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Lecco

In questa straordinaria città con la sua tradizione di bene, date vita a un umanesimo riconciliato

Nel giorno dell’inizio dell’Anno Pastorale, l’Arcivescovo ha dialogato con i fedeli di Lecco nella basilica di San Nicolò gremita. Una situazione che si è rivelata occasione per approfondire la Proposta pastorale 2019-2020, così come chiede il vescovo Mario alle realtà del territorio

di Annamaria BRACCINI

8 Settembre 2019
©LeccoNotizie

Un interessante modo di rispondere – con una formula che ha coniugato lettura teatrale, Parola di Dio musica di eccellenza, testimonianza e riflessione – a quanto l’Arcivescovo chiede alle Comunità diocesane nella sua Proposta pastorale per l’Anno 2019-2020. E farlo, il giorno stesso dell’inizio del cammino diocesano annuale, il 7 settembre, raccogliendo l’invito del vescovo Mario «a riprendere, leggere e commentare la Lettera ai Filippesi (icona biblica di riferimento della Proposta) nel confronto comunitario e nell’approfondimento, durante l’anno, anche con interventi di specialisti».

È stato questo il senso dell’atteso appuntamento che, nella basilica di San Nicolò a Lecco, ha visto il pieno successo – moltissime le persone di ogni età che hanno gremito la Prepositurale – dell’incontro con l’Arcivescovo sul tema “La situazione è occasione”, titolo appunto della Proposta pastorale.
«Stasera ci sentiamo dei privilegiati ad accogliere il nostro Arcivescovo. Facciamo nostro il suo invito a leggere, domandare, leggere e pregare e troveremo indicazioni per il cammino, balsamo per le domande. Lasciamo che la Parola abiti il nostro cuore, questa basilica, la nostra volontà», ha detto in apertura il prevosto, monsignor Davide Milani – accanto a lui il vicario episcopale monsignor Maurizio Rolla e altri sacerdoti -, le cui espressioni sono sembrate quasi la declinazione nel concreto del gioioso canto iniziale “Chiesa di Dio, popolo in festa” e della luce che inondava “San Nicolò”.

Poi, la lettura del testo paolino affidata all’intensa interpretazione del noto attore Matteo Bonanni e l’esecuzione, con il maestro Luca Cesana all’organo, di “Adornati, o cara anima”, cantata (BWV 180) di Johann Sebastian Bach.

Le testimonianze: 5 modi di essere Chiesa a Lecco

5 le testimonianze che hanno definito l’immagine di una Comunità cristiana lecchese viva, attiva e feconda nei diversi campi.
Il decano e parroco di “San Francesco”, padre Luigi Boccardi, riferendosi appunto «a una tradizione ricca e profonda che mostra grandi frutti», parla di nuove sfide, «cambiamenti della società di oggi e problematiche che suscitano a volte sconcerto e fatica, basti pensare alla complessità della Pastorale della famiglia o alla partecipazione alla casa comune». Non manca – nelle sottolineature del Decano – il richiamo «alla sinodalità, al fondamento nella dimensione missionaria, che non vuol dire mettere in campo alcune iniziative, ma ripensare l’autoreferenzialità, talvolta, ancora presente nelle nostre Comunità».
Da qui due domande su quali priorità e quale stile di lavoro avere per compiere questo cammino e per fare della situazione, un’occasione di crescita comune».
Matteo Ripamonti, operatore della Caritas decanale, illustra le tante attività caritative con gli oltre 1200 colloqui che, ogni anno, vengono effettuati nei 9 Centri di ascolto del Decanato. 4 i grandi capitoli delle emergenze: Lavoro, casa, la piaga dell’indebitamento anche per il gioco d’azzardo, la necessità di rendere visibili coloro che sono “invisibili” e senza alcun diritto. 3 le sfide: prendersi cura della persona, riuscire a lavorare insieme, passare dalla Caritas alla Caritas vissuta e testimoniata, come si cercherà di fare con la “Casa della Carità” che Caritas ambrosiana sta costruendo a Lecco.
Se la giovane Marta Andreotti, educatrice degli adolescenti, prospetta tanti momenti «forti e belli» vissuti con i ragazzi e domanda «come non perderne l’entusiasmo nel cammino educativo di ogni giorno», Emmanuel Micheli, referente della Fraternità di Comunione e liberazione osserva: «In questa situazione odierna in cui tutta la nostra società vive una grande confusione, avvertiamo come il suo richiamo ad una comunione reale tra uomini che vivono il nome del Signore sia veramente quello di cui oggi il mondo ha bisogno. Le chiediamo: come aiutarci a vivere la presenza di Cristo fino in fondo? Come possiamo sempre più aiutarci nel vivere questa comunione tra noi cristiani e con tutte le persone bisognose che incontriamo?
Infine, padre Angelo Cupini, missionario Clarettiano, fondatore e animatore della Comunità “Casa sul Pozzo” nel quartiere di Chiuso. Realtà che convive felicemente e pacificamente, nella conoscenza reciproca, con la vicina Casa Assalam, un Centro culturale musulmano
Un «arco di pace, che può scrivere un ponte di solidarietà nella Chiesa di Milano. Questa è la speranza e l’auspicio». Tanti gli incontri, presente anche l’Imam di Lecco, nei «quali si è parlato di fermentazione reciproca, parola cara al cardinale Martini. I nostri compagni sono i monaci di Tibhirine», scandisce padre Cupini.

