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Milano

Invecchiare stando a casa propria,
così si può

Gli esiti del progetto Margherita presentati al convegno “Persone anziane al centro”: in 18 mesi, 1.323 anziani assistiti con servizi a domicilio

24 Settembre 2014

Ogni anziano desidera invecchiare serenamente a casa propria, nel quartiere dove abita da tutta la vita, nella via dove conosce ogni negozio. Non è un desiderio impossibile, anche quando le condizioni di salute sembrerebbero rendere inevitabile un ricovero. Il progetto “La Margherita”, sperimentato per oltre un anno, in 9 quartieri di Milano (Città studi, Sarpi, Ghisolfa, Portello, Villapizzone, QT8 e Musocco-Maggiore, Affori e Bruzzano) di tre zone differenti della città (Zona 3, Zona 8, Zona 9), ha dimostrato che è possibile, se si offrono alla persona anziana e ai suoi familiari servizi flessibili, integrati, facilmente accessibili.

I risultati della sperimentazione sono stati presentati questa mattina, nella sede di Caritas Ambrosiana in via San Bernardino 4 a Milano, nel corso del convegno "Persone anziane al centro: un anno di lavoro in alcuni quartieri della città di Milano" alla presenza del direttore di Caritas Ambrosiana, don Roberto Davanzo e dell’assessore ai servizi sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino.

In 18 mesi sono stati 1323 gli anziani che si sono rivolti ai servizi della Margherita, 19.685 le prestazioni erogate. 5961 sono stati interventi di socialità, 3225 gli accompagnamenti, 2602 gli interventi di assistenza sanitaria leggera, 2089 la consulenza per pratiche burocratiche, 2089 gli interventi domiciliari di supporto. Il resto sono stati interventi di varia natura tra i quali anche l’assistenza nella ricerca di badanti. Il 44% degli utenti più fragili ha usufruito di almeno due azioni. Il numero di azioni cresce con l’aumentare dell’età. Un terzo degli utenti non erano autonomi. Insomma c’è chi ha ottenuto assistenza fiscale per la denuncia dei redditi, chi consulenza per la richiesta di invalidità o per redigere il contratto per la badante; ma anche chi è venuto ai centri della Margherita anche solo per socializzare o per chiedere una compagnia a casa propria.

«Sono dovuto andare in pensione pochi mesi fa e cercavo un luogo soprattutto dove socializzare – racconta Romolo, 61 anni -. Così casualmente, girando per il quartiere, ho trovato questo posto dove ho scoperto che organizzavano corsi di arte-terapia. La pittura mi è sempre piaciuta, ma purtroppo il lavoro mi aveva costretto a mettere da parte questa vecchia passione. Ho pensato così di riprendere in mano i pennelli. Mi basta dipingere con gli altri per sentirmi molto meglio. Poi da utente sono diventato volontario. Oggi do una mano a chi ha bisogno».

Irma, 90 anni, è ancora in gran parte autonoma, ma ha bisogno di essere seguita costantemente. «Dieci anni fa è morta mia figlia e sono rimasta sola. Per tanto tempo mi sono chiusa in casa, poi anche la mia salute è peggiorata e ho temuto di non farcela più da sola. Così ho chiesto aiuto al centro. Loro mi mandano un volontario a tenermi compagnia qualche pomeriggio e soprattutto so che se sto male posso contare su qualcuno. Così posso evitare il ricovero e starmene nella mia casa con i miei ricordi».

«Il progetto si è rivelato pienamente in grado di attrarre un target di anziani differenziato: non soltanto anziani con conclamata difficoltà nel gestirsi in autonomia, ma soprattutto anziani a rischio di isolamento sociale o che iniziano a mostrare una qualche forma di fragilità. A essi sono stati offerti servizi di sostegno dalla domiciliarità ad esperienze di socializzazione, capaci di agire in modo preventivo rispetto al manifestarsi della criticità grave. Per questi anziani il Progetto Margherita è diventato un punto di riferimento cui rivolgersi con fiducia al progredire della fragilità e dei bisogni ad essa associati», ha osservato Chiara Guglielmetti dell’Università degli Studi di Milano.

L’iniziativa, sostenuta da Fondazione Cariplo, e realizzata con il coordinamento di Caritas Ambrosiana, dalle Onlus Bethlem e Fondazione Aquilone, già attive da anni in alcuni dei quartieri oggetto dell’intervento, ha permesso agli anziani di usufruire di un ampio ventaglio di servizi: dalla ricerca della badante ad attività culturali e ricreative, dalla consegna dei pasti a domicilio all’accompagnamento dal medico.

Fulcro del progetto sono stati i cosiddetti “punti di prossimità”. Simili a negozi, ben visibili sulla strada, i punti di prossimità sono al tempo stesso luoghi d’incontro e di socializzazione per gli anziani, ma anche sportelli, dove richiedere prestazioni domiciliari specialistiche, offerte dal pubblico e dal privato sociale. Gli sportelli sono tre e si trovano in via Donatello, 27, 0239430251 “La tenda”, (Zona 3), Via Pacinotti, 8 0289919333 “Bethlem” (Zona 8), Piazza Bruzzano, 8, 026465818 “Il cortile”, (Zona 9). Per la prima volta, in un solo luogo, è stato possibile richiedere più servizi. Inoltre hanno ricevuto assistenza anche quelle persone anziane che non avevano i requisiti per ottenere gratuitamente dall’ente pubblico quel tipo di aiuto.

«Con questo progetto ci siamo voluti rivolgere a quella zona grigia costituita da anziani, non abbastanza poveri per poter accedere ai servizi pubblici, ma non tanto ricchi da potersi permettere soluzioni alternative – ha osservato don Roberto Davanzo, direttore di Caritas Ambrosiana -. È questa una fascia di popolazione in aumento, in cui si annidano i poveri di domani che, ahinoi, saranno sempre più numerosi se la popolazione continuerà a invecchiare e non si innoverà fortemente il nostro sistema di welfare».