Percorsi ecclesiali

L’Ottobre missionario straordinario

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Esperienza

In università la pastorale del «mate»

Un fidei donum ambrosiano in Argentina racconta come la fede entra negli ambienti di vita

di Giorgio ASSENZAFidei donum a Buenos Aires

7 Giugno 2020
Don Giorgio Assenza

Sono nato a Milano nel 1966. Sin da quando ero bambino ho avvertito i segni di una vocazione al sacerdozio, negli anni delle superiori grazie ad alcuni incontri ed alcune esperienze sia nella mia parrocchia della periferia di Milano che nel liceo classico Manzoni, la mia fede e la mia vocazione sono maturate fino a portarmi a entrare a 17 anni in Seminario. A 25 anni sono diventato sacerdote, destinato a un oratorio della periferia di Milano e un anno dopo ho cominciato a insegnare nelle scuole medie e superiori dove andavano i ragazzi del mio oratorio. Ho cambiato diverse parrocchie nella città di Milano o nell’hinterland sempre più o meno nella zona Est di Milano, sempre accompagnando i ragazzi dell’oratorio e allo stesso tempo insegnando nelle scuole statali, animato dal desiderio che in ogni ambiente di vita potesse avvenire quell’incontro con una fede viva e affascinante come era capitato a me. Allo stesso tempo ho vissuto un’amicizia e una fraternità con altri sacerdoti a cui abbiamo dato nome «Studium Christi», molti di loro sono andati in missione in varie parti del mondo: Colombia, Argentina, Kazakistan, Camerun, ecc.

Tutto questo ha permesso di mantener vivo in me il desiderio di poter vivere una esperienza missionaria, come è avvenuto dopo 24 anni di sacerdozio quando si è aperta la possibilità di andare a Buenos Aires come fidei donum vivendo insieme a don Mario Peretti. A Buenos Aires insegno religione mi occupo principalmente della pastorale universitaria. Sono assistente spirituale della sede di Buenos Aires della Università cattolica di Salta. Qui curo la formazione teologica e spirituale del personale, sono professore aggiunto di teologia e cerco di entrare in rapporto con gli universitari che frequentano questa università con quella che io chiamo «la pastorale del mate». Nei momenti di pausa offro la bevanda tradizionale dell’Argentina e, come il nostro «andiamo a prenderci un caffè insieme», è una occasione per conoscersi, per condividere e addirittura per raccogliere il desiderio di riprendere il cammino dei sacramenti, come è successo l’anno scorso, che più persone che avevano ricevuto solo il Battesimo mi hanno chiesto di guidarli a ricevere la Comunione e la Cresima.

Altro ambito dove svolgo il mio ministero è il Servizio della pastorale universitaria della Diocesi di Buenos Aires. La dirige padre Guillermo Marcó, amico di papa Bergoglio. E aiuta più di 300 giovani universitari di tutte le parti dell’Argentina e non solo a trovare un punto di riferimento cristiano nella caotica città di Buenos Aires. Lì con professori, personale e studenti recitiamo il Rosario, studiamo insieme e ovviamente condividiamo il mate. Confesso anche più volte alla settimana: una grande occasione per incontrare studenti, ricercatori, professori e molta gente che entra in chiesa per trovare un ristoro per l’anima.

 Per una serie di circostanze fortuite, o meglio dire provvidenziali, sono venuto a conoscenza del desiderio da parte di alcuni studenti di formare una pastorale universitaria in una delle più laiche e politicizzate facoltà di Buenos Aires, quella di scienze sociali. Non potevo tirarmi indietro dal tentativo di accompagnare questo gruppetto di studenti cristiani provenienti da alcune parrocchie e dai più diversi movimenti ecclesiali. Una bellissima esperienza di unità e di presenza negli ambienti di vita.

Lo stesso desiderio di aiutare a che la fede entri nei luoghi di vita quotidiana e incida nella formazione dei giovani è ciò che mi anima a seguire le comunità di universitari del movimento di Comunione e Liberazione in varie facoltà di Buenos Aires e in altre città dell’Argentina. Accompagnare i più giovani nel loro cammino di fede è sempre una avventura affascinante perché ti chiede di saper dare le ragioni di quello che vivi e ti permette di non adagiarti mai.