflettendo come uno specchio la gloria del Signore e portando, con un’attitudine comunicativa, fuori dalla chiesa, come tempio di mura, la gioia di uno stile di vita cristiano vissuto nel quotidiano, con semplicità».
Soprattutto – e lo osserva il Cardinale – se si hanno professioni di tono elevato e responsabilità considerevoli all’interno di una società confusa come l’attuale. «Il nostro tempo avventuroso, nel senso nobile del termine, drammaticamente in travaglio ha bisogno dell’uomo nuovo che guarda con realismo alla vita nella prospettiva del pensiero di Cristo, vivendo gli affetti, la famiglia, gli ambienti di lavoro con una testimonianza di stile di vita solida. Questo è il campo del mondo: prima di essere un campo geografico è il campo della maturità e dell’unità dell’io, della capacità costruttiva di un lavoro non passivamente accettato, di un riposo che sappia mettere al centro Dio», aggiunge.
«Viviamo i gesti umili e semplici la Chiesa ambrosiana ci propone e che il Papa richiama insistentemente: in quaresima, la preghiera, il digiuno, la carità ci aiutino a vivere Cristo come autentica luce del mondo».
Infine, il richiamo è alla necessità «di educare ed educarsi all’amore, specie insegnando ai nostri ragazzi la strada autentica degli affetti». Viene sottolineata anche la Professio Fidei dell’8 maggio, prima che l’Arcivescovo, all’aperto con tutti i piccoli e i cento cresimandi della parrocchia di fronte a lui, benedica la prima pietra del salone dell’oratorio. Un momento significativo, reso ancora più bello dal dialogo simpatico e molto informale tra il Cardinale e tre ragazzini che gli chiedono cose semplici, come i suoi ricordi di oratorio, e un po’ più complesse come il motivo per cui sono i Vescovi ad amministrare la Cresima o come essere, anche da piccoli, cristiani.
«Lo sarete se riuscirete a stare bene con i vostri genitori, a scuola, se studierete bene, se saprete vivere nella parrocchia che è la prosecuzione naturale della famiglia. La testimonianza è questo».

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