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MILANO

«In missione per fare
della propria vita un dono»

Si è svolta questa sera la veglia missionaria diocesana presieduta dal Vicario generale della Diocesi di Milano, mons. Mario Delpini

di Simona BRAMBILLA

27 Ottobre 2012

Erano circa 6mila i fedeli, provenienti dalle sette Zone Pastorali della Diocesi, che malgrado il tempo incerto questa sera hanno partecipato alla Veglia missionaria diocesana. Un’adesione davvero intensa che ha visto i credenti ritrovarsi prima in tre chiese del centro di Milano e poi incamminarsi insieme verso il Duomo, dove si sono riuniti con il Vicario generale della Diocesi di Milano, mons. Mario Delpini, per proseguire insieme a lui la Veglia. In particolare nella Parrocchia di S. Alessandro si sono adunate le Zone 1 – 6 – 7, nella Parrocchia S. Maria della Scala in San Fedele le Zone 2 e 4 e nella Parrocchia SS. Apostoli e S. Nazaro Maggiore si sono radunate le Zone 3 e 5. Qui i fedeli hanno iniziato la Veglia con la lettura di brani dalle Sacre scritture, preghiere, canti e testimonianze missionarie.
Quest’anno la Veglia ha riproposto l’esperienza di Paolo e di tanti discepoli che, “Conquistati dall’amore” di Gesù, come sottolinea il titolo della Veglia, sono diventati suoi annunciatori. Emblematiche al riguardo sono le parole di don Giacomo Pezzoni che domattina partirà in vista della diocesi di Matagalpa, in Nicaragua, dove è stato in missione per ben 14 anni dal 1970 al 1984: «Tutti noi siamo discepoli di Gesù e per questo siamo tenuti a dare la sua testimonianza – ha spiegato -. Le nazioni del centro America purtroppo contano poco nella scena politica mondiale, ma hanno una fede grande e palpitante».
La processione che è seguita è stata un momento molto intenso, le vie del centro di Milano si sono colmate di diocesani: alcuni cantavano, altri pregavano, altri ancora sfilavano silenziosamente con un cero in mano. Al loro arrivo in Duomo, sono stati accolti da monsignor Mario Delpini e la Veglia è proseguita con  la consegna del “mandato” e del crocifisso ai 18 missionari in partenza per diverse destinazioni nel mondo: preti, religiosi, suore, consacrate, laici e tre coppie di sposi. Durante la Veglia ai partecipanti è stato proposto il digiuno, come segno di attenzione e condivisione con le situazioni di disagio presenti nel mondo. Monsignor Mario Delpini, nella sua omelia, ha voluto sottolineare che per fare gesti grandi ed importanti, come quelli che tutti i missionari compiono ogni giorno, non ci vogliono doti particolari, occorre solo avere fede. «Io non amo le storie che finiscono con una domanda, ma quelle che finiscono con una decisone, come quelle che sta sera ci hanno qui radunato – ha detto -. La prontezza del rendere ragione della speranza, la beatitudine di soffrire qualcosa per la giustizia, la persuasione che è meglio soffrire operando il bene, non è frutto di un carattere forte, non è la dote di qualche eroe immaginario, non è l’atteggiamento spontaneo di qualche epoca tranquilla della storia. Questa prontezza, questa decisione, viene piuttosto da un perché e il perché non è un argomento, ma è la storia di Gesù. Perché anche Gesù è morto una volta per sempre, giusto per gli ingiusti. La strada della missione è indicata a tutti, ai forti e ai deboli, agli eroi e ai timidi, ai sapienti e ai servi. Non sono richiesti infatti titoli e doti, piuttosto una mitezza e una specie di docilità infantile, senza complessi, una docilità che incide nella propria libertà il sigillo della definitività come un compimento desiderabile».
Monsignor Delpini ha poi concluso il suo discorso parlando a tutti del vero significato dell’amore che si rivede nel gesto caritatevole che i missionari compiranno. «La partenza di alcuni fratelli e sorelle non è un andare via, non è una separazione, è un modo di adorare Dio che tutti ci accomuna. Ecco cosa significa essere conquistato dall’amore. Fare della propria vita un dono. Date gloria a Dio amici miei, date gloria a Dio».