La riflessione dell’Arcivescovo

Da tutte queste sollecitazioni, prende avvio – con un ringraziamento corale -, l’intervento del vescovo Mario.
«Molti ammirano Lecco per la cornice suggestiva, per questo riflettersi della luna e del cielo sul lago e sul fiume; per la sua memoria storica, per i Promessi Sposi. Io, che pure conosco queste cose, devo dire che apprezzo voi, le vostre comunità, perché sono una sorprendente intraprendenza del bene, perché in ogni direzione c’è un’iniziativa, un interrogarsi, un confrontarsi, un fare. C’è un dedicare tempo e risorse, cercare di inventare, di dialogare, di fare cultura».
«La prima parole che sento doverosa stasera, come restituzione, è l’ammirazione. Straordinaria questa città e la tradizione di bene che qui viene custodita e ringiovanita. Il fatto che tutto stasera sia stato introdotto da questa commovente e intensa Lettera di Paolo ai Filippesi, è un’indicazione. Cerchiamo insieme di far sì che queste domande le poniamo a Paolo, rileggendo, riflettendo e pregando su questo testo.
Questa Lettera non ha un indice, un problema specifico da affrontare, ma è la confidenza di un Apostolo imprigionato per il Vangelo che vuole tenere vivi i rapporti e incrementare la fede. In questa Lettera più affettuosa che dogmatica, di confidenza più che si precettistica, troviamo risposte anche alle nostre domande. Mi pare che il cuore dell’esperienza di Paolo sia l’amore di Gesù che diventa un desiderio. Questa tensione alla conoscenza, alla comunione con Gesù è la forza della vita cristiana. È la risposta a come si faccia a tenere vivo l’entusiasmo, a individuare le priorità, ad affrontare questioni inedite, a vivere alla presenza di Cristo. La risposta che Paolo ci offre non è un’ascetica, ma la testimonianza di chi corre per conquistarlo, perché è stato conquistato. Abbiamo bisogno di Gesù, di conoscerlo, di interrogarlo e di pregarlo. Le nostre Comunità non mancano di iniziative, mancano del desiderio di Gesù come rapporto personale, amicizia necessaria, come forza di cui non possiamo fare a meno per essere vivi. Questa è la priorità irrinunciabile: dove è questo ardore, questo gusto di stare con Lui? Gesù che non è un’idea, un insegnamento, un dovere. È l’intensità di una relazione – come dice Paolo – che diventa la ragione per correre verso il futuro».

Poi, come una seconda indicazione tratta dal capitolo IV della Lettera ai Filippesi dove si dice “Siate sempre lieti”.
«Non so se si può comandare la gioia, come fa l’Apostolo, ma l’essere contenti è un segno distintivo dell’essere cristiani. In tante Comunità oggi, al contrario, vi è una sorta di contraddizione tra il molto bene che si fa – il bene immenso che mi stupisce sempre – e il grigiore dei discorsi fatti spesso di desolazione, di nostalgia, di denuncia, di lamentela. Perché si lamentano sempre questi terrestri, perché vivono di un linguaggio cosi deprimente?».
Infine, la parola definita suggestiva: «Dedicatevi a tutto quello che è buono, non distinguete tra il buono che avete voi e quello della altre culture. Anche nei nostri vicini di casa c’è qualcosa che merita lode. Coltivate un umanesimo riconciliato che sa apprezzare tutto quello che è buono e che sa farlo oggetto di riflessione, proposta, condivisine, convocazione. Un’arte di essere uomini e donne in cui tutto il bene trova casa». Dunque, 3 parole: cerchiamo Gesù, vogliamo essere suoi, correre incontro a Lui; siate lieti e date vita a un umanesimo riconciliato, facendo tutto quello che è buono, che costruisce, che merita lode».

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