Sirio 26-29 marzo 2024
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Intervista

L’8 maggio in piazza Duomo
la diocesi professa la fede

La «Professio Fidei» è l’appuntamento centrale nell’anno pastorale dedicato al «campo che è il mondo». Monsignor Bressan: «Le parrocchie, le associazioni e i movimenti, quindi tutti i cristiani, sono invitati a partecipare all’evento lasciandosi attrarre dalla bellezza della Croce. Mentre gli incontri sono rivolti in particolare alle persone interessate ai singoli temi»

di Pino NARDI

7 Gennaio 2014

«La missione scaturisce dalla gratitudine per il dono che il Signore fa di Sé al suo popolo e a tutta l’umanità. La professione della nostra fede per le vie della città vuole dire a tutti la nostra decisione di percorrere le vie dell’umano fino nelle periferie più lontane, per seminare la gioia del Vangelo nel “campo che è il mondo”». Così scrive il cardinale Scola nella lettera pastorale Il campo è il mondo per presentare la giornata dedicata alla venerazione pubblica della reliquia del Santo Chiodo. Appuntamento centrale nell’anno pastorale che si svolgerà giovedì 8 maggio. Ne parliamo con monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la carità, la missione e l’azione sociale: «Le parrocchie, le associazioni e i movimenti, quindi tutti i cristiani, sono invitati a partecipare all’evento in piazza Duomo lasciandosi attrarre dalla bellezza della Croce. Mentre al pomeriggio gli incontri sono rivolti in particolare alle persone interessate ai singoli temi».

L’8 maggio avverrà il gesto speciale della Professio fidei. Come va intesa l’iniziativa?
L’idea della reliquia del Santo Chiodo è legata innanzitutto al significato: il fatto che richiama alla Croce di Cristo non va letta in modo doloristico, in cui si esalta la sofferenza perché solo così si può ottenere la salvezza. Al contrario: da una parte è vedere la Croce come il luogo in cui Dio nel Figlio percorre tutte le vie dell’umano fino a raggiungerlo nel punto più estremo che è la solitudine della morte. Dall’altra parte il Chiodo ha già percorso le vie dell’umano: con san Carlo è stato portato in processione durante la peste, un modo per dire la solidarietà e la salvezza che era Cristo; il 20 aprile 1984 quando il cardinal Martini ha guidato la processione con lo stesso significato di fronte alle nuove pesti.

Questo è un momento centrale dell’anno pastorale dedicato al «campo è il mondo»…
Incrocia bene il cammino della scuola di evangelizzazione che abbiamo iniziato con il cardinale Schonborn, che continueremo a febbraio con il cardinale Tagle e con l’Arcivescovo a fine maggio in Duomo. Vuole essere un momento in cui noi, in modo pubblico, vogliamo dichiarare l’impegno, che come cristiani abbiamo e continuiamo a prendere, di stare in mezzo alla gente per condividere con loro le gioie e le fatiche, le ansie e i problemi. E dimostrare che Gesù Cristo è la risposta che trasfigura la nostra vita.

Quindi è un messaggio rivolto a tutti, alla città in senso ampio…
Sì, certo, includeremo tutti, anche i nuovi italiani. Vorremo dialogare anche con chi non crede, mostrando che la Croce parla a ogni uomo.

Quali sono i principali momenti dell’8 maggio?
Nel pomeriggio il cardinale Scola porterà in processione il Chiodo ascoltando quattro realtà salienti dell’umano dentro la nostra città. Primo, il mondo della sofferenza alla Mangiagalli, dove si affronterà la malattia mentale, con la solitudine che comporta, le fatiche per le famiglie nel senso esistenziale, non solo il peso dal punto di vista dei costi della sanità. Secondo, andrà a incontrare la cultura: soprattutto dal dopoguerra Milano ha conosciuto una voglia di ricostruire l’anima della città attraverso la cultura. Appuntamento alla Triennale con università, design, moda, urbanistica per vedere quali sono le domande che emergono e quindi in che modo si è pensato di ridare un’anima alla città dentro i cambiamenti subiti, dalle varie fasi dell’immigrazione ai progetti come CityLife o il nuovo Portello. Terzo, il mondo dell’economia e dell’imprenditoria: andremo nella nuova piazza davanti al grattacielo della Unicredit, per dire che quello è diventato il simbolo dell’economia, cercando di mettere insieme mondi che fanno fatica a parlarsi come finanza, imprenditoria e lavoratori, con tutta la crisi di lavoro che c’è oggi. Quarto, andremo dai nuovi italiani, in via Celentano, per ascoltare le loro ansie e la voglia di costruzione. L’idea è che al pomeriggio il Cardinale con il Chiodo raccoglie le domande, fa vedere come questa città lavora per mantenere un’anima che il passato le ha dato e per ridare futuro alla sua gente, per costruire un grande progetto.

Invece la sera appuntamento in piazza Duomo: sarà un momento anche di spettacolo?
Alla sera avremo questo grande momento che è la celebrazione, in cui come cristiani riprofessiamo la nostra fede: vedremo come Dio sulla Croce del Figlio Gesù ha risposto a queste domande e in che modo noi cristiani le assumiamo portandole dentro la storia, convinti che proprio lì dentro rincontriamo l’amore del Padre per noi nella Croce del Figlio. L’inizio è una liturgia con la rappresentazione sacra, ripercorrendo il cammino della Croce, una Via Crucis con tappe simboliche che ci permetteranno di vedere come proprio questo amore è all’opera nel quotidiano, ha già trasfigurato nel passato la società aiutandola a ritrovare un’anima e come continuerà a farlo. Il Cardinale ci aiuterà a leggere come il compito e la gioia dei cristiani è essere in mezzo al mondo e in che modo riceviamo speranza da questa missione e la comunichiamo agli altri. Perché tutti cerchiamo speranza e futuro: per noi è quell’amore sprigionato dalla Croce.