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1 gennaio 2015

Il Papa: la fraternità sconfigga la schiavitù

Il Messaggio per la 48a Giornata mondiale della pace - intitolato “Non più schiavi, ma fratelli” - descrive le cause della tratta, tra cui «le reti criminali che ne gestiscono il traffico» ed esorta gli Stati ad applicare meccanismi di controllo per non lasciare spazio a «corruzione e impunità»

di Rita SALERNO

10 Dicembre 2014

Per sradicare la schiavitù c’è solo un modo: globalizzare la solidarietà. Nel messaggio per la Giornata mondiale della pace 2015 intitolato «Non più schiavi ma fratelli», papa Francesco indica la strada per sconfiggere una piaga senza confini e senza tempo: quella della schiavitù contemporanea.

Il documento per la 48a Giornata mondiale, presentato oggi in Sala stampa vaticana, si lega idealmente a quello dello scorso anno («Fraternità, fondamento e via per la pace») e invoca «un triplice impegno a livello istituzionale di prevenzione, di protezione delle vittime e di azione giudiziaria nei confronti dei responsabili», a cui deve unirsi «uno sforzo comune e altrettanto globale da parte dei diversi attori che compongono la società». In questo senso, si rivolge alle donne, alle imprese e ai consumatori invitati a scegliere tra «prodotti che potrebbero ragionevolmente essere stati realizzati attraverso lo sfruttamento di altre persone».

Non solo. Il Pontefice chiede «leggi giuste incentrate sulla persona umana», capaci «di difendere i diritti fondamentali e il ripristino se violati, riabilitando chi è vittima e assicurandone l’incolumità, nonché meccanismi efficaci di controllo della corretta applicazione di queste norme, che non lascino spazio alla corruzione e all’impunità». Il pressante appello del Papa – indirizzato agli uomini e alle donne di buona volontà, e a tutti coloro che, anche ai più alti livelli delle istituzioni, «sono testimoni della piaga della schiavitù contemporanea» – è di «non voltare lo sguardo di fronte alle sofferenze dei loro fratelli e sorelle in umanità, privati della libertà e della dignità».

«Abominevole fenomeno», reato di lesa umanità che colpisce non meno di ventuno milioni di persone: nel descrivere la schiavitù papa Francesco non usa mezzi termini. Il documento si compone di due parti: nella prima il Pontefice passa in esame i tanti volti della schiavitù e cita le vittime del lavoro-schiavo, i migranti privati della libertà, abusati, detenuti in modo disumano, ricattati dal datore di lavoro, gli schiavi sessuali, i bambini soldato, le vittime dell’espianto di organi o di forme mascherate di adozione, i prigionieri dei terroristi. Ma se molteplici sono le facce della schiavitù, altrettante sono le cause profonde di questo fenomeno. La prima, sottolinea Bergoglio, è ontologica, causata dal «peccato che corrompe il cuore dell’uomo». È il rifiuto dell’umanità dell’altro, il trattarlo come un oggetto, un mezzo e non un fine. Tra gli altri motivi il Santo Padre elenca anche la povertà, il mancato accesso all’educazione e al lavoro, le «reti criminali che gestiscono il traffico di esseri umani», i conflitti armati, il terrorismo e l’uso criminale di internet. Per non dimenticare che la corruzione passa anche attraverso componenti delle forze dell’ordine e dello Stato.

«Non si può permettere che la famiglia, da luogo di accoglienza e di promozione della vita, si trasformi in luogo in cui la vita è tradita, disprezzata, negata, manipolata e venduta come se si potesse disporre di questo dono secondo i propri interessi»: è quanto ha detto il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, intervenuto tra gli altri alla conferenza stampa di presentazione.