Sirio 26-29 marzo 2024
Share

Seveso

«Il trasferimento sia tempo di grazia, esperienza spirituale, occasione di riflessione sul proprio Ministero»

Presso il Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso, nella Celebrazione presieduta dall’Arcivescovo, 67 presbiteri hanno ricevuto la loro investitura per le nuove destinazioni parrocchiali. «Il mio desiderio è alleviare il vostro carico di impegno»

di Annamaria BRACCINI

10 Settembre 2019

Un pomeriggio fresco e un cielo grigio, quasi a simboleggiare l’Anno di lavoro e di impegno che inizia, accoglie i tanti presbiteri che, presso il Centro Pastorale Ambrosiano di Seveso, arrivano da ogni zona della Diocesi, per la loro immissione nell’Ufficio di parroci nelle nuove destinazioni ricevute. Un Rito che si rinnova all’inizio del nuovo Anno Pastorale e che, con il 6 settembre 2019, vede l’investitura di 67 presbiteri (a loro si aggiungono anche 6 preti tra amministratori parrocchiali, vicari, responsabili di CP e in 3 casi si tratta della Costituzione di Comunità pastorali) parte di un più ampio numero complessivo di quasi 170 sacerdoti che si trasferiscono.
Trasferimento, appunto da vivere – come dice l’Arcivescovo che presiede la Celebrazione – come «tempo di grazia». Accanto a lui, sull’altare maggiore del Santuario di San Pietro Martire, i membri del Consiglio Episcopale Milanese «che esprimono la coralità della scelta delle destinazioni», talvolta non semplici.
Ringraziando anche le diaconie e i fedeli che hanno voluto, con la loro presenza, manifestare l’affetto per i parroci uscenti o entranti, ma soprattutto assicurando «la sua preghiera e la benedizione» ai sacerdoti per il «grande conforto e ed edificazione» di poter contare su preti che si mettono a disposizione», il vescovo Mario indica la necessità di «trasformare questo momento celebrativo e impegnativo dal punto di vista canonico, in un’esperienza spirituale, in un cammino verso la santità, in occasione per un salto di qualità, di riflessione», come è, del resto, nelle intenzioni della’iniziativa “Tempo in disparte”.
Nel prendere spunto dalle parole di Paolo, appena proclamate, nella Lettera ai Corinzi al capitolo 4, «che dice che siamo amministratori che ha ricevuto un compito e che l’importante è essere fedeli», l’Arcivescovo osserva. «Voi siete amministratori, collaboratori del Vescovo, mandati per la missione apostolica e avete una responsabilità di cui rendere conto al Vescovo stesso e al popolo cristiano. La responsabilità di parroco, vicario, amministratore parrocchiale, responsabile di Comunità pastorale, è impegnativa, ma io voglio alleviare tale carico, riducendolo all’essenziale. Vorrei che, almeno per alcune decisioni, diciate che è il Vescovo che vi chiede alcune scelte, magari un po’ antipatiche».
L’esempio è l’orario delle Messe – «sono il Vescovo e i suoi vicari che decidono» – o alcune linee pastorali. «Non si tratta di inventare cose nuove o di mantenerne di vecchie, ma di alleviare i pesi che, talvolta, possono ledere inutilmente la vostra autorevolezza o credibilità».
«Io mi impegno a non proporre scelte pastorali bizzarre. Cosa è la vita pastorale? È celebrare l’Eucaristia, è fare una pastorale giovanile che sia vocazionale; è qualificare la presenza dei cristiani nel territorio perché siano come il lievito, il sale: poi ciascuna parrocchia farà alcune sue scelte prioritarie».
Come a dire, ciò che è stato scritto a livello diocesano si deve fare e le scelte pastorali non sono del singolo parroco.
In questo senso – di alleggerire la vita quotidiana del parroco – è stata pensata e attuata anche la riorganizzazione dell’Ufficio amministrativo diocesano che l’Arcivescovo cita espressamente richiamando la figura di un unico referente pastorale definito “account” per le parrocchie di ogni singola Zona pastorale (info: www.chiesadimilano.it).
«Il vostro compito è celebrare l’Eucaristia, annunciare il Vangelo, tenere unita la Comunità. Nel rispetto delle regole, vi chiedo di delegare trovando collaboratori, anche nel Decanato o nella parrocchia vicina, che possano lavorare con spirito ecclesiale. La parrocchia non cambia perché cambia il parroco, siamo una sola Chiesa di Dio. Dobbiamo essere trasparenti per poter condividere le responsabilità. Scaricate pure sul Vescovo le scelte impopolari. Intendete questo vostro trasferimento come un momento di grazia», le conclusioni e gli auspici del vescovo Mario.
Infine, la Professione di fede, il giuramento, sul Libro dei Vangeli, di fedeltà nell’assumere il nuovo Ufficio a nome della Chiesa, la lettura, da parte dell’Ordinario, del Decreto di Immissione in possesso, a norma del canone 527; la preghiera universale e la benedizione di tutti i presbiteri che hanno ricevuto la nuova destinazione.