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Riflessione

La Diocesi per la famiglia
e la Comunità educante

In vista del 2016-2017 è in corso un discernimento pastorale. Tra le priorità anche i poveri e la cultura. L’intervento del Vicario generale, monsignor Mario Delpini

24 Giugno 2016

La verifica della ricezione della lettera pastorale dell’Arcivescovo, «Educarsi al pensiero di Cristo», e il suo rilancio per il 2016-2017, ha avuto in Diocesi uno svolgimento e un esito significativi. Soprattutto dall’intervento del Vicario generale, monsignor Mario Delpini, alla scorsa sessione del Consiglio pastorale diocesano (il testo integrale a lato), e dall’ultimo Consiglio episcopale milanese, sono scaturite alcune sottolineature e priorità che possono caratterizzare il percorso pastorale per il prossimo anno 2016-2017.

Emerge l’attenzione, innanzitutto, alla famiglia soggetto di evangelizzazione come principio di riforma della pastorale diocesana, in secondo luogo alla Comunità educante come espressione della cura della comunità cristiana per le giovani generazioni. Riguardo alla famiglia, per dare attuazione a questa priorità, si dovrà raccomandare la cura per propiziare la consapevolezza delle famiglie del loro ministero di evangelizzazione nella pratica dei gesti quotidiani; la cura per vivere la domenica come tempo per la famiglia inserita nella comunità cristiana; la cura per la vocazione dei figli, come premura educativa primaria. Sui percorsi, invece, che rendono praticabile la Comunità educante si ritiene opportuno un richiamo e una insistenza su questa proposta e sulla formazione dei soggetti che sono chiamati a farne parte.

Oltre alla dinamica relazionale, la responsabilità educativa e le sue problematiche, per un discernimento pastorale, secondo il Vicario generale, è anche urgente considerare i poveri come «categoria teologica». «La provocazione che con insistenza papa Francesco presenta alla coscienza mondiale, ma certo in primo luogo alla Chiesa cattolica non può essere ridotta a una forma retorica – sottolinea Delpini -. Del resto la tradizione ambrosiana non è stata incline alla retorica, ma ha operato con generosa intelligenza per farsi vicina alle molte forme di povertà vecchie e nuove. Non si contano le istituzioni e le iniziative, nate in ambito ecclesiale, che praticano le “opere di misericordia corporali e spirituali”. Si deve però riconoscere, forse, che non sempre si è evitato di cadere nella tentazione di una prevaricazione del fare, dell’efficienza, della gestione oculata delle iniziative sulla cura per rendere evidente l’origine, le intenzioni e le finalità più lungimiranti delle opere stesse».

Infine, il Vicario generale fa riferimento al Convegno ecclesiale di Firenze, che impegna tutte le comunità a dare forma concreta a una cultura che trovi in Cristo il principio dell’umanesimo cristiano. «L’impresa culturale ha evidente ricadute educative – conclude Delpini -, attuando le linee pastorali per il decennio proposte dalla Chiesa italiana».