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La “mission” in due verbi: educare e coordinare LA CARITAS AMBROSIANA NEI TEMPI ORDINARI

5 Giugno 2008

La gestione delle emergenze fa certamente parte del patrimonio di competenze della Caritas Ambrosiana. Per molte persone, anche vicine alla comunità cristiana, Caritas è spesso sinonimo di raccolta fondi e di intervento in occasione di catastrofi naturali. Una specie di “protezione civile” della Chiesa. Ma la Caritas ambrosiana è anche molto altro…

di don Roberto Davanzo
Direttore Caritas Ambrosiana

Sono contento dell’occasione e dello spazio che mi sono forniti, per parlare della Caritas e della sua missione in tempi… ordinari. Nel tempo della normalità e della quotidianità. Una missione che riassumerei attorno a due verbi eloquenti: educare e coordinare.

EDUCARE
Lo statuto Caritas parla esplicitamente di una funzione eminentemente pedagogica. Senza escludere gli altri interventi, il compito primario di una Caritas dovrà essere quello di stimolare nella comunità cristiana e nella società civile la crescita del senso della solidarietà.

Nei confronti della comunità cristiana il rapporto non potrà mai svilupparsi nella logica della delega. Gli operatori Caritas non saranno mai visti come quelli con il “pallino” dei poveri, gli specialisti degli ultimi. La Caritas esiste perchè la Chiesa non può esistere senza un costante richiamo a quella “liturgia della carità” che inizia quando si concludono la “liturgia della Parola” e la “liturgia eucaristica”.

E siccome è sempre grande la tentazione di ridurre la fede a questione intellettuale, piuttosto che a un liturgismo estetico, ancorchè anestetico del cuore e della sua capacità di pulsare al ritmo di quello del Signore Gesù, ecco la grande “invenzione”: un organismo pastorale che sia antenna, pungolo, brace sotto i piedi… provocazione profetica per ogni battezzato.

Ci tengo però a sottolineare che la missione della Caritas si rivolge anche alle istituzioni dello Stato , a quanti hanno il dovere di attuare il dettato costituzionale che così recita all’articolo 3: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

Attraverso il suo costante rapporto con i diversi livelli istituzionali, la Caritas, oltre a farsi voce di chi non ha voce, sarà impegnata a mostrare come la logica della solidarietà non potrà mai essere concepita in modo residuale, pietistico, paternalistico. La solidarietà deve entrare obbligatoriamente nei programmi di governo di qualsivoglia istituzione, dal momento che non è pensabile un uomo che non sia radicalmente legato a ogni altra persona che è apparsa e che apparirà sulla faccia della terra; così come non è concepibile un uomo che non sia costituito dalle relazioni con i suoi simili.

Non è razionalmente immaginabile creare un clima di sicurezza nelle nostre città senza attivare processi di inclusione per le fasce più deboli, così come non è più perseguibile l’idea di un’economia disinteressata dell’unico motivo per cui essa esiste, il bene comune: siamo infatti convinti che tra etica ed economia non solo non si dà contrasto, ma che tra le due vada riconosciuto un rapporto di reciproca, positiva interazione.

COORDINARE
Anche questa funzione della Caritas è indicata nello statuto che Paolo VI redasse più di trent’anni orsono. Parlare di coordinamento significa, mi sembra, sganciare la Caritas il più possibile da responsabilità gestionali dirette. Questo consentirebbe a una Caritas di offrirsi come struttura capace di favorire il sorgere dei tavoli, attorno ai quali invitare a sedere quanti , pur partendo da visioni ideologiche, filosofiche e religiose differenti, desiderano comunque servire l’uomo e l’uomo ferito.

E’ dunque necessario che Caritas acquisti “simpatia” agli occhi di quanti possono diventare compagni di strada e mostri la sua competenza e la sua autorevolezza nella capacità di valutare e validare le esperienze con cui entrerà in contatto.

E’ sufficiente incominciare a cimentarsi col mondo della povertà per intuire che a questo punto certe battaglie o si affrontano insieme, in una logica di squadra, di rete, oppure sono perse in partenza. Svolgere questa azione di coordinamento sarà per Caritas porre le premesse affinchè le risorse nella lotta alla povertà vengano ottimizzate e perchè la pressione nei confronti delle istituzioni trovi una sua efficacia.