Sirio 26-29 marzo 2024
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Intervista a monsignor Warduni, Vescovo ausiliare di Baghdad COME VIVONO I CRISTIANI IN IRAQ IL DIGIUNO E LA CONDIVISIONE

2 Marzo 2006

«Il digiuno – dice il Vescovo caldeo – è la scelta consapevole di una persona che rinuncia volontariamente a qualcosa. Anche se si trova a vivere in una situazione obiettivamente difficile come quella in Iraq».

di Daniele Rocchi

«Il tempo di Quaresima non va affrontato con spirito vecchio, quasi fosse un’incombenza pesante e fastidiosa, ma con lo spirito nuovo di chi ha trovato in Gesù e nel suo mistero pasquale il senso della vita». È stato l’invito del Papa, all’Angelus di domenica 26 febbraio, per questo inizio di cammino verso la Pasqua. Ma come vivranno questo tempo le comunità cattoliche irachene? Lo abbiamo chiesto al vescovo caldeo ausiliare di Baghdad, mons. Shlemon Warduni. «Nella tradizione caldea», afferma, «la Quaresima e la Pasqua sono in qualche maniera collegate alla festa dei Defunti e di Ognissanti. Venerdì 24 febbraio abbiamo celebrato la ricorrenza dei Defunti. Nonostante il coprifuoco dichiarato dalle autorità, i fedeli si sono recati in chiesa. La memoria dei Defunti è un anticipo della Quaresima che nella Chiesa caldea è iniziata lunedì 27 febbraio invece che mercoledì 1 marzo – delle Ceneri – come nella Chiesa universale. Con questa ricorrenza ha inizio anche il digiuno quaresimale che termina il venerdì dopo Pasqua, con la solennità di Ognissanti, che ci ricorda che risorgiamo tutti con Cristo. Nella speranza del Risorto vivremo questo tempo di preghiera».

Che non sembra cominciare nel clima giusto visto i sanguinosi scontri tra sciiti e sunniti che stanno trascinando il Paese sull’orlo di una guerra civile…Quello che sta accadendo è un attentato contro Dio, contro la civiltà e contro l’uomo. La stessa distruzione dei luoghi santi dell’Islam è una nefandezza. Chi compie questi gesti ha in dispregio l’Iraq e il suo popolo. Lo scopo è chiaro: seminare la divisione e l’odio e ostacolare il progresso della nazione. Non siamo ancora alla guerra civile ma quando si assiste a queste stragi il rischio non va sottovalutato. I leader politici e quelli religiosi, cristiani e musulmani, hanno fatto appello perché trionfi la ragione e la calma. Per questo dico: beati i miti, perché erediteranno la terra. Bisogna essere miti e pazienti e fare di tutto per seminare l’unità del popolo iracheno.

La Quaresima è un tempo di digiuno e astinenza. Ci sono regole e tradizioni particolari a riguardo?
Il digiuno dalla carne per i caldei è previsto nella prima e ultima settimana di Quaresima e ogni venerdì di questo tempo. Il Venerdì Santo, il digiuno è completo. La Via Crucis del venerdì resta una delle celebrazioni più amate e seguite dai nostri fedeli. Ogni giorno si celebrano le messe quaresimali. In passato, queste si officiavano alle 12, con i fedeli digiuni. Solo dopo il rito era concesso mangiare qualche cosa. Oggi la mancanza di sicurezza e i rischi di attentati ci hanno costretto a dei cambiamenti di orario.

Che significato ha digiunare oggi in Iraq, Paese che attraversa una grave crisi anche economica?
Il digiuno è la scelta consapevole di una persona che rinuncia volontariamente a qualcosa. Anche se si trova a vivere in una situazione obiettivamente difficile come quella in Iraq. Quando ci priviamo anche di quel poco che si possiede il significato di questa scelta e la testimonianza che si dà sono maggiori. Quando mi privo di quell’unica cosa che possiedo questa scelta è molto gradita agli occhi di Dio…

Digiunare è anche condividere…
Da questo punto di vista devo registrare un grande sforzo da parte dei sacerdoti e dei religiosi per allargare le menti dei fedeli. Digiunare per poi condividere è una pratica non ancora molto comune. Il magistero della Chiesa ci insegna che digiunare non è solo dal cibo ma anche dal peccato. Questo è il senso profondo del digiuno. Deve aiutarci a riconciliarci con noi stessi e con gli altri per essere capaci di condividere anche il pane.

Riconciliazione è una parola forte per l’Iraq di oggi. È forse questo il messaggio che la Quaresima rivolge al popolo iracheno?
Il nostro digiuno è soprattutto interiore, non visibile, che intende riconciliarci con Dio e con l’uomo. Come cristiani siamo una piccola minoranza nel Paese, quindi è difficile far uscire un messaggio che raggiunga i fedeli musulmani che pure hanno il loro tempo di digiuno e preghiera come il Ramadan. Ma è con questa speranza che vivremo questo tempo forte.

Come vengono viste dai fedeli musulmani le pratiche quaresimali della comunità cristiana?
Con molto rispetto. Spesso capita di condividere la mensa con musulmani. La nostra rinuncia al cibo viene trattata con molta discrezione e rispetto